[[File:Altare della Patria-July 2016 (80).jpg|thumb|left|Panoramica della terrazza delle città redente]]
Le città redente sono quelle unite all'Italia in seguito al [[Trattatotrattato di Rapallo (1920)|trattato di Rapallo]] (1920) e al [[Trattatotrattato di Roma (1924)|trattato di Roma]] (1924), [[Trattato internazionale|accordi di pace]] a conclusione della [[prima guerra mondiale]]: queste municipalità sono [[Trieste]], [[Trento]], [[Gorizia]], [[Pola]], [[Fiume (Croazia)|Fiume]] e [[Zara]]<ref name=Tobia55>{{Cita|Tobia|p. 55}}.</ref>. In seguito ai [[Trattati di Parigi (1947)|trattati di Parigi del 1947]] Pola, Fiume e Zara [[Trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate|sono passate alla Jugoslavia]] e – dopo la [[Guerre jugoslave|dissoluzione di quest'ultima]] – alla [[Croazia]]. Dopo il conflitto Gorizia è stata divisa in due: una parte è restata all'Italia mentre l'altra, che è stata ribattezzata "[[Nova Gorica]]", è passata prima alla [[Jugoslavia]] e poi alla [[Slovenia]]<ref name=trattato>{{cita web|url= http://www.istrianet.org/istria/history/1800-present/ww2/1947_treaty-index.htm|titolo=Treaty of Peace with Italy - Paris, 10 February 1947|lingua= en|accesso= 15 marzo 2018}}</ref>. Ogni città redenta è rappresentata da un altare addossato alla parete di fondo, che reca scolpito lo stemma comunale corrispondente<ref name=difesa/><ref name=Tobia55/>. I sei altari sono stati collocati sulla terrazza tra il 1929 e il 1930<ref name=Tobia55/>.
Al centro della fila degli altari delle città redente, incisa sullo [[stilobate]], è collocata una monumentale iscrizione scolpita in occasione della solenne cerimonia di tumulazione del Milite Ignoto (4 novembre 1921) che riporta il testo del [[Bollettino della Vittoria]], documento ufficiale scritto dopo l'[[armistizio di Villa Giusti]] con il quale il generale [[Armando Diaz]], [[Capo di stato maggiore dell'Esercito Italiano|comandante supremo del Regio Esercito]], annunciò, il 4 novembre 1918, la resa dell'[[Impero austro-ungarico]] e la vittoria dell'Italia nella prima guerra mondiale<ref>{{Cita|Tobia|p. 81}}.</ref>.