Questione adriatica: differenze tra le versioni
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La resa dell'esercito jugoslavo non fermò i combattimenti e in tutto il paese crebbe un'intensa attività di [[Resistenza (politica)|resistenza]] che proseguì fino al termine della guerra e che vide da un lato la contrapposizione tra eserciti invasori e collaborazionisti e dall'altro la lotta fra le diverse fazioni etniche e politiche.
Durante tutta la durata del conflitto vennero perpetrati, da tutte le parti in causa, numerosi [[crimini di guerra]]<ref name="digilander.libero.it">{{cita web|url=http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/diari/pagliani.htm|titolo=Diari di guerra: Il diario di Renzo Pagliani, bersagliere nel battaglione "Zara"|autore= |editore=digilander.libero.it|data=|accesso=10 novembre 2009}}</ref>[[File:Croatia-41-45.gif|thumb|upright=1.3|Divisione della Jugoslavia dopo la sua invasione da parte delle Potenze dell'Asse.
{{legenda|#339966|Aree assegnate all'Italia: l'area costituente la [[provincia di Lubiana]], l'area accorpata alla [[provincia di Fiume]] e le aree costituenti il [[Governatorato di Dalmazia]]}}
{{legenda|#ff0000|[[Stato Indipendente di Croazia]]}}
{{legenda|#0000ff|Area occupate dalla [[Germania nazista]]}}
{{legenda|#996666|Aree occupate dal [[Regno d'Ungheria (1920-1946)|Regno d'Ungheria]]}}]]
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Documenti custoditi nel Fondo Affari Politici del Ministero degli Affari Esteri italiano, in particolare il Telespresso N. 1506 del Ministero degli Affari Esteri, Direzione Generale Affari Politici, VIII, datato Roma, 28 ottobre 1946, indirizzato al Ministero della Guerra, Gabinetto e al Ministero della Giustizia, Gabinetto, Oggetto: Criminali di guerra Italiani richiesti dalla Jugoslavia, firmato da Pietro Nenni, e il Pro Memoria allegato al documento, in cui si legge testualmente: “La Legazione di Jugoslavia ha presentato al Ministero degli Affari Esteri una serie di Note Verbali in data 16,18,27 e 30 dicembre 1947, con le quali, in applicazione all'Art. 45 del Trattato di Pace, richiede la consegni di 27 presunti criminali di guerra italiani, specificando per ciascuno di essi vari capi d'accusa”. Interessante è anche la nota n. 10599.7./15.2 della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Gabinetto, datata Roma, 16 febbraio 1948 e firmata dal Sottosegretario di Stato Giulio Andreotti, a cui è acclusa copia conforme della lettera protocollata Segr. Pol. 875, datata Roma, 20 agosto 1949, inviata all'Ammiraglio Franco Zannoni, Capo Gabinetto Ministero della Difesa</ref>.▼
=== Repressione, conflitti etnici e crimini contro i civili ===
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{{citazione|Si procede ad arresti, ad incendi [. . .] fucilazioni in massa fatte a casaccio e incendi dei paesi fatti per il solo gusto di distruggere [. . .] La frase »gli italiani sono diventati peggiori dei tedeschi«, che si sente mormorare dappertutto, compendia i sentimenti degli sloveni verso di noi|Riportato da due riservatissime personali del 30 luglio e del 31 agosto 1942, indirizzate all'Alto Commissario per la Provincia di Lubiana [[Emilio Grazioli]], dal Commissario Civile del Distretto di Longanatico (in sloveno: Logatec) Umberto Rosin<ref name="Boca, Italiani 2005">Angelo del Boca, Italiani, brava gente?, pagina 236, Vicenza 2005, ISBN 88-545-0013-5</ref>}}
A scopo repressivo, numerosi civili sloveni furono deportati nei campi di concentramento di [[Campo di concentramento di Arbe|Arbe]] e di [[Campo di concentramento di Gonars|Gonars]]<ref name="ReferenceA">Alessandra Kersevan, ''Un campo di concentramento fascista. Gonars 1942-1943'', Kappa VU, Udine, 2003 e Idem, ''Breve storia del confine orientale nel Novecento'', in Giuseppe Aragno (a cura di), ''Fascismo e foibe. Ideologia e pratica della violenza nei Balcani'', La Città del Sole, Napoli, 2008</ref>.
Nei territori annessi, accorpati alla [[provincia di Fiume]] ed al [[Governatorato della Dalmazia]], fu avviata una politica di italianizzazione forzata del territorio e della popolazione. In tutto il [[Quarnero]] e la Dalmazia, sia italiana che croata, si innescò dalla fine del 1941 una crudele guerriglia, contrastata da una repressione che raggiunse livelli di massacro dopo l'estate [[1942]].
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{{citazione|. . . Si informano le popolazioni dei territori annessi che con provvedimento odierno sono stati internati i componenti delle suddette famiglie, sono state rase al suolo le loro case, confiscati i beni e fucilati 20 componenti di dette famiglie estratti a sorte, per rappresaglia contro gli atti criminali da parte dei ribelli che turbano le laboriose popolazioni di questi territori . . . | Dalla copia del proclama prot. 2796, emesso in data 30 maggio 1942 dal Prefetto della Provincia di Fiume Temistocle Testa, riportata a pagina 327 del libro di Boris Gombač, Atlante storico dell'Adriatico orientale (op. cit.)}}
Nello [[Stato Indipendente di Croazia]], il regime [[ustascia]] scatenò una feroce pulizia etnica nei confronti dei [[serbi]], nonché di [[zingari]] ed [[ebrei]], simboleggiata dall'istituzione del [[campo di concentramento di Jasenovac]], e contro il regime e gli occupanti presero le armi i partigiani di [[Josip Broz Tito|Tito]], plurietnici e comunisti, ed i [[cetnici]], nazionalisti monarchici a prevalenza serba.<ref name="arcipelagoadriatico.it">{{cita web|url=http://www.arcipelagoadriatico.it/storia/dalmazia/2i.html|titolo=L'Italia in guerra e il Governatorato di Dalmazia|autore=|editore=Centro Di Documentazione Della Cultura Giuliana Istriana Fiumana Dalmata|data=2007|accesso=10 novembre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120309110640/http://www.arcipelagoadriatico.it/storia/dalmazia/2i.html|dataarchivio=9 marzo 2012|urlmorto=sì}}</ref>, i quali perpetrarono a loro volta crimini contro la popolazione civile croata che appoggiava il regime ustascia e si combatterono reciprocamente.
A causa dell'annessione della Dalmazia costiera al [[Regno d'Italia]], cominciarono inoltre a crescere le tensioni tra il regime [[ustascia]] e le forze d'occupazione italiane; venne perciò a formarsi, a partire dal 1942, un'alleanza tattica tra le forze italiane ed i vari gruppi cetnici: gli italiani incorporarono i cetnici nella [[Milizia volontaria anticomunista]] (MVAC) per combattere la resistenza titoista.
Dopo la guerra la Jugoslavia chiese di giudicare i presunti responsabili di questi massacri (come il generale [[Mario Roatta]]), ma l'Italia negò la loro estradizione grazie ad alcune amnistie<ref name="Fondazione ISEC 1990. pp. 497-528"
▲Documenti custoditi nel Fondo Affari Politici del Ministero degli Affari Esteri italiano, in particolare il Telespresso N. 1506 del Ministero degli Affari Esteri, Direzione Generale Affari Politici, VIII, datato Roma, 28 ottobre 1946, indirizzato al Ministero della Guerra, Gabinetto e al Ministero della Giustizia, Gabinetto, Oggetto: Criminali di guerra Italiani richiesti dalla Jugoslavia, firmato da Pietro Nenni, e il Pro Memoria allegato al documento, in cui si legge testualmente: “La Legazione di Jugoslavia ha presentato al Ministero degli Affari Esteri una serie di Note Verbali in data 16,18,27 e 30 dicembre 1947, con le quali, in applicazione all'Art. 45 del Trattato di Pace, richiede la consegni di 27 presunti criminali di guerra italiani, specificando per ciascuno di essi vari capi d'accusa”. Interessante è anche la nota n. 10599.7./15.2 della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Gabinetto, datata Roma, 16 febbraio 1948 e firmata dal Sottosegretario di Stato Giulio Andreotti, a cui è acclusa copia conforme della lettera protocollata Segr. Pol. 875, datata Roma, 20 agosto 1949, inviata all'Ammiraglio Franco Zannoni, Capo Gabinetto Ministero della Difesa</ref>
== Gli eccidi delle foibe ==
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