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Il '''ponte Pietra''' è un ponte di [[Verona]] sul fiume [[Adige]], l'unico rimasto di epoca romana.
 
== Storia ==
 
Il ponte si colloca in un punto che fin dalla Preistoria doveva presentare un [[guado]], punto d'incontro cruciale tra diverse vie di comunicazione a cui si deve la nascita della città di [[Verona]]. Un primo ponte in legno venne messo in opera durante la costruzione della [[via Postumia]] nel [[148 a.C.]] nello stesso punto in cui era presente il guado, in quanto in quel luogo il fiume raggiunge una larghezza minima di 92 metri e la corrente arriva con una potenza ridotta a causa dell'ampio meandro che deve compiere. Questo è anche il motivo per cui il ponte non si trova orientato in asse con i [[Decumano|decumani]] della città, la quale venne ricostruita all'interno dell'ansa dell'[[Adige]] solo dopo che divenne [[colonia latina]], nell'[[89 a.C.]] Il ponte ligneo venne probabilmente sostituito con uno lapideo proprio in quello stesso periodo, divenendo uno dei massimi monumenti della Verona romana.<ref name= bpv >Notiziario della Banca Popolare di Verona, anno 1992, n. 2.</ref>
 
La lunga vita di questo monumento fu, tuttavia, molto travagliata:
* già in età imperiale, sul finire del [[II secolo]], il ponte venne ristrutturato su modello dell'originario a causa di un crollo parziale, o forse perfino totale;
* nel 1007 un'inondazione del fiume provocò un nuovo crollo del ponte, quindi ricostruito;
* un altro crollo avvenne nel 1153, ma sicuramente più rovinoso fu quello del [[1232]], conseguente all'assedio della città, che portò alla distruzione delle arcate verso città, poi sostituite temporaneamente da una struttura lignea e, nel [[1234]], da arcate in cotto;
* un altro crollo parziale, sempre dovuto ad una piena dell'Adige, si ebbe probabilmente il 3 ottobre [[1239]];
 
Nel [[1298]] [[Alberto della Scala]] fece restaurare la torre verso città, ancora oggi presente, mentre nel [[1368]] [[Cansignorio della Scala|Cansignorio]] realizzò un acquedotto che passava sul ponte che diede acqua corrente a diverse abitazioni del centro storico e alla fontana di Madonna Verona, posta al centro di [[Piazza delle Erbe (Verona)|piazza Erbe]]. Nello stesso periodo il ponte, che ospitava numerose abitazioni in legno di barcaioli e molinari, oltre che botteghe e osterie, venne munito di una seconda torre che serrava il ponte verso campagna.
 
Nel [[1503]] venne ristrutturato per essere realizzato completamente in pietra, ma prima della fine dei lavori crollò parzialmente e venne quindi sostituito da una struttura lignea. Nel [[1508]], però, il Consiglio della città chiese a [[Giovanni Giocondo|Fra' Giocondo]] di sovrintendere ai lavori di ricostruzione del ponte romano, fabbrica che divenne operativa solo nel [[1520]] con la costruzione dei tre archi verso città, che il Giocondo provvide di rendere armonici rispetto ai due archi romani superstiti verso campagna. I lavori si conclusero nel [[1521]], sempre sotto la direzione del frate/architetto.
 
[[File:Ponte Pietra ricostruzione.jpg|thumb|left|upright=0.7|Il ponte durante la ricostruzione, conseguente alle devastazioni della seconda guerra mondiale.]]
 
Dopo alcuni secoli di relativa tranquillità, nel [[1801]] venne demolita la torre che sorgeva verso campagna, e nel giro di pochi anni vennero pure eliminate le numerose casupole sorte lungo tutto lo sviluppo del ponte, in quanto considerate non compatibili dall'amministrazione con la maestosità del monumento romano. Gravissimo danno ebbe però il 25 aprile [[1945]], quando il ponte venne minato e fatto saltare dai tedeschi in ritirata, esplosione che lasciò integro solamente l'arcata verso città.
 
Il professore [[Piero Gazzola]], soprintendente ai monumenti di Verona, decise, supportato dall'intera opinione pubblica, la ricostruzione del ponte, diretta con la collaborazione tecnica dell'architetto veronese [[Libero Cecchini]], e con il contributo specialistico di storici, archeologi, ingegneri, docenti universitari, e diversi altri esperti e tecnici.
 
La fase di lettura delle stratificazioni storiche evidenziarono le tre fasi di costruzione, quella romana, quella medievale e quella veneziana, dove quella romana era costituita da grandi blocchi di pietra lavorati a grossa sbozzatura, mentre la struttura medievale e veneziana era a struttura mista di blocchi di pietra e laterizio. Si scelse di ricostruire il ponte dov'era e com'era, riutilizzando il più possibile il materiale originario recuperato dal greto del fiume, anche se non fu possibile un vero e proprio intervento di [[anastilosi]] a causa della perdita di numerosi elementi, che furono sostituiti da elementi il più possibile simili. Il ponte venne quindi ricostruito sulla base di un'ampia documentazione grafica e fotografica, utilizzando i diversi metodi costruttivi adottati nelle varie epoche: i lavori, iniziati il 4 febbraio [[1957]], si conclusero il 3 marzo [[1959]].<ref>{{cita|Bogoni|pp. 374-375|bogoni}}.</ref> I lavori di ricostruzione del ponte furono diretti dall'architetto [[Libero Cecchini|Piero Gazzola]] che realizzò le grandi arcate in parte con i marmi originali e in parte con laterizi e con marmi veronesi provenienti dalla Valpolicella.
 
Il 24 aprile 2015 presso la sede dell'[http://ingegneri.vr.it Ordine Ingegneri di Verona e Provincia], durante l'evento "Open4 Ingegneri Aperti alla Città: Verona e i suoi ponti distrutti"[https://web.archive.org/web/20150309104016/http://www.open.verona.it/?p=203] è stato mostrato il documentario "Il Ponte della Pietra di Verona" di Pietro Gazzola. Il filmato, recuperato e restaurato digitalmente dall'ing. Alberto Maria Sartori, si pensava perso: mostra il lavoro di progettazione ed esecuzione della ricostruzione comprensivo della fase finale di collaudo del 1959. Il filmato è pubblicato sul canale YouTube dell'Ordine Ingegneri di Verona su gentile concessione dell'ing. Sartori.
 
== Struttura ==