Karl Marx: differenze tra le versioni

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==== Giovane hegeliano ====
Alla fine di quell'anno Marx scrive e dedica tre quaderni di poesie alla fidanzata, il ''Buch der Lieder'' (''Libro dei canti'') e due ''Bücher der Liebe'' (''Libri dell'amore''), che tuttavia non ci sono pervenuti. TuttaviaCi è invece pervenuto un quaderno di poesie dedicato il 10 novembre [[1837]] al padre in occasione del suo cinquantacinquesimo compleanno, comprendenti anche quattro epigrammi su Hegel. In uno di essi è scritto:{{citazione|[[Immanuel Kant|Kant]] e [[Johann Gottlieb Fichte|Fichte]] vagavano fra nuvole<br>lassù cercando un paese lontano.<br>Io cerco d'afferrare con destrezza<br>solo quanto ho trovato sulla strada.<ref>Karl Marx, ''Scritti politici giovanili'', cit., p. 490.</ref> }}
 
In quell'occasione comunica al padre la decisione di abbandonare gli studi giuridici per dedicarsi a quelli filosofici. L'[[hegelismo]] era l'espressione culturale e filosofica allora dominante in [[Prussia]], con i sostenitori del potere assoluto che ne davano un'interpretazione conservatrice ed erano per questo motivo appartenenti alla cosiddetta [[destra hegeliana]] mentre i fautori di un rinnovamento politico e culturale in senso liberale e democratico erano definiti la [[sinistra hegeliana]], o anche giovani hegeliani per via della loro età media, esaltavano invece gli aspetti progressivi dell'hegelismo, in particolare della dialettica, per la quale tutta la realtà, anche sociale e politica, è un continuo divenire.
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[[File:Engels.jpg|thumb|left|upright=0.7|[[Friedrich Engels]]]]
Il debutto pubblico di Marx come giornalista avviene pertanto il 5 maggio [[1842]] con il'articolo ''[[«Dibattiti sulla libertà di stampa e sulla pubblicazione dei dibattiti alla Dieta]]''» nella ''[[Rheinische Zeitung]]'' (''Gazzetta renana''), quotidiano di [[Colonia (Germania)|Colonia]] finanziato dalla borghesia liberale renana in cauta opposizione al regime prussiano e gestito dal circolo radicale capeggiato da [[Moses Hess]], soprannominato il «rabbino rosso» per le origini ebraiche e perché sostenitore dell'integrazione ebraica nel movimento universalistico socialista. Divenuto amico e collaboratore di Marx e [[Friedrich Engels]], convertì quest'ultimo al [[socialismo]]: «La prima libertà di stampa», scrive, «consiste nel fatto che essa non è un'industria» mentre «la vera e propria cura radicale della censura sarebbe la sua abolizione».<ref>Umberto Cerroni, cit., p. 20</ref>
 
Nel settembre [[1842]] si trasferisce da [[Bonn]] a [[Colonia (Germania)|Colonia]] per dedicarsi a tempo pieno all'attività pubblicistica. Nell'ottobre è redattore capo del giornale che affermatosi come il maggior organo di opposizione riceve l'accusa di essere comunista dalla reazionaria ''Gazzetta generale di Augusta'' a seguito di articoli di Hess che esaltavano le teorie di [[Charles Fourier]]. Marx risponde il 16 ottobre che «la ''Rheinische Zeitung'', che non può concedere alle idee comuniste, nella loro forma odierna, neppure attualità teoretica e quindi ancor meno desiderare o ritenere possibile la loro realizzazione pratica, sottoporrà queste idee a una critica approfondita. Ma se la ''Gazzetta d'Augusta'' pretendesse più che frasi brillanti, comprenderebbe che scritti come quelli di [[Pierre Leroux|Leroux]], [[Victor Considerant|Considerant]] e soprattutto la penetrante opera di [[Pierre-Joseph Proudhon|Proudhon]], non possono essere criticati con estemporanee trovate superficiali, ma solo dopo uno studio lungo, assiduo e molto approfondito».<ref>Karl Marx, ''Scritti politici giovanili'', pp. 173–174.</ref>
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==== Periodo parigino ====
[[File:Karl Marx Frau.jpg|thumb|upright=0.7|[[Jenny von Westphalen]]]]
Sposa [[Jenny von Westphalen]] il 19 giugno [[1843]] nella chiesa di San Paolo a [[Bad Kreuznach]], dove viveva la fidanzataWestphalen, epoi partono insieme alla volta di [[Parigi]] per pubblicare con Ruge la nuova rivista ''Deutsch-französische Jahrbüche''" (''Annali franco-tedeschi'')., scritta in collaborazione con [[Heinrich Heine]], [[Moses Hess]], [[Georg Herwegh]] e [[Friedrich Engels]], ricco imprenditore tedesco che diviene da questo momento l'amico di tutta una vita e il suo principale finanziatore,<ref>Tristram Hunt, ''La vita rivoluzionaria di Friedrich Engels'', Isbn Edizioni, Milano, 2010.</ref> nonché colui che più tardi avrebbe riconosciuto Frederick Demuth ([[1851]]–[[1929]]), il figlio naturale da lui avuto con la sua governante [[Helene Demuth]].<ref>[http://marxmyths.org/terrell-carver/article.htm ''Marx's Illegitimate Son or Gresham's Law in the World of Scholarship''], di Terrell Carver dell'Università di Bristol.</ref><ref>Piero Melograni in ''Corriere della Sera'', 1º giugno 1992, p. 5.</ref>
 
Una lettera inviata a Ruge nel settembre del 1843 chiarisce il senso della sua parziale presa di distanza dagli intellettuali della sinistra hegeliana:{{citazione|Come la religione è l'indice delle battaglie teoretiche degli uomini, lo stato politico lo è delle loro battaglie pratiche [...]. [I]l critico non solo può, ma deve interessarsi dei problemi politici [e] il nostro motto sarà: riforma della coscienza, non mediante dogmi, bensì mediante l'analisi della coscienza mistica oscura a sé stessa, sia che si presenti in modo religioso, sia in modo politico. Si vedrà allora come da tempo il mondo possieda il sogno di una cosa, di cui non ha che da possedere la coscienza, per possederla realmente.<ref>''Correspondence Marx-Engels'', Editions Sociales, Paris, 1964, I, p. 298.</ref>}}
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===== ''Sulla questione ebraica'' =====
Nell'articolo comparso sugli ''Annali franco-tedeschi'' nel [[1844]] intitolato ''Sulla questione ebraica'' Marx risponde alla teoria di [[Bruno Bauer]], il quale ne ''La questione ebraica'' e ne ''La capacità degli ebrei e dei cristiani di oggigiorno di ottenere la libertà'', analizzando il caso prussiano, affrontava la critica della coscienza religiosa e del riformismo politico entrando in aperto conflitto con la [[sinistra hegeliana]], che, opponendosi al cardine politico della [[religione di Stato]] invocava l'emancipazione politica degli ebrei. Pur condividendo la critica liberale all'uso politico della religione da parte dello Stato, Bauer intendeva la libertà politica come rinuncia a ogni particolarismo e muoveva perciò una critica agli argomenti di quanti ebrei e non ebrei sostenessero la causa dell'emancipazione sulla base del riconoscimento di un'identità particolare. Anche Marx giudicava possibile l'[[emancipazione]] degli [[Ebreo|ebrei]] in [[Prussia]], ma soltanto se si fossero emancipati dalla religione, che genera sempre al suo interno contrasti e discriminazioni tra le varie confessioni: «La forma più rigida del contrasto tra l'ebreo e il cristiano è il contrasto religioso. Come si risolve un contrasto? Rendendolo impossibile. Come rendere impossibile un contrasto religioso? Eliminando la religione. Quando ebreo e cristiano riconosceranno che le reciproche religioni non sono altro che differenti stadi di sviluppo dello spirito umano, non sono altro che differenti pelli di serpente deposte dalla storia, e che l'uomo è il serpente che di esse si era rivestito, allora non si troveranno più in rapporto religioso, ma ormai soltanto in un rapporto critico, scientifico, umano».<ref>Karl Marx, ''Scritti politici giovanili'', p. 357.</ref>
 
Marx ritiene che la risposta di Bauer poggi su un equivoco in quanto questi pensa che l'emancipazione umana coincida con l'emancipazione politica, affermando che «noi rileviamo l'errore di Bauer nel fatto che egli sottopone a critica solo lo «Stato cristiano», non lo «Stato in sé», che non ricerca il rapporto tra l'emancipazione politica e l'emancipazione umana, e perciò pone condizioni che sono spiegabili soltanto con un'acritica confusione tra l'emancipazione politica e quella umana in generale».<ref>Karl Marx, ''Scritti politici giovanili'', p. 360.</ref> Invece per Marx esistono tre possibili emancipazioni: religiosa, politica e umana. Bauer si è fermato alle prime due forme mentre Marx ritiene fondamentale giungere alla terza. L'emancipazione politica non è ancora quella umana e a suffragio di questa tesiporta l'esempio degli [[Stati Uniti d'America]] in cui nonostante esista uno stato laico nella vita reale esistono differenze colossali nei comportamenti a seconda che siano rivolti a un [[protestantesimo|protestante]] o a un [[ateismo|ateo]]. Marx quindi ritiene che l'emancipazione politica non riguardi l'uomo reale o terreno, bensì un uomo astratto con pari diritti e dignità, celando invece le enormi sperequazioni esistenti realmente: «Il limite dell'emancipazione politica appare immediatamente nel fatto che lo Stato può liberarsi da un limite senza che l'uomo ne sia realmente libero, che lo Stato può essere un libero Stato senza che l'uomo sia un uomo libero [...] e la stragrande maggioranza non cessa di essere religiosa per il fatto di essere religiosa ''privatim''. [...] Ma il comportamento dello Stato verso la religione, e particolarmente dello Stato libero, non è tuttavia altro che il comportamento degli uomini che formano lo Stato, verso la religione. Ne consegue che l'uomo per mezzo dello Stato, politicamente, si libera di un limite, innalzandosi oltre tale limite, in contrasto con sé stesso, in un modo astratto e limitato, in un modo parziale».<ref>Karl Marx, cit., pp. 353-364.</ref>
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Riguardo al primo punto occorre premettere che il termine comunità (''Gemeinwesen'') in Marx ha un significato più pregnante di quello riconducibile alla concezione borghese capitalistica della comunità nazionale e statale, la società (''Gesellschaft'') cioè dove l'esistenza del singolo è strettamente connessa a quella di tutti gli altri al punto che la vita del singolo «anche nelle sue manifestazioni più individuali è divenuta l'esistere stesso della comunità».<ref>Karl Marx, ''Manoscritti economici-filosofici del 1844''.</ref>
 
La vera comunità è invece quella fondata sulla comune essenza umana dove l'uomo è libero da vincoli e limitazioni. La società capitalista e statalista ha invece causato la scissione tra l'uomo e il cittadino: {{citazione|Lo Stato politico compiuto è per sua essenza la vita di genere ([''Gattungslaben)''] dell’uomo, in opposizione alla sua vita materiale [...] Là dove lo Stato politico ha raggiunto il suo vero sviluppo, l’uomo conduce non soltanto nel pensiero e nella coscienza, bensì nella realtà, nella vita, una doppia vita, una celeste e una terrena: la vita nella comunità politica ([''politischen Gemeinwesen)''], nella quale si considera come collettivo ([''Gemeinwesen)''], e la vita nella società civile, nella quale agisce come uomo privato, che considera gli altri uomini come mezzi, degrada se stesso a mezzo e diviene trastullo di forze estranee. Lo Stato politico si rapporta alla società civile nel modo spiritualistico con cui il cielo si rapporta alla terra.<ref>In Luciano Parinetto, Livio Sichirollo, ''Marx e Shylock: Kant, Hegel, Marx e il mondo ebraico: con una nuova traduzione di Marx, La questione ebraica'', Unicopli, 1982 p.128</ref>}}
 
Dall'alienazione dell'individuo rispetto alla sua comunità umana si originano i primi segni delle rivoluzioni: {{citazione|Ma non scoppiano forse tutte le rivolte, senza eccezione, nel disperato isolamento dell’uomo dalla comunità [''Gemeinwesen'']? Ogni rivolta non presuppone forse necessariamente questo isolamento? Avrebbe avuto luogo la rivoluzione del 1789 senza il disperato isolamento dei cittadini francesi dalla comunità? Essa era appunto destinata a sopprimere tale isolamento.<ref>Karl Marx, ''Glosse critiche'' in Marx-Engels, ''Opere'', III, Editori Riuniti, 1976 p. 216.</ref>}}
 
Nella società capitalista che ha privatizzato il mondo l'individuo, ridotto a [[monade]], deve recuperare sé stesso opponendosi alla comunità (''Gesellschaft''), fondata sul principio del capitale-mercato-moneta dove predomina l'egoismo e la lotta della concorrenza, per recuperare il senso di appartenenza alla comunità umana (''Gemeinwesen'').