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internamento protettivo, note
descrizione circolare 3c
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L’importanza e i numeri delle forze di resistenza comunista crescono e si consolidano al punto da spingere gli ustascia ad allearsi di fatto con i cetnici, diventando entrambi truppe ausiliarie della II Armata, posta sotto il comando del generale Roatta; l’avanzata partigiana non si limita alla Croazia, ma per la sua essenza di forza pan-jugoslava si estende alla provincia di Lubiana.
 
Per contrastare le rivolte in atto e mantenere l’ordine pubblico, Roatta emana la circolare 3C, ''un documento nel quale stabilisce punto per punto l'operato della II armata in Jugoslavia. La circolare mira a disegnare la resistenza slava non come bande disorganiche, ma come un nemico unico; pertanto invita i soldati a non fidarsi della popolazione, quantunque sembri indifesa e innocua; riguardo ai partigiani, è necessario non esagerarne l'efficienza, ma applicare rappresaglie molto severe e organizzate, non secondo la formula "dente per dente", ma "testa per dente"; il contegno e il prestigio dei soldati italiani devono essere irreprensibili. I punti successivi ordinano la distruzione dei villaggi che si oppongano all'occupazione italiana e la confisca dei beni degli abitanti.''<uref>IMPORTANTISSIMO!!!{{Cita Recuperareweb|url=http://www.criminidiguerra.it/CIRC3C1.shtml|titolo=Circolare info puntuali!!!3C}}</uref>''' Inoltre Roatta istituisce un tribunale di guerra che adotta maggiormente come soluzione l’internamento: per tutta l’estate del 1941 gli scontri generano un gran numero di prigionieri, che iniziano a essere dislocati in vari campi di concentramento come quelli di Lovran, Bakar e Kraljevica; il sovraffollamento di questi ultimi causa, nel maggio del 1942, l’istituzione del campo di concentramento di Arbe per ordine del prefetto di Fiume Temistocle Testa.
 
Il campo, divenuto il più famoso di quelli italiani in Jugoslavia per il suo alto tasso di mortalità, aveva una capienza di circa 10.000 persone. '''<u>Spiegare perché "Arbissima" (cfr. Ferenc) + carattere "coloniale" del sistema dei campi per slavi, gestito dall'esercito (Capogreco, Gobetti)</u>'''
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Da un lato, c’era la necessità di governare il territorio, eliminando le ragioni di disordine che la dura politica di persecuzione ustascia nei confronti degli ebrei creava; dall’altro, vi era il tentativo da parte dello Stato italiano di emanciparsi dall’egemonia tedesca, rifiutando di consegnare ebrei all’alleato nella speranza di attirare nel dopoguerra nella sfera di influenza italiana i paesi che eventualmente avrebbero temuto l’ingerenza tedesca nei loro affari interni.  Contemporaneamente, il fascismo tentava di ingraziarsi l’opinione pubblica internazionale e la S. Sede, impegnata in quegli anni (1942) in un’intensa attività diplomatica a favore dei profughi. Va ricordato, inoltre, che fin dall’emanazione delle Leggi Razziali, il Ministero degli Esteri italiano non sostenne questi provvedimenti, ritenendo che non avrebbero giovato al progetto imperialistico fascista sui Balcani.
 
A contribuire, in parte, alla salvezza del popolo ebraico fu il bando, emanato nel 1941 dal generale della II Armata, Ambrosio, il quale, tra le altre cose, prometteva salva la vita a tutti coloro che, indipendentemente da religione e nazionalità, si fossero sottomessi all’autorità militare italiana. Tuttavia, l’escamotage che permise di salvare migliaia di profughi dalla deportazione fu la decisione da parte dei comandi italiani in Jugoslavia di internare le minoranze perseguitate (ebrei e serbi croati), finora non sottoposti a misure restrittive, in campi a scopo protettivo per mettere a tacere le accuse di mancata collaborazione con l’alleato tedesco. '''Fonti: [cap. VII ''‘l’Occupazione italiana della Iugoslavia (1941-1943)'' a cura di Francesco Caccamo e Luciano Monzali]'''<ref>{{Cita libro|curatore=Francesco Caccamo e Luciano Monzali|titolo=L'occupazione italiana della Iugoslavia (1941-1943)|capitolo=capitolo VII}}</ref> !!!
 
== Il campo ==