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Altro oggetto di dibattito fu la presenza di due film mostrati fuori concorso: ''[[Cruising]]'' di [[William Friedkin]] dette origine ad una polemica sullo sfruttamento superficiale e sensazionalista della comunità gay, mentre la co-produzione italo-americana ''[[Caligola (film)|Caligola]]'' di [[Tinto Brass]] fu liquidata come uno spettacolo di pura pornografia.
* 1981
Al suo secondo anno, [[Moritz de Hadeln]] fu accolto da una forte opposizione da parte dei cineasti tedeschi che lo accusarono di non essere riuscito a conferire al festival una nuova immagine. Avendo diretto il [[Festival di Locarno]] fino al 1977, de Hadeln conosceva poco la scena nazionale e quando incluse solo un film della [[Germania Ovest]] nella competizione, ''[[Der Neger Erwin]]'' di [[Herbert Achternbusch]], il conflitto latente esplose. Il direttore giustificò la sua scelta con la scarsa qualità dei film presentati e parlò di una "crisi del cinema tedesco", ma la maggior parte dei registi dichiarò di non avere fiducia nella sua gestione e [[Alexander Kluge]] parlò di "incapacità di stabilire contatti", aggiungendo che de Hadeln si era preoccupato soprattutto dei desideri delle ''[[Maggiori studi di produzione cinematografica|major]]'' americane. Le associazioni dei produttori e dei registi lo accusarono di dilettantismo e incapacità comunicativa, chiesero le sue dimissioni e annunciarono il boicottaggio futuro «se non fossero stati presi provvedimenti decisivi per garantire lo svolgimento di un festival rappresentativo».
Nel 1981 la questione relativa alla qualità dei film sembrò essere un problema tutto tedesco e non solo i film della [[Germania Ovest|Repubblica Federale]] furono considerati non all'altezza dei criteri di selezione. Nella competizione non venne inclusa nessuna produzione della [[Germania Est]] che per protesta ritirò i suoi film dalle altre sezioni e rifiutò l'offerta di mostrare quattro film [[Deutsche Film AG|DEFA]] nell'Info-Schau, la sezione informativa in cui furono proiettati anche ''[[Il pap'occhio]]'' di [[Renzo Arbore]] e una retrospettiva del regista turco [[Yilmaz Güney]].
Le polemiche attirarono l'attenzione di osservatori e critici, molti dei quali ritennero le accuse a de Hadeln premature dopo solo un anno alla guida del festival. Inoltre, i registi non erano riusciti a rendere più specifiche le loro rivendicazioni (ad esempio cosa intendessero per "festival rappresentativo") e il fronte anti-de Hadeln si rivelò meno unito di quanto la retorica aveva fatto sembrare. Alcuni registi e produttori fecero dichiarazioni a favore della nuova gestione, che da parte sua espresse la speranza di una maggiore apertura al dialogo da entrambe le parti. «A volte desideriamo per il nostro Paese il tipo di solidarietà che è un dato di fatto in altri Paesi», scrissero in una dichiarazione congiunta de Hadeln e [[Ulrich Gregor]], direttore del Forum internazionale del giovane cinema, «una solidarietà tra istituzioni che lavorano per gli stessi obiettivi». Ciò nonostante il risultato fu una direzione indebolita e un certo grado di impotenza nel trovare una soluzione alla crisi.
Solo gradualmente il pragmatismo arrivò ad avere il sopravvento. de Hadeln rafforzò l'autorità di Heinz Badewitz, già fondatore del Festival internazionale di [[Hof (Baviera)|Hof]] e responsabile per la serie del [[Nuovo cinema tedesco]] della ''Berlinale'', trasformandolo nell'uomo di contatto tra il festival e i registi della Germania Ovest di cui godeva la fiducia. Con la nomina di Gaby Sikorski a direttrice del Kinderfilmfest fu data anche una risposta alle richieste di rendere indipendente la sezione dedicata ai più giovani, nella quale furono aggiunte proiezioni separate per la stampa. In un programma particolarmente internazionale, uno dei film preferiti del pubblico risultò ''[[Der rote Strumpf]]'' di [[Wolfgang Tumler]]. «I bambini e gli anziani hanno molto in comune», disse la protagonista [[Inge Meysel]] dopo la prima proiezione, «parlano una lingua simile e credono ancora nei miracoli, o ci credono di nuovo».
Sul ''[[Frankfurter Rundschau]]'' il critico [[Wolfram Schütte]] intitolò il suo rapporto conclusivo "La ricerca della storia sepolta", sottolineando l'orientamento tematico di molti dei film presenti. Alcuni esempi furono ''[[La febbre (film)|La febbre]]'' di [[Agnieszka Holland]], ''[[La barca è piena]]'' di [[Markus Imhoof]] (uno dei numerosi film svizzeri di quest'anno) e il documentario iraniano ''[[Jostoju]]'' di [[Amir Naderi]], a proposito del quale scrisse: «Il suo film, con il suo trattamento altamente artistico di immagine e suono, documentazione e immaginazione, è un requiem e un incantesimo, un epitaffio e un invito allo stesso tempo». Insieme a ''[[Stalker (film 1979)|Stalker]]'' di [[Andrej Tarkovskij]] e ''[[Si salvi chi può (la vita)]]'' di [[Jean-Luc Godard]] fu il film meglio accolto del Forum che quest'anno si svolse nel Delphi Filmpalast di [[Charlottenburg]], una vecchia sala in pessime condizioni che garantì un maggior numero di spettatori ma molti problemi durante le proiezioni.
Nonostante le polemiche, la 31ª ''Berlinale'' riuscì a registrare un nuovo record con circa il 15% di visitatori in più rispetto all'edizione precedente e alla fine l'organizzazione fu elogiata da tutti i partecipanti. Inoltre le principali case cinematografiche statunitensi tornarono dopo essere state assenti negli anni precedenti e la continua internazionalizzazione del festival fu evidenziata da una maggiore partecipazione dei Paesi del [[Sud-est asiatico]].
=== Gli anni novanta ===
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