SMS Goeben: differenze tra le versioni

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[[File:Bundesarchiv Bild 134-B0024, Stenia, Bosporus, Kreuzer Goeben.jpg|thumb|La ''Yavuz'' nel Bosforo.|alt=Una baia su di un stretto, all'orizzonte l'altra riva dello stretto. Nella baia, ormeggiata ad un pontile una grande nave da guerra spicca sulle piccole case che coronano la baia. Alla sinistra della grande nave, due più piccole sono ormeggiate accostate l'una all'altra.]]
Il 29 ottobre la ''Yavuz'' bombardò [[Sebastopoli]] nella prima operazione contro l'Impero Russo, nonostante l'Impero Ottomano non fosse ancora in guerra con la Triplice Intesa. Un proiettile da 254&nbsp;mm delle batterie costiere, colpì la nave nel fumaiolo di prora, ma non esplose facendo danni trascurabili.<ref name="Staff19"/> Altri due colpi fecero danni minimi. La nave, con la sua scorta, passò attraverso un campo di mine inattivo, durante l'azione.<ref>{{cita|McLaughlin, |p. 122}}.</ref> Tornando verso acque turche, la ''Yavuz'' incontrò il [[posamine]] russo ''Prut'' che si autoaffondò<ref>{{cita|Langensiepen and Güleryüz, |p. 44}}.</ref> con il suo carico di 700 mine. Durante l'ingaggio il cacciatorpediniere di scorta ''Leitenant Pushchin'' ("Лейтенант Пущин")'' fu danneggiato da due proietti da 150&nbsp;mm delle batterie secondarie della ''Yavuz''. In risposta ai bombardamenti, la Russia dichiarò guerra il primo novembre, trascinando l'Impero Ottomano in guerra. La Francia e la Gran Bretagna bombardarono le fortezze di guardia ai Dardanelli il 3 novembre e consegnarono la formale dichiarazione di guerra due giorni dopo.<ref name="Staff19">{{cita|Staff, |p. 19}}.</ref> Da questo scontro, la Marina Russa concluse che la [[Flotta del Mar Nero]] avrebbe dovuto rimanere unita per evitare di essere annientata, una nave per volta, dalla ''Yavuz''.<ref>{{cita|Halpern, |p. 227}}.</ref>
 
La ''Yavuz'', scortata dalla ''Midilli'', [[Battaglia di Capo Sarych|intercettò la Flotta del Mar Nero]] 17 miglia al largo della costa della [[Penisola di Crimea|Crimea]], il 18 novembre, mentre tornava dal bombardamento della città turca di [[Trebisonda]]. Nonostante fosse mezzogiorno era presente la nebbia e, dopo l'avvistamento reciproco da parte degli incrociatori, passò mezz'ora prima che le navi da battaglia si individuassero, quando, ormai erano a 8.000&nbsp;m di distanza.<ref>{{cita web|url=http://www.gwpda.org/naval/csayrch1.htm|titolo=Action off Cape Sarych|lingua=en|accesso=8 maggio 2011}}</ref> La Flotta del Mar Nero aveva sperimentato il coordinamento del fuoco da parte di una nave ''comando'' prima della guerra e la ''Evstafi'' ({{russo|Евстафий}}) non aprì il fuoco finché la nave comando, la ''Ioann Zlatoust'' (in russo: Иоанн Златоуст), non fu in grado di rilevare la ''Yavuz''. Quando fu ricevuta la [[soluzione di tiro]], eccedeva di 3.700&nbsp;m quella rilevata dalla ''Evstafi'', che era di 7.000&nbsp;m, quindi la ''Evstafi'' aprì il fuoco con i propri dati di tiro prima che la ''Yavuz'' manovrasse per fare fuoco di [[bordata (guerra)|bordata]].<ref>{{cita|McLaughlin, |pp. 127–28127-128}}.</ref> Riuscì a colpire la ''Yavuz'' con uno dei suoi proiettili da 305&nbsp;mm che penetrò parzialmente una delle casematte dei cannoni secondari da 150&nbsp;mm. Il colpo fece detonare le munizioni presenti nella camera di manovra, uccidendo tutti i membri dell'equipaggio del cannone.<ref name=m1/> In totale morirono 13 uomini e tre rimasero feriti.<ref name="Staff19"/>
 
[[File:Evstafiy1914damage2.jpg|thumb|right|Danni inferti dalla ''Goeben'' alla ''Evstafi''|alt=Il fianco di una grande nave da battaglia, al centro un ampio squarcio nero nelle lamiere della nave, appena sopra e a lato di un cannone che si protende dalla fiancata. Una fila di marinai sul ponte sopra lo squarcio.]]
 
La ''Yavuz'' rispose al fuoco e colpì la ''Evstafi'' nel fumaiolo centrale; il proietto esplose dopo aver trapassato il fumaiolo e distrusse le antenne dell'impianto radio per la trasmissione dei dati di tiro, così la ''Evstafi'' non poté correggere i dati [[telemetro|telemetrici]] errati della ''Ioann Zlatoust''. Le altre navi russe o utilizzarono i dati errati della ''Ioann Zlatoust'' o non riuscirono a vedere la ''Yavuz'' e non misero a segno nessun colpo. La ''Yavuz'' colpì la ''Evstafi'' altre quattro volte, uno dei proiettili non esplose,<ref name=m1>{{cita|McLaughlin, pp|p. 131}}.</ref> prima che il contrammiraglio [[Wilhelm Souchon]] decidesse di rompere il contatto dopo 14 minuti di combattimento.<ref>{{cita|McLaughlin, |pp. 129–30129-130}}.</ref> I quattro proiettili da 280&nbsp;mm uccisero 34 marinai russi e ne ferirono 24.<ref>{{cita|McLaughlin, |pp. 131, 133}}.</ref>
 
Il mese successivo, il 5 e 6 dicembre, la ''Yavuz'' e l'incrociatore ''[[Hamidiye]]'' scortarono un convoglio di trasporto truppe, ed il 10 dicembre, la ''Yavuz'' bombardò [[Batumi]].<ref name="Staff19"/> Il 23 dicembre scortarono tre navi da trasporto a Trebisonda. Tornando da un'altra missione di scorta, il 26 dicembre, la ''Yavuz'' urtò una mina che esplose al di sotto della torre di comando, dal lato di dritta, un miglio al largo del Bosforo.<ref name=Halpern228>{{cita|Halpern, |p. 228}}.</ref> L'esplosione creò uno squarcio di 50&nbsp;m<sup>2</sup> nello scafo, ma la [[controcarena anti-siluro]] tenne. Due minuti dopo, la ''Yavuz'' urtò una seconda mina, sempre sul lato di dritta, all'altezza dell'estremità anteriore della [[barbetta]] della batteria principale; aprendo una falla di 64&nbsp;m<sup>2</sup>. Le lamiere della camera stagna si curvarono di 30&nbsp;cm, ma mantennero la tenuta al mare. A causa delle esplosioni la nave imbarcò 600&nbsp;t di acqua.<ref name="Staff19"/> Solo all'appello fu scoperta l'assenza di due marinai che poi risultarono rimasti intrappolati negli scompartimenti allagati dalle mine.<ref>{{Cita libro|nome=Gary|cognome=Staff|titolo=German Battlecruisers of World War One: pdf|url=https://books.google.com/books?id=3Xg7CQAAQBAJ|accesso=20 aprile 2016|data=29 novembre 2014|editore=Seaforth Publishing|lingua=en|capitolo=Damage on 18 November 1914|ISBN=978-1-84832-307-0}}</ref><ref name=Poggi41>{{cita|Poggi, |p. 41}}.</ref> Non era presente, nell'Impero Ottomano, un [[bacino di carenaggio]] abbastanza grande da permettere di portare in secca la ''Yavuz'', così si dovettero fare delle riparazioni temporanee utilizzando dei ''[[Cofferdam]]'' (dighe temporanee metalliche) per creare, pompando via l'acqua, un'area asciutta per effettuare le riparazioni. Le falle nello scafo furono riparate con il calcestruzzo, che durò per diversi anni finché non furono necessarie riparazioni definitive.<ref name=Halpern228/>
 
==== 1915 ====
 
Ancora danneggiata la ''Yavuz'' fece una sortita dal Bosforo il 28 gennaio e ancora, il 7 febbraio 1915, per aiutare la ''Midilli'' a sfuggire alla flotta russa; inoltre coprì il ritorno dell'incrociatore corazzato ''Hamidiye''. Poi la ''Yavuz'' iniziò i lavori di riparazione che durarono fino a maggio.<ref name=Halpern228/>
 
Il primo aprile, con le riparazioni ancora incomplete, la ''Yavuz'' lasciò il Bosforo insieme alla ''Midilli'' (la ex ''Breslau'') per coprire il rientro della ''Hamidiye'' e dell'incrociatore corazzato ''Mecidiye'', che erano stati inviati a bombardare il porto di [[Odessa]]. Forti [[Corrente oceanica|correnti]] trascinarono gli incrociatori 15 miglia ad est presso la barra posta di fronte alla baia formata dalla foce del [[Bug Orientale|Bug Meridionale]] dove sorge la città di [[Mykolaïv]]. Mentre si riportavano verso ovest, il ''Mecidiye'' urtò una mina ed affondò, portando alla cancellazione della missione di bombardamento.<ref>{{cita|Nekrasov, |pp. 51–5251-52}}.</ref> Successivamente la ''Yavuz'' e la ''Midilli'' si portarono al largo di Sebastopoli ed affondarono due vapori da trasporto, la flotta russa le inseguì tutta la giornata, poi, giunta la notte, inviò alcuni cacciatorpediniere, per tentare un attacco con i siluri. Solo uno dei cacciatorpediniere, il ''Gnevny'', fu in grado di lanciare i siluri, che mancarono il bersaglio. La ''Yavuz'' e la ''Midilli'' tornarono nel porto del Bosforo, illese.<ref name=Halpern231>{{cita|Halpern, |p. 231}}.</ref>
 
Il 25 aprile, lo stesso giorno dello sbarco a [[Campagna di Gallipoli|Gallipoli]], navi russe si portarono al largo del Bosforo e bombardarono i forti all'ingresso dello stretto. Due giorni dopo la ''Yavuz'' di diresse verso sud per bombardare le truppe dell'Intesa a Gallipoli, scortata dalla corazzata [[pre-dreadnought]] ''Turgut Reis'' (ex [[SMS Weissenburg|SMS ''Weissenburg'']]) della [[Classe Brandenburg (nave da battaglia)|Classeclasse Brandenburg]]. Furono avvistate al tramonto, da un pallone frenato, mentre si schieravano. Quando la prima salva da 380&nbsp;mm della ''[[HMS Queen Elizabeth (00)|HMS ''Queen Elizabeth'' (1913)]]'' colpì le acque vicino alla loro posizione, la ''Yavuz'' si spostò vicino alle scogliere, dove non poteva essere raggiunta dai colpi della ''Queen Elizabeth''.<ref>{{cita|Corbett, |p. 359}}.</ref> Il 30 aprile, la ''Yavuz'' tentò ancora la missione di bombardamento, ma fu individuata dalla corazzata ''pre-dreadnought'' ''[[HMS Lord Nelson]]|HMS ''Lord Nelson'']] che si era portata all'interno dei Dardanelli per bombardare il comando turco presso [[Çanakkale]]. La nave britannica riuscì soltanto a lanciare cinque proietti prima che la ''Yavuz'' si portasse fuori tiro.<ref>{{cita|Corbett, |p. 370}}.</ref>
 
Il primo maggio, la ''Yavuz'' si diresse verso la baia di Beykoz, all'interno del Bosforo, poiché la flotta russa aveva bombardato i forti all'ingresso del Bosforo. Intorno al 7 maggio, fece una sortita verso Sebastopoli, cercando di intercettare delle navi russe, senza esito. Avendo scarsità di munizioni per le batterie principali, non bombardò Sebastopoli. Mentre tornava, la mattina del 10 maggio, le vedette della ''Yavuz'' individuarono due corazzate russe ''pre-dreadnoughts'', la ''Tri Sviatitelia'' (dal russo: Три Святителя, "i tre sacri gerarchi") e la ''[[Potëmkin (nave da battaglia)|Pantelimon]]'', ed aprì il fuoco. Nei primi 10 minuti, fu colpita due volte dalla risposta russa e nonostante non fosse seriamente danneggiata, l'ammiraglio Souchon decise di rompere il contatto e tornare verso il Bosforo, inseguito dal naviglio leggero di scorta alle due navi russe.<ref>{{cita|Langensiepen and Güleryüz, |pp. 47–4847-48}}.</ref>
 
Nel maggio due dei cannoni da 150&nbsp;mm furono sbarcati per essere usati contro le truppe alleate nella [[Campagna di Gallipoli|penisola di Gallipoli]],<ref name="Staff 12"/><ref>{{Cita libro|nome = Gary|cognome = Staff|titolo = German Battlecruisers of World War One: Their Design, Construction and Operations|url = https://books.google.it/books?id=3Xg7CQAAQBAJ&pg=PT17&dq=german+battlecruisers+of+world+war+one+their+design+construction+and+operations&hl=it&sa=X&ei=SwOFVajiKIXaU_GFgdgF&ved=0CCAQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false|accesso = 21 giugno 2015|data = 29 novembre 2014|editore = Seaforth Publishing|lingua = en|ISBN = 978-1-84832-307-0}}</ref> e anche quattro da 88&nbsp;mm, posizionati sulla sovrastruttura di prora.<ref>{{cita|Campbell, |p. 23}}.</ref> Quattro cannoni antiaerei da 88&nbsp;mm furono installati sulle sovrastrutture alla fine del 1915.<ref>{{cita|Brice, |p. 276}}.</ref>
 
[[File:Bundesarchiv Bild 134-B0032, Großer Kreuzer Goeben.jpg|thumb|left|La ''Yavuz'' procede a tutto vapore.]]
Il 28 luglio la ''Midilli'' urtò una mina, imbarcando 610&nbsp;t di acqua e non fu più in grado di scortare i convogli di carbone da [[Provincia di Zonguldak|Zonguldak]] al Bosforo. Così la ''Yavuz'' fu assegnata a questo compito strategico e il 10 agosto scortava un convoglio di cinque carboniere, insieme alla ''Hamidiye'' e a tre [[torpediniera|torpediniere]]. Durante il tragitto vennero attaccati da un sottomarino russo, il ''Tyulen'' (Тюлень, - "foca"), che affondò una delle carboniere. Il giorno successivo il ''Tyulen'' e un altro sottomarino cercarono di attaccare la stessa ''Yavuz'' ma non riuscirono a trovare un'occasione per poter colpire il bersaglio.<ref name=Halpern234>{{cita|Halpern, |p. 234}}.</ref>
 
Due cacciatorpediniere russe, il ''Bystry'' e il ''Pronzitelny'', attaccarono un convoglio di due carboniere scortato dalla ''Hamidiye'' e da due torpediniere il cinque settembre. I cannoni da 150&nbsp;mm dell<nowiki>'</nowiki>''Hamidiye'' andarono in avaria, così la ''Yavuz'' fu inviata in soccorso, ma giunse troppo tardi: le due carboniere si erano già gettate in secca per evitare la cattura.<ref name=Halpern234/>
 
Il 21 settembre la ''Yavuz'' fu inviata di nuovo in soccorso di un convoglio attaccato da cacciatorpediniere russe. Le missioni di scorta continuarono fino al 14 novembre, quando la ''Yavuz'' fu attaccata dal sottomarino russo ''Morzh'' (Морж, "leone marino") fuori dal Bosforo, che la mancò di poco con i suoi due siluri. L'ammiraglio Souchon decise che il rischio per la sua ammiraglia era troppo grande e sospese la scorta ai convogli. Solo le navi che erano in grado di effettuare il trasporto da Zonguldak a Costantinopoli in una notte erano autorizzate. Al di fuori del Bosforo, venivano scortate dalle torpediniere per difenderle dai sottomarini russi in agguato.<ref>{{cita|Halpern, |p. 235}}.</ref> Verso la fine dell'estate, il completamento di due nuove navi da battaglia russe, la ''[[Imperatritsa Mariya]]'' (in russo: Императрица Мария:, "Maria Imperatrice") e la ''[[Imperatritsa Ekaterina Velikaya]]'' (in russo: Императрица Екатерина Великая, "Imperatrice Caterina la Grande") ulteriormente ridussero le attività della ''Yavuz''.<ref>{{cita|Halpern, |p. 236}}.</ref>
 
==== 1916–17 ====
 
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1981-137-08A, Konstantinopel, Besuch Kaiser Wilhelm II..jpg|thumb|right|Guglielmo II di Germania visita la ''Yavuz'' nell'ottobre 1917.]]
L'ammiraglio Souchon inviò la ''Yavuz'' a [[Zonguldak]] l'otto8 gennaio, per proteggere una carboniera scarica che si avvicinava al porto, ma i Russi affondarono la carboniera prima dell'arrivo della ''Yavuz''. Tornando verso il Bosforo, incontrò la ''Imperatritsa Ekaterina''. Le due navi iniziarono un breve scambio di colpi, iniziato alla distanza di 18.500&nbsp;m. La ''Yavuz'' virò a sud-ovest, e nei primi quattro minuti dello scontro, sparò cinque salve dalle batterie principali. Nessuna delle due navi riuscì a colpire l'avversario, ma alcune schegge di un colpo esploso in prossimità, colpirono ''Yavuz''.<ref name=H237>{{cita|Halpern, |p. 237}}.</ref> Nonostante fosse, sulla carta, molto più veloce della ''Imperatritsa Ekaterina'', aveva la carena pesantemente incrostata e gli assi delle eliche in cattive condizioni. Queste condizioni resero molto difficile la fuga della ''Yavuz'' dalla potente corazzata russa, che era accreditata per 23,5 nodi di velocità massima.<ref name=C26>{{cita|Campbell, |p. 26}}.</ref><ref>Langensiepen e Güleryüz non fanno cenno di questo scontro.</ref>
 
Le forze russe stavano guadagnando ampie fasce del territorio ottomano durante la [[Campagna del Caucaso]]. Nel tentativo di prevenire ulteriori avanzate delle forze russe, la ''Yavuz'' trasportò 429 fra soldati ed ufficiali, una batteria da montagna, mitragliatrici e delle unità aeree, 1.000 fucili e 300 casse di munizioni a Trebisonda il quattro febbraio.<ref>{{cita|Halpern, |p. 241}}.</ref> Il quattro marzo, la Marina Russa sbarcò un distaccamento di circa 2.100 uomini, insieme a cannoni da montagna e cavalli, su entrambi i lati del porto di Atina (oggi Pazar, sull'estremità est della costa turca del Mar Nero). I turchi furono colti di sorpresa e costretti ad evacuare il porto.<ref>{{cita|Halpern, |p. 240}}.</ref> Un altro sbarco avvenne, in giugno, nella baia di Kavata, 5 miglia ad est di Trebisonda.<ref>{{cita|Halpern, |pp. 243–244243-244}}.</ref> Nel tardo giugno, le forze turche contrattaccarono e penetrarono per 20&nbsp;miglia attraverso le linee russe. La ''Yavuz'' e la ''Midilli'' condussero una serie di azioni di appoggio all'attacco turco. Il 4 luglio la ''Yavuz'' cannoneggiò il porto di [[Tuapse]], dove affondò un vapore e uno ''[[schooner]]''.<ref>{{cita|Halpern, |pp. 244–245244-245}}.</ref> Le navi turche si diressero, poi verso nord per aggirare le navi russe che avevano lasciato Sebastopoli per intercettarle, per poi tornare nel Bosforo.<ref>{{cita|Halpern, |p. 245}}.</ref> La ''Yavuz'' rimase in scalo fino a settembre per le riparazioni agli assi delle eliche.<ref>{{cita|Langensiepen and Güleryüz, |p. 51}}.</ref>
 
La scarsità di carbone continuò a peggiorare fino a quando l'ammiraglio Souchon fu costretto a sospendere le operazioni per tutto il 1917.<ref>{{cita|Halpern, |p. 248}}.</ref> Dopo la firma dell'armistizio tra la Russia e l'Impero Ottomano, nel dicembre del 1917, formalizzato, poi, dal [[Trattato di Brest-Litovsk]], il carbone ricominciò ad arrivare dalla Turchia orientale.<ref name="Halpern255"/>
 
==== 1918 ====
[[File:HMS Raglan (1915).jpg|thumb|right|Il [[monitore]] britannico ''HMS ''Raglan'', distrutto dal fuoco della ''Yavuz''.]]
 
Il 20 gennaio [[1918]], la ''Yavuz'' e la ''Midilli'' lasciarono i Dardanelli sotto il comando del vice-ammiraglio Rebeur-Paschwitz, che aveva sostituito Wilhelm Souchon richiamato in patria a settembre per assumere il comando del IV. Geschwader (quarta squadra da battaglia della Hochseeflotte) nell'[[Operazione Albion]]. L'intenzione di Rebeur-Paschwitz era di attirare le forze dell'Intesa lontano dalla Palestina in appoggio delle forze turche nell'area.<ref name=Halpern255>{{cita|Halpern, |p. 255}}.</ref> Fuori dagli stretti, nella sortita nota come la [[Battaglia di Imbros]], la ''Yavuz'' sorprese ed attaccò una piccola squadra inglese, priva di protezione da parte di corazzate; nonostante l'opposizione dei cacciatorpediniere HMS ''Tigress'' e HMS ''Lizard'', affondò i [[monitore|monitori]] ''HMS ''Raglan'' e ''HMS ''M28'' che si erano rifugiati nella baia non potendo sfuggire a causa della loro scarsa velocità. Rebeur-Paschwitz decise di avanzare verso il porto di Mudros nell'isola di [[Lemno]]; qui la corazzata britannica ''pre-dreadnought'' ''[[HMS Agamemnon (1906)|HMS ''Agamemnon]]'']] stava mettendo in pressione le caldaie per ingaggiare le navi turche.<ref>{{cita|Buxton, |pp. 36–3736-37}}.</ref> Mentre procedeva la ''Midilli'' urtò alcune mine ed affondò;<ref name=Halpern255/> anche la ''Yavuz'' urtò tre mine.<ref name=Conways>{{cita|Gardiner and Gray, |p. 152}}.</ref> Ritirandosi verso i Dardanelli e inseguita dai due cacciatorpediniere britannici,<ref name=Buxton38>{{cita|Buxton, |p. 38}}.</ref> fu intenzionalmente arenata presso capo Nagara, appena fuori i Dardanelli.<ref name=Halpern255/>
[[File:Sms goeben beached.jpg|thumb|left|La ''Yavuz'' arenata, gennaio 1918]]
I britannici la attaccarono con i bombardieri del secondo gruppo dell'aviazione navale ([[Royal Naval Air Service]]) e la colpirono solo due volte, su 180 bombe lanciate, senza fare danni rilevanti.<ref name=Poggi53>{{cita|Poggi, |p. 53}}.</ref> Il monitore ''HMS ''M17'' cercò di colpire la nave arenata ma dovette ritirarsi dopo solo 10 salve per la reazione dell'artiglieria costiera turca.<ref>{{Cita pubblicazione|cognome=Hownam-Meek|nome=R. S. S.|coautori=''et al.''|anno=2000|titolo=Question 3/99: The Loss of the German Light Cruiser Breslau|rivista=Warship International|editore=International Naval Research Organization|città=Toledo, OH|volume=XXXVII|numero=1|pagine=92–95|issn=0043-0374}}</ref> Il sottomarino ''HMS ''E14'' fu inviato per distruggere la nave danneggiata, ma troppo tardi;<ref name=H255-6>{{cita|Halpern, |pp. 255–256255-256}}.</ref> la vecchia corazzata ''[[SMS Weissenburg|Turgut Reis]]'' aveva già trainato la ''Yavuz'' a Costantinopoli.<ref name=Staff20>{{cita|Staff, |p. 20}}.</ref> La ''Yavuz'' non era in grado di operare a causa degli estesi danni; le riparazioni andarono avanti dal 7 agosto al 19 ottobre.<ref name=Staff20/>
La ''Yavuz'' scortò la commissione dell'Impero Ottomano ad [[Odessa]] per partecipare ai negoziati successivi al trattato di Brest-Litovsk, il 30 marzo 1918. Dopo essere tornata da Costantinopoli salpò in maggio verso Sebastopoli dove effettuò la pulizia della carena e alcune piccole riparazioni. Il 28 giugno la ''Yavuz'' insieme ad alcuni cacciatorpediniere si diressero a [[Novorossijsk]] per sequestrare le rimanenti navi sovietiche, che però si autaffondarono prima dell'arrivo delle navi turche. I cacciatorpediniere rimasero a Novorossijsk, mentre la ''Yavuz'' ritornò a Sebastopoli. Il 14 luglio la nave fu messa in disarmo per il resto della guerra.<ref>{{cita|Langensiepen and Güleryüz, |p. 54}}.</ref> Dopo aver effettuato i lavori precedentemente iniziati la ''Yavuz'' tornò a Costantinopoli, dove dal 7 agosto al 19 ottobre, fu installata, intorno alla nave in secca, una diga di palancole per poter effettuare delle riparazioni dei danni inflitti alla nave dalle mine.<ref name=C26/>
 
La Marina Tedesca trasferì formalmente la proprietà della nave al governo turco il due di novembre.<ref>{{cita|Halpern, |p. 258}}.</ref> Secondo il [[Trattato di Sèvres]] fra l'Impero Ottomano e gli Alleati, la ''Yavuz'' avrebbe dovuto essere ceduta alla Marina Britannica come riparazione dei danni di guerra. Dopo la [[Guerra d'indipendenza turca]], guidata da [[Mustafa Kemal Atatürk]], il Trattato di Sèvres fu superato ed al suo posto fu siglato il [[Trattato di Losanna (1923)|Trattato di Losanna]] nel 1923. Con questo trattato, la Turchia riconquistò gran parte della flotta, tra cui la ''Yavuz''.<ref>{{cita|Gardiner and Gray, |p. 388}}.</ref>
 
== Il dopoguerra ==