Massimo Scaligero: differenze tra le versioni

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Negli ultimi vent'anni della sua vita riceveva presso il suo studio romano sito in via dei Cadolini e teneva incontri aperti a tutti presso un'abitazione messagli a disposizione da alcuni amici sita in via Barrili (Roma). I resoconti di questi incontri, che si sviluppavano su temi posti dalle domande dei presenti, sono pubblicati sulla rivista ''Graal'' (ed. Tilopa). Fra i suoi discepoli ed ammiratori vi furono anche [[Pino Rauti]], [[Enzo Erra]] e [[Pio Filippani Ronconi|Pio Filippani Ronconi,]] [[Giuseppe Tucci]] , l'architetto ebreo Vittorio Leti Messina, il violinista ebreo Aldo Spizzichino, il compositori [[Roberto Lupi]] e Claudio Gregorat, il Dott. Fabio Burigana, il filosofo magiaro Georg Kühlewind
 
Scaligero ricevette spunti fecondi da [[Julius Evola]] (1898-1974), una figura preminente del moderno esoterismo italiano. Lo incontrò per la prima volta nel 1930. Il [[Tradizione|tradizionalismo]] di Evola era fortemente critico riguardo l'insegnamento di Steiner, malgrado il mantenimento di buoni rapporti con alcuni antroposofi italiani. Fu Evola tuttavia ad introdurre Scaligero a [[Giovanni Colazza|Colazza]] e all'[[antroposofia]]. Divenuto discepolo diretto di [[Giovanni Colazza]], Scaligero fu fra i maggiori prosecutori delle idee di [[Rudolf Steiner]] in Italia e contribuì a far conoscere e diffondere l'[[Antroposofia]]. Scaligero ed Evola mantennero - nonostante critiche reciproche ai rispettivi sistemi di indagine - una rispettosa amicizia al punto che Evola suggerì ai propri discepoli di collegarsi con Scaligero dopo la sua morte<ref>{{Cita libro|titolo=Paola Giovetti, I grandi iniziati dei nostri tempi, Ed.Mediterranee, pag 201}}</ref>
 
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Il problema degli intellettuali fascisti è un problema storico attualissimo ed aperto. Se da un lato l'operazione dominante è consistita per anni in una doppia ''[[damnatio memoriae]]'' consistente sia nell'affidare all'oblìo pagine critiche di determinate e illustri biografie (per salvare immagine e reputazione dei personaggi) sia in un processo di distruzione, sminuizione, denigrazione del valore dell'opera intellettuale di uno di questi intellettuali, prodotta in tutta risposta alle loro ingerenze con il regime.
 
Peter Staudenmaier, universitario che ha dedicato un importante studio ai rapporti fra nazismo, fascismo ed esoterismo, ha definito Massimo Scaligero una "figura ignominiosa" per la sua intensa attività di propaganda razzista ed antisemita al servizio del regime.<ref>Peter Staudenmaier, Between Occultism and Nazism: Anthroposophy and the Politics of Race in the Fascist Era", Aries Book, Brill, 2014</ref> <ref>Collaborò con articoli alla rivista di regime ''[[La difesa della razza]]''. Nella comunità ebraica di Roma, viene ricordato, insieme a Julius Evola, Giovanni Preziosi, Piero Pellicano, Alberto Luchini, fra gli intellettuali più attivi nella propaganda antisemita che portò alla promulgazione delle leggi razziali nel 1938</ref>Staudenmaier tuttavia non rilegge nella sua interezza la vicenda biografica di Scaligero, cristallizzandolo entro la mera esperienza del periodo fascista. Come la universitaria italiana [[Mirella Serri]] dimostra nel suo libro "I Redenti", la vicenda biografica di Scaligero segnò, insieme a quella di uno sparuto numero di intellettuali fascisti, un reale processo di redenzione dalla ideologia fascista .
 
 
 
L'universitaria italiana [[Mirella Serri]] nel suo libro ''I Redenti, gli intellettuali che vissero due volte''<ref>{{Cita libro|titolo=I Redenti.Gli intellettuali che vissero due volte.1938-1948 (Corbaccio, 2005) EAN: 9788879727143}}</ref> ricostruisce attraverso documenti inediti la vicenda biografica di alcuni intellettuali italiani che dopo aver sposato l'ideale fascista ne ripudiarono l'ideologia. Mirella Serri riconosce sostanzialmente tre tipi di intellettuali: "i voltagabbana", i "dissimulatori onesti" e gli "uomini che vissero due volte". Scaligero, appartenente alla categoria degli "uomini che vissero due volte" , rappresenta per la [[Mirella Serri|Serri]], il tipo di intellettuale che attraverso la propria vicenda biografica segna il doloroso processo di maturazione di un'Italia democratica all'interno di un regime totalitario messo in crisi dalla Guerra Mondiale.