Abruzzo: differenze tra le versioni
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Tra i 600 e i 1.000 metri di quota si estende la vegetazione submontana, caratterizzata principalmente da [[bosco|boschi]] misti di [[Quercus cerris|cerro]], [[roverella]], [[Tilia|tiglio]], [[acero]] e [[Carpinus|carpino]]; tra gli arbusti molto diffusi la [[Rosa canina]] e il [[Juniperus|Ginepro rosso]].
A quote più alte, tra i 1000 e i 1900 metri d'altezza, è diffuso moltissimo il [[fagus|faggio]], mentre sulle aree appenniniche di [[alta montagna|alta quota]] superiori ai 2000 metri, troviamo la presenza di specie come l'[[orchidea]] alpina, il [[Juniperus|ginepro]] montano, l'[[abete bianco]], il [[Vaccinium|mirtillo]] nero e infine una specie forse unica nel suo genere come la [[Leontopodium|stella alpina]] d'Abruzzo.<ref>[http://www.montagneabruzzo.it/flora-fauna/ Appennino, Abruzzo-Flora e Fauna di Montagna<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref name="viaggioinabruzzo.it">[http://www.viaggioinabruzzo.it/flora_fauna/index_flora_fauna.htm Flora e Fauna d'Abruzzo. Piante, fiori e animali che colorano e popolano il territorio abruzzese<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
=== Fauna ===
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Nel Giustizierato il capoluogo non era L'Aquila, allora detta ''Aquila'', ma [[Sulmona]], che si mostrò sempre fedele al sovrano Federico II durante la campagna di conquista dell'Abruzzo, ritenuta la città più grande e più forte per economia, nonché la più facilmente raggiungibile dal mare e dai monti del Liri, perché in posizione centrale al territorio abruzzese. Soltanto ''Histonion'' e [[Lanciano]], città marittime, erano al pari di essa. Nel [[1254]] l vecchia città romana di Amiterno non era più gestibile, perché in rovina, e necessitava la costruzione di una nuova città medievale. Allora, secondo la leggenda (riportata anche nalla ''Cronaca rimata'' del poeta [[Buccio di Ranallo]], 1363 ca.), i 99 castelli della conca aquilana e della valle dell'Aterno ([[Paganica]] [[Ocre]], [[Rocca di Cambio]], [[Assergi]] e altri) si riunirono ed edificarono in poco tempo la nuova città con i suoi [[Quarti dell'Aquila|Quattro quarti storici]], costruendo vie e chiese che prendessero il nome da quelle dei quarti fondatori. Il desiderio di fondazione della città si manifestò con una lettera al pontefice [[Gregorio X]], che espresse i primi pareri favorevoli<ref>Ed. C. Radenberg, in "Monumenta Germaniae Historica", Epistolae saeculi XIII. Regestis pontificum romanorum selectae, Ex Gregorii IX Registro, München 1982, n. 402, pp. 321-322</ref>. Successivamente col diploma di [[Corrado IV di Svevia]], figlio di Federico, ci fu il nulla osta per la costruzione.
[[File:L'Aquila 1575.jpg|thumb|Disegno della città dell'Aquila di Girolamo P. Fonticulano, 1575]]
Come detto, l'edificazione di Aquila (iniziata presso la parte del Borgo Rivera dove sta la fontana delle 99 cannelle, sul colle molto ricco di ruscelli, per questo detto "Acculae"), fu voluta per ragioni politiche (per trovarsi a metà tra i rapporti col papato e con i privilegi concessi dall'imperatore svevo), ed economiche, dato che alcuni commercianti degli antichi castelli, non tolleravano più le vessazioni dei baroni, preferendo far fortuna in una città nuova e maggiormente competitiva<ref>A. Clementi, ''Storia dell'Aquila'', Editori Laterza 2009, p. 17</ref>La città venne eretta in maniera singolare, anche se l'attuale conformazione è frutto della seconda riedificazione voluta nel 1265 da [[Carlo I d'Angiò]] dopo la distruzione da parte di [[Manfredi di Svevia]] nel 1259: vennero edificato "quattro quarti", due dalla parte ovest, detti "amiternini" (Quarto San Pietro e Quarto San Marciano), e due
L'Aquila rimase sempre fedele al partito angioino, iniziando nel 1268 con la partecipazione alla [[battaglia di Tagliacozzo]] contro [[Corradino di Svevia]], poi ostacolando le pretese della casa D'Aragona, sia prima che dopo l'assedio di [[Braccio da Montone]] nel 1424.
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La Marsica ugualmente nella metà del Quattrocento sperimentò il potere dei Colonna e degli Orsini. Questi ultimi, indeboliti dalle guerre e dallo sfavore che subirono con gli ultimi membri del casato d'Aragona, incominciando da [[Ferrante I d'Aragona]] per terminare con [[Ferdinando il Cattolico]], ma mano persero i feudi della contea di Manoppello, che venne venduta ai Valignani di Chieti, mentre nella Marsica per le estenuanti lotte contro i rivali, subirono con trattai reali la stessa sorte. Gli Orsini decisero di stabilire la sede del potere nel nuovo territorio di [[Avezzano]], nato con la fondazione del castello da parte di Gentile Virginio Orsini, mentre la sede vescovile della diocesi sarebbe rimasta a [[Pescina]] dei Marsi. Tuttavia alla fine del secolo, una porzione consistente della piana Fucense passò ai Piccolomini con le conquiste di Antonio, che occupò anche la la larva rimasta dell'ex contea di Celano, installandovi il presidio maggiore, e creando gli altri castelli a Ortucchio, per il controllo dei proventi della pescara sul lago, a Trasacco, a Balsorano, ultimo baluardo di confine della Marsica con i territori pontifici nel Lazio, mentre i Colonna prendevano possesso di Avezzano, di Tagliacozzo, di Carsoli a guardia della Piana del Cavaliere, accesso principale verso Roma, e dell'ex Contea d'Albe.
[[File:Manoppello volto santo 10.jpg|thumb|Volto Santo di Manoppello]]
Nel campo religioso, in Abruzzo si ricorda l'avvenimento dei due miracoli, nel 1506 un viandante dette a un nobile di [[Manoppello]] (PE) una tela, che sarebbe l'originale [[velo della Veronica]], più in avanti noto come [[volto Santo di Manoppello]] del Cristo. Rimasto segregato per circa un secolo, il volto fu concesso successivamente al convento dei Padri Cappuccini nel XVII secolo, che divenne meta di pellegrinaggi. A [[Giulianova]] invece nel 1557 avvenne l'apparizione, fuori la città presso una fonte miracolosa con u olmo, la Santa Vergine, detta dello Splendore. Il contadino che ricevette l'apparizione, faticò molto per convincere la gente
Nel 1576 invece presso la campagna di [[Casalbordino]] (CH) si verificò una terribile tempesta, e il contadino Alessandro Muzii, pregando la Madonna affinché il suo orto venisse risparmiato, ricevette la grazie e l'apparizione mariana, che gli comunicò l'intenzione di voler eretto un luogo sacro. La prima icona votiva, successivamente nel XIX secolo eretta a santuario vero e proprio, costituisce oggi la porzione dell'altare con l'affresco della Madonna dei Miracoli, descritta anche da [[Francesco Paolo Tosti]] e da [[Gabriele d'Annunzio]].
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Il Seicento per l'Abruzzo non fu un secolo felice al livello politico ed economico (eccettuata soltanto Vasto in mano ai d'Avalos), poiché anche le città principali come Teramo e Chieti, risultavano fortemente ostacolate dalla presenza dei signorotti che facevano le veci dei diversi viceré di Napoli, per conto della corona spagnola. Chieti nel 1646, contro tutta l'opposizione possibile dei Valignani, venne venduta con i suoi feudi al duca Francesco Caracciolo di Castel di Sangro, anche se successivamente con un'abile mossa, i Valignani stessi comprarono la città, autoinfeudandosi; tuttavia aveva perso il diretto controllo, già dalla metà del '500 sullo scalo fluviale della Pescara, quando venne eretta la piazzaforte carolina. Lo stesso si dica per Teramo, che nel 1519 venne venduta dal re ad Andrea Matteo Acquaviva, che avanzò pretese sulla città, fino a quando non marciò contro di essa, fuggendo tuttavia in seguito ad un singolare miracolo, in cui il santo patrono della città [[Berardo da Teramo]] apparve sulle mura brandendo la spada.
Benché Teramo scampò alle pretese secolari degli Acquaviva, che nel frattempo facevano fiorire il loro ducato con sede ad [[Atri]], ogni suo tentativo di rivalsa economica fu strangolato dalla presenza di vari signorotti mandati da viceré, inoltre si trovò coinvolta nella "guerra del Sale" che riguardò il Tronto e in particolare [[Civitella del Tronto]], dove nella metà del '500 era stata eretta la fortezza spagnola. Anche L'Aquila, dopo il breve esperimento di governo "illuminato" di Margherita d'Austria, passò il secolo tra alti e bassi nell'economia e nella politica, e l'unico episodio degno di nota
[[File:Celano Castello FoNo.jpg|thumb|Il castello Piccolomini di Celano]]
Dopo la parentesi delle rivolte popolari sulla scia del [[Masaniello]] di Napoli, violentemente represse, di cui si ricorda la celebre dichiarazione di guerra del contadino Carlo Mozzagrugno di Lanciano, che assaltò il palazzo marchesale, si può dire che per il resto del secolo la città del Vasto beneficiò di privilegi: don Diego d'Avalos, il protagonista politico indiscusso di questo periodo nella città, fece erigere il complesso monumentale dei Padri Lucchesi della Congrega del Carmine per l'educazione dei giovani, riammodernò la città, ed eresse il Palazzo della Penna presso il porto. Anche nella città però non mancarono i mali che sconvolsero gran parte della regione, prima tra tutti la pestilenza del 1656, che flagellò molte vite, soprattutto a Chieti. Alto secondo grave fenomeno fu il banditismo, di cui si ricorda il teramano [[Marco Sciarra]], che nel 1590 assaltò la città di Vasto.
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Nel pugilato è rappresentato dal pugile [[Domenico Urbano]] e stato l'unico pugile della regione a figurare 1 nelle classifiche europea. Anche [[Stefano De Angelis]], si e distinto nella boxe. Inoltre è da segnalare il campione del mondo di wrestling [[Bruno Sammartino]] che è nato a [[Pizzoferrato]] in provincia di Chieti e che all'età di 15 anni è emigrato negli Usa.
L'ASD ''Circolo Scacchi R. Fischer di Chieti'', stabilmente tra i migliori circoli nazionali, ha vinto lo scudetto a squadre maschile nel 2008 e femminile nel 2010, 2011 e 2012.
Ad Atri, in estate, si svolge ogni anno l<nowiki>'</nowiki>''Atri Cup'', torneo multisportivo internazionale al quale partecipano squadre giovanili provenienti da tutte le regioni italiane e da vari Paesi d'Europa e del mondo.
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