Ilaria Alpi: differenze tra le versioni
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| Riga 39: == Indagini sulla morte == === Il procedimento penale === Il duplice omicidio determinò l'apertura di due distinti procedimenti penali a carico di ignoti: l'uno, presso la procura di Roma, per la morte della Alpi (p.p. 2822/94 RGNR mod. 44); l'altro, presso la procura di Trieste, per la morte di Hrovatin (p.p. 110/1994 RGNR mod. 44). Titolari delle indagini erano, rispettivamente, i sostituti procuratori Andrea De Gasperis e Filippo Gulotta Pititto dette all'inchiesta un impulso significativo: dispose l'autopsia sul corpo della Alpi, laddove, in precedenza, erano stati effettuati soltanto rilievi necroscopici esterni; richiese una nuova consulenza tecnica balistica, a seguito della quale fu accertato che i colpi furono inferti alla giornalista a una distanza ravvicinata, alla stregua di un'esecuzione, mentre la prima consulenza, effettuata nel maggio 1994, aveva accreditato l'ipotesi che i colpi fossero stati sparati da lontano; soprattutto, il 12 giugno 1997 convocò a Roma, quali persone informate sui fatti, la guardia del corpo della giornalista, Mohamed Nur Aden, e il suo autista, Sidi Ali Abdi, appena rintracciati dalla Digos di Udine. Tuttavia, il 18 giugno 1997, il nuovo procuratore capo di Roma, [[Salvatore Vecchione]], avocò le indagini a Pititto e le assegnò a Franco Ionta. Successivamente, il procedimento passò al n. 6403/1998 RGNR mod. 44. Il 15 luglio 1998 giungevano da Dubai i cittadini somali Mohamed Nur Aden, guardia del corpo di Ilaria Alpi; Adar Ahmed Omar, una donna che gestiva una bancarella del the davanti all'hotel Hamana; Hussein Alasow Mohamed detto Bahal, seduto davanti al medesimo albergo; Abdi Omar Mohamed Jalla, il quale si era intrattenuto nelle vicinanze dell'albergo.▼ ▲ Tre giorni dopo, il 18 luglio [[1998]], il sostituto procuratore di Roma Franco Ionta formulò la richiesta di rinvio a giudizio a carico del cittadino somalo Omar Hashi Hassan, accusato di concorso in omicidio volontario aggravato: secondo l'accusa, egli sarebbe stato alla guida della ''Land Rover'' con a bordo i componenti del commando che uccise i due giornalisti italiani. Hassan era giunto in Italia l'11 gennaio per essere ascoltato dalla ''Commissione Gallo'' in merito alle violenze asseritamente inferte da parte di alcuni militari italiani a diversi civili somali nel corso della ''Missione Ibis'' coordinata dall'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]] ([[UNOSOM I]] e [[UNOSOM II|II]]). Sempre nell'ambito dello stesso filone investigativo concernente i presunti episodi di violenza ai danni della popolazione civile, la procura aveva convocato in Italia un altro cittadino somalo, Ahmed Ali Rage, detto Gelle: questi asserì di aver riconosciuto Hassan come uno degli autori dell'omicidio, precisando di aver assistito personalmente alla sparatoria mentre si trovava davanti all'hotel Hamana in attesa di lavorare. A seguito delle successive indagini Hassan fu rinviato a giudizio dal giudice per l'udienza preliminare Alberto Macchia. | |||