Firenze: differenze tra le versioni

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A fronte di una popolazione stimata di {{formatnum:80000}} persone prima della [[peste nera]] del [[1348]] (immediatamente dopo [[Venezia]], e subito prima di [[Milano]] e [[Bologna]], era la maggiore città italiana dell'epoca per popolazione), {{formatnum:25000}} persone lavoravano nell'industria della lana. Nel [[1345]] Firenze fu teatro di uno sciopero da parte dei ''[[Rivolta dei Ciompi|Ciompi]]'', che nel [[1378]] organizzarono una breve rivolta contro il dominio oligarchico della città. Dopo la repressione, la città cadde sotto il dominio della famiglia [[Albizi]] ([[1382]]-[[1434]]), acerrimi nemici ma anche precursori dei [[Medici]].
 
Fu sotto il dominio, anzi la [[Signore (titolo nobiliare)|Signoria]], di quest'ultima famiglia che Firenze conobbe la sua era probabilmente più fausta. A partire dal [[1437]] e per diversi secoli, i [[Medici]] per dar lustro alla casata, ma anche per un senso di offerta e amore verso la propria città e i cittadini, radunarono a corte i migliori artisti, letterati, umanisti e filosofi del tempo: tra gli altri, [[Michelangelo Buonarroti]], [[Pico della Mirandola]], [[Verrocchio]], [[Michelozzo]], [[Angelo Poliziano]], [[Antonio Pollaiolo]], [[Sandro Botticelli]], [[Galileo Galilei]], [[Filippo Brunelleschi]] e [[Leonardo da Vinci]].
 
Il primo signore rilevante di questa famiglia fu [[Cosimo de' Medici|Cosimo detto il Vecchio]].Verso gli anni 30 del ‘400 a Firenze, lui, [[Lorenzo il Vecchio|Lorenzo]] suo fratello e [[Averardo di Bicci de' Medici|Averardo]] suo cugino erano tre uomini molto ricchi e affluenti. Questo triumvirato, circondato da una clientela importante, da una rete di informatori, da artisti e letterati, non era visto di buon occhio dai capi della fazione dominante della città. Nonostante ciò nessuno di loro fu contrastato, perché l’Italia stava vivendo un momento di crisi: [[Venezia]], alleata di Firenze, è vittoriosa contro i Genovesi; l’[[Sigismondo di Lussemburgo|imperatore Sigismondo]] scende in Italia, passa per [[Milano]] e [[Siena]] per negoziare con il papa; la lega contro Milano, Genova e gli imperiali si disgrega; [[Firenze]] cade schiacciata dall’onere fiscale.
 
Ammirando la serietà di Cosimo, il cardinale Cossa, antipapa con il nome di [[Antipapa Giovanni XXIII|Giovanni XXIII]], lo volle avere con sé durante il [[Concilio di Costanza]] nel 1414; ma essendo stato deposto ed incarcerato il Cossa, lui e altri seguaci del papa, dovettero darsi alla fuga.Il nuovo gonfaloniere Guadagni richiama Cosimo a Firenze e nel 1433 lo pone in stato di arresto presso il palazzo della signoria. Prendendo in considerazione tutte le cospirazioni in cui i Medici sono stati coinvolti dal 1378 al 1431, anno della sventurata [[Assedio di Lucca|guerra di Lucca]], la signoria ne proclama l’esilio prima per cinque anni poi per dieci; Cosimo si dovrà recare a [[Padova]], Averardo andrà a [[Napoli]], Lorenzo a [[Venezia]]. Il 5 Ottobre del 1434, però, Cosimo fu invitato dalla Signoria a rientrare a Firenze. Fu accolto con trionfo e gli [[Albizzi|Albizi]] furono condannati all’esilio. Le continue lotte fra gli Stati italiani causarono la nascita di una [[Balìa|balía]], comitato straordinario.Quando le lotte si placarono per un nuovo pericolo, l’arrivo dei Turchi, il malcontento popolare si manifestò per le riunioni molto frequenti delle balie. Così a Firenze fu creata una riforma che consisteva nel far rimanere sospese per 7 anni le cariche pubbliche dello Stato e nel far scegliere i titolari dei pubblici uffici da una commissione formata da accoppiatori e da membri della Signoria. In questo modo la potenza di Cosimo crebbe sempre di più e riuscì a controllare tutti gli ingranaggi dello Stato. Fino alla sua morte conservò Firenze neutrale nei confronti delle guerre.Dopo la morte di Cosimo, gli succedette il figlio [[Piero I de' Medici|Piero]], il quale nonostante fosse afflitto da una grave deformazione riuscì a scongiurare un [[Luca Pitti|attacco di Luca Pitti]] alla signoria. Ebbe due figli maschi: Lorenzo e Giuliano. Il maggiore prese il posto del padre fino al 1492 <ref>{{Cita libro|titolo=Ivan Cloulas, lorenzo il magnifico, Salerno editrice s.r.l, Roma, 1986 (edizione speciale per il giornale biblioteca statale), cap III}}</ref>.
 
Nella seconda metà del 1400 Lorenzo de Medici comprese che l’Italia poteva rimanere in pace solo grazie ad un’intima intesa tra Firenze, Milano e Napoli, così che l’espansionismo della Chiesa e i maneggi di Venezia fossero neutralizzati. Dopo la morte di Paolo Sforza, Lorenzo cercò di rafforzare le cordiali relazioni della città con Milano accogliendo nel ’71 il duca Galeazzo Maria con sontuose feste. Egli cercò inoltre di allargare la cerchia delle sue conoscenze sia con i potenti d’Italia sia con quelli dell’estero per esempio i Bentivoglio di Bologna o Luigi XI di Francia. A quel tempo anche i rapporti con la Chiesa erano amichevoli e nel ‘71 Lorenzo si recò a Roma per portare obbedienza al nuovo papa Sisto IV. Però di lì a poco questa perfetta intesa tra i due si spezzò a causa della contesa per l’acquisto di Imola che provocò anche dissidio tra i Medici e i Pazzi,altra famiglia di Firenze, i quali sostennero il pontefice per interesse familiare.<ref>{{Cita libro|titolo=Palmarocchi, Lorenzo de Medici, Orsa Maggiore,Torriana, 1990, capo V}}</ref> Un altro pericolo per Firenze fu l’ascesa di Pietro Riario e di Giuliano Della Rovere, cardinali che presero sempre più potere, e l’assegnazione della nomina di arcivescovo a Francesco Salviati; nel frattempo la potenza territoriale della Chiesa aveva subito un aggressivo accrescimento: dalla Romagna, attraverso il ducato di Urbino e l’Umbria, fino a Città di Castello. la prima risposta di Firenze alle manovre ostili della Santa Sede fu la conclusione di una lega difensiva( Santissima Lega) con Milano e Venezia nel 1474. Fu  permesso l’accesso ad essa anche al papa e al re di Napoli, ma entrambi rifiutarono accentuando la divisione dell’Italia in due campi avversi. Da questo momento in poi, anche Firenze stessa fu divisa in due: da una parte i Medici, dall’altra i Pazzi. la congiura organizzata da quest’ultimi si concluse il 26 Aprile del 1478 con l’assassinio di Giuliano de Medici durante la messa in Cattedrale. La reazione di Lorenzo si manifestò da subito: Francesco de Pazzi e Francesco Salviati furono impiccati al palazzo della Signoria; tutti quelli denunciati come amici dei Pazzi furono giustiziati; Jacopo de Pazzi appena fu riconosciuto fu ucciso; i Pazzi non compromessi furono mandati in esilio. Nessuno rimase impunito e anche il nipote del papa mandato a Firenze proprio per pronunciare la messa del 26 Aprile fu preso in ostaggio come prigioniero. Ciò scatenò la rabbia del papa il quale scomunicò Lorenzo e i maggiorenti della Repubblica, dando inizio ad una guerra. Dopo mesi di duri scontri nel 1480 si stipulò la pace tra Firenze e la Chiesa, la quale sciolse Lorenzo dalla scomunica. Nei suoi ultimi anni di vita dovette fronteggiare numerosi scontri e pericoli, ma riuscì a mantenere un governo stabile fino alla sua morte, l’8 aprile 1492.<ref>{{Cita libro|titolo=Ivan Cloulas, lorenzo il magnifico, Salerno editrice s.r.l, Roma, 1986 (edizione speciale per il giornale biblioteca statale) cap III}}</ref>
 
 
A partire dal [[1437]] e per diversi secoli, i [[Medici]] per dar lustro alla casata, ma anche per un senso di offerta e amore verso la propria città e i cittadini, radunarono a corte i migliori artisti, letterati, umanisti e filosofi del tempo: tra gli altri, [[Michelangelo Buonarroti]], [[Pico della Mirandola]], [[Verrocchio]], [[Michelozzo]], [[Angelo Poliziano]], [[Antonio Pollaiolo]], [[Sandro Botticelli]], [[Galileo Galilei]], [[Filippo Brunelleschi]] e [[Leonardo da Vinci]].
 
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=== Età rinascimentale ===