Gaio Celio Caldo: differenze tra le versioni
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|immagine = Denario di un Caldo.jpg
|legenda = Denario di L. Celio Caldo [[Septemviri epulones|settenviro epulone]], discendente di Gaio, [[53 a.C.]] A sinistra il ritratto del console Gaio Celio, rivendicato come esponente illustre della ''[[gens]]''.
|nome completo = ''Caius
|padre =
|Gens = [[Gens
|consolato = [[94 a.C.]]
}}
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|Nome = Gaio
|Cognome = Celio Caldo<ref>[http://www.ancientlibrary.com/smith-bio/0570.html William Smith, Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, 1, Boston: Little, Brown and Company, Vol.1 pag.561 n.1] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110606012006/http://www.ancientlibrary.com/smith-bio/0570.html |data=6 giugno 2011 }}</ref>
|PreData = {{latino|Caius
|Sesso = M
|LuogoNascita =
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Contemporaneo di [[Lucio Licinio Crasso]], il maggiore oratore dell'epoca, Caldo fu il primo membro della sua ''[[gens]]'' a raggiungere posizioni di prestigio (''[[homo novus]]''). Fu un importante oratore, anche se non rimane traccia di nessuna delle sue orazioni. [[Cicerone]] a tal proposito ne da un giudizio esemplare di uomo fattosi da sé, accostandolo alle figure di [[Gaio Flavio Fimbria|Gaio Fimbria]] e [[Gaio Mario|Mario]].<ref>Cicerone, ''[[Verrine|In Verrem]]'', V, 181</ref>
== Biografia ==
Dopo aver invano tentato di diventare [[Questore (storia romana)|questore]] (pur essendo "''un giovane uomo illustre e ammirevole''" scrive Cicerone),<ref>Cicerone, ''Pro Plancio'', 52</ref> nel [[107 a.C.]] fu eletto [[tribuno della plebe]]. Il suo tribunato viene ricordato per la ''[[Leges tabellariae#Lex Coelia tabellaria|lex tabellaria]]'', diretta contro il [[Legato (storia romana)|legato]] [[Gaio Popilio Lenate (legato 107 a.C.)|Gaio Popilio Lenate]], che imponeva nelle corti di giustizia l'uso di schede (''tabellae'') in casi di alto tradimento (''[[perduellio]]''). [[Cicerone]] riferisce che Caldo per il resto della sua vita si pentì di aver proposto questa legge, perché era stata mal applicata
Dopo il consolato
Nell'[[83 a.C.]], durante la [[guerra civile tra Mario e Silla]], Caldo appoggiò con forza il primo; con [[Gaio Carrina|Carrina]] e con Decimo Giunio Bruto (figlio di [[Decimo Giunio Bruto Galleco|Galleco]]) cercò di impedire che le [[Legione romana|legioni]] di [[Gneo Pompeo Magno|Pompeo]] potessero portare aiuto a Silla. Ma i tre non operarono in maniera coordinata, per cui quando Pompeo attaccò Bruto, le cui truppe si sbandarono, il piano di Caldo fu vanificato.
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