Guglielmo da Vercelli: differenze tra le versioni
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Guglielmo, nato a Vercelli nel 1085 all'interno di una nobile famiglia, ancora giovane, fece un pellegrinaggio a [[Santiago de Compostela]], pratica molto diffusa all'epoca: essendo ospitato da un fabbro, chiese a questi di fabbricare un arnese in ferro per il "maceramento della carne" da utilizzare durante il cammino che era di tale peso che riusciva a malapena a trascinare; la penitenza fu completata dal totale digiuno durante il pellegrinaggio.
Tornato in Italia, aveva intenzione di recarsi a [[Gerusalemme]], e a tale scopo si trasferì nell'[[Italia Meridionale]]<ref name=istoria-montevergine_p4>{{Cita|istoria-montevergine|p. 4}}.</ref>, ma fu malmenato da alcuni ladri. Il santo considerò la disavventura un segno della volontà di Dio di farlo restare nel [[Sud Italia]] per diffondere il messaggio di [[Cristo]]. Per questo motivo<ref name=istoria-montevergine_p5>{{Cita|istoria-montevergine|p. 5}}.</ref> decise di non partire più per Gerusalemme. Si fermò sulla catena montuosa che domina [[Avellino]] stabilendosi in una delle sue vette, in un luogo disabitato chiamato Partenio o Monte Virgiliano ([[1114]]). Lì trascorse una vita da eremita per alcuni anni e costruì con l'aiuto di vicini una piccola casa. Fu poi raggiunto da alcuni discepoli, tra cui sacerdoti, che costruirono le celle e parteciparono alla costruzione di una chiesa dedicata alla Vergine nel [[1124]], e in seguito un [[Santuario di Montevergine|monastero]] che fu chiamato da Guglielmo di Montevergine (o Monte Vergine)<ref>Secondo la tradizione gli sarebbe apparsa la [[Maria (madre di Gesù)|Madonna]], che gli avrebbe chiesto l'erezione del [[Santuario di Montevergine|santuario]].</ref>. Da qui ebbe origine la [[Congregazione verginiana]] dell'[[Ordine di San Benedetto]] (unita nel 1879 a quella [[Congregazione cassinese della primitiva osservanza|cassinese della primitiva osservanza]]).
L'afflusso di fedeli fu per i sacerdoti l'occasione per esercitare il loro ministero, e la vita eremitica che Guglielmo ricercava risultava compromessa. Inoltre, i suoi confratelli mal tolleravano quello stile di vita troppo austero e pieno di privazioni<ref name=istoria-montevergine_p11>{{Cita|istoria-montevergine|p. 11}}.</ref>. Così lasciò Partenio nel [[1128]] e si stabilì nella pianura di Goleto, nel territorio di [[Sant'Angelo dei Lombardi]], tra Campania e Basilicata, dove iniziò una nuova esperienza monastica, un doppio monastero costruito per lo più da donne{{citazione necessaria}}.
Successivamente fondò molti altri monasteri della stessa regola, ma rimase pressoché stabilmente in Goleto a parte diversi viaggi in Puglia in più occasioni{{citazione necessaria}}.
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== Il Miracolo del Lupo ==
Secondo la tradizione cattolica, ha compiuto una serie di miracoli, dei quali il più noto è stato in passato (1591) ed è tuttora il "Miracolo del Lupo", ragion per cui il santo viene spesso rappresentato in compagnia di un lupo "addomesticato", persino nel monastero di Montevergine.<ref name=istoria-montevergine_p9>{{Cita|istoria-montevergine|p. 9}}.</ref>. Un giorno un lupo avrebbe sbranato l'asinello del quale il santo si serviva per il traino e altre mansioni. Il santo si sarebbe allora rivolto al lupo e gli avrebbe intimato di prestarsi, da allora in poi, a tutte le mansioni alle quali l'asino si prestava. La feroce bestia sarebbe da allora divenuta mansueta e le genti che il santo incontrava sarebbero rimaste colpite dall'inusuale docilità dell'animale.
== Alla corte di re Ruggero II ==
[[Tommaso Costo]] riporta che era giunta voce a re [[Ruggero II]] della fama del santo, e che il re desiderava conoscerlo, cosa che, secondo quanto riportato, avvenne a Salerno, dove il re risiedeva.<ref name="istoria-montevergine_p19">{{Cita |istoria-montevergine |p. 19}}.</ref> Secondo le fonti della tradizione cattolica, ivi una [[meretrice]], volendo mettere alla prova il santo, d'accordo col re cercò di entrare nel letto di Guglielmo da Vercelli, il quale, in risposta, pose dei tizzoni ardenti sul suo letto e vi si si coricò.<ref name="istoria-montevergine_p19-21">{{Cita |istoria-montevergine |p. 19-21}}.</ref>
Altre fonti aggiungono altri dettagli, secondo cui la [[meretrice]] si sarebbe chiamata Agnese e, in seguito si convertì, edificando un monastero presso [[Venosa]], dove avrebbe condotto una vita monastica con altre donne, venendo chiamata "Beata Agnese da Venosa".<ref name="istoria-montevergine_p19-21" /><ref>{{Cita web |titolo=Saint Guillaume de Verceil |url=https://viechretienne.catholique.org/saints/14-saint-guillaume-de-verceil}}</ref> L'agiografo [[Tommaso Costo]], già nel [[Cinquecento]] dichiarò infondata la seconda parte della storia, in quanto nella "Leggenda longobarda" non se ne fa menzione. Laddove la "Leggenda longobarda", con molta probabilità, è la ''Legenda de vita et obitu sancti Guilielmi confessoris et heremitae''.<ref name="istoria-montevergine_p22">{{Cita |istoria-montevergine |p. 22}}.</ref>
== L'opera del santo nella città di Altamura ==
Vi è testimonianza della presenza di Guglielmo da Vercelli nella città di [[Altamura]]. Secondo quanto riportato dall'altamurano [[Domenico Santoro (giurista)|Domenico Santoro]] nella sua ''Descrizione della città di Altamura'' (1688), San Guglielmo da Vercelli avrebbe vissuto da eremita in una caverna di una [[Dolina carsica|dolina]] nei pressi della città di Altamura, il cosiddetto [[Pulo di Altamura|Pulo]].<ref name="storie_inedite_p47">{{Cita |storie-inedite |p. 47
Secondo quanto riportato da [[Tommaso Costo]] e ripreso tal quale da Domenico Santoro, un giorno Guglielmo da Vercelli si sarebbe recato dal Governatore di Altamura per lamentarsi di un danno subito al suo seminato. Il Governatore gli rispose che avrebbe punito i malfattori se li avesse portati al suo cospetto. Così il santo intimò a delle bestie feroci colpevoli del misfatto di seguirlo per portarle dal Governatore, le quali bestie divennero di un'inusuale mansuetudine, tanto da seguirlo fino dal governatore. Quest'ultimo, stupito dalla docilità di quelle bestie e interpretando ciò come opera del Signore, fece donazione di un lembo di terra sul quale poi sarebbero sorti una chiesa e un monastero denominati ''Santa Maria Della Mena'', che sorgevano nell'area omonima della città di Altamura (l'area Santa Maria della Mena o semplicemente la Mena, a pochi chilometri dal [[Pulo di Altamura|Pulo]]).<ref name="storie_inedite_p47"/><ref name="istoria-montevergine_p16">{{Cita |istoria-montevergine |p. 16}}.</ref> Questo evento è riportato dagli agiografi come un miracolo, sotto il nome di ''miracolo degli animali che guastarono i seminati di S. Guglielmo''<ref name="istoria-montevergine_p16"/>. [[Tommaso Costo]] fa risalire la ragione del nome ''Santa Maria della Mena'' al gesto dell'aver "menato" quelle bestie davanti al Governatore. L'origine del toponimo potrebbe essere diversa da quanto riportato.
Tommaso Costo scrive che la chiesa era ancora in piedi intorno alla fine del [[XVI secolo]], ed era stata ricostruita sulle reliquie di una molto maggiore<ref name="istoria-montevergine_p16" />. Domenico Santoro riporta che i rimanenti "beni furono dati in sussidio del Monastero di S. Salvatore, in Guglieto, dell'istesso Ordine posto presso la città di Nusco".<ref name="storie_inedite_p47" />
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[[Domenico Santoro (giurista)|Domenico Santoro]] riporta anche dei versi iniziali di un non meglio specificato canto settimo del poema dell'Immacolata, che confermerebbero l'esistenza degli edifici di Guglielmo da Vercelli:
{{citazione|Dall'Ospedal di Altilia il Santo parte e giunge al tempio<ref name="storie_inedite_p48">{{Cita |storie-inedite |p. 48
laddove Altilia è il nome originario di [[Altamura]] (la cui autenticità è stata messa in discussione).
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