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I primi segni di difficoltà negli Stati del Nord apparvero evidenti agli inizi del XX secolo, prima della fine degli anni del “boom”. Lowell, nel Massachusetts, che era stata il centro della produzione tessile degli USA, fu descritta dalla rivista ''Harper’s'' come un “depresso deserto industriale” già nel 1931,<ref>Marion, Paul (November 2009). [https://newengland.com/yankee-magazine/travel/massachusetts/lowell-timeline/2/ "Timeline of Lowell History From 1600s to 2009"]. Yankee Magazine.</ref> mentre le sue aziende tessili venivano sradicate e portate verso Sud, principalmente verso la [[Carolina del Nord]] e la [[Carolina del Sud]]. Dopo la [[Grande depressione|Grande Depressione]], l’ingresso degli USA nella Seconda Guerra Mondiale portò un rapido ritorno alla crescita economica, durante la quale gran parte del Nord raggiunse un picco demografico e nella produzione industriale.
Le città settentrionali attraversarono i cambiamenti che seguirono la fine della guerra, cioè l'inizio dell’emigrazione dei residenti verso comunità suburbane di più recente formazione<ref>[
L'[[esternalizzazione]] della produzione di beni commerciabili è stato un importante problema della regione. Una causa è stata la [[globalizzazione]], con l'espansione in tutto il mondo di accordi di libero commercio. I gruppi anti-globalizzazione sostengono che il commercio con i paesi in via di sviluppo abbia portato a una forte concorrenza da parte di paesi come la [[Cina]], che aggancia la propria valuta al dollaro e ha salari locali molto più bassi, forzando la riduzione dei salari interni.
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[[File:Bethlehem Steel (2).JPG|miniatura|341x341px|Vecchio impianto dell'acciaieria Bethlehem Steel a Bethlehem, in Pennsylvania. Parte del complesso è stata venduta nel 2007 e riconvertita nel Sands Casino Resort Bethlehem.]]
[[File:Cargill S Superior elevator.jpg|miniatura|338x338px|Un silos granario dismesso a Buffalo]]
Alla fine del primo decennio del XXI secolo, l’industria statunitense si è ripresa dalla Grande Crisi del 2008 più rapidamente rispetto ad altri settori economici<ref>[
==Trasformazione==
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A Pittsburgh, centri di ricerca robotica e società come il National Robotics Engineering Center and Robotics Institute, Aethon Inc., American Robot Corporation, Automatika, Quantapoint, Blue Belt Technologies e Seegrid stanno creando applicazioni di tecnologia robotica all’avanguardia. [[Akron (Ohio)|Akron]], antica “capitale della gomma” mondiale che ha perso 35 000 posti di lavoro dopo che le principali industrie di gomma e pneumatici (Goodrich, Firestone e General Tire) hanno chiuso le proprie linee produttive, ora è rinomata nel mondo come centro di ricerca sui polimeri con quattrocento aziende, legate a questi materiali e alla loro distribuzione, che operano nell’area. Il cambiamento di direzione è stato realizzato in parte grazie a un parternariato tra la Goodyear Tire & Rubber, che ha deciso di rimanere, l’University of Akron e l’amministrazione locale. L’Akron Global Business Accelerator, che ha animato alcuni successi delle aziende di Akron, ha la propria sede nella fabbrica ristrutturata di pneumatici B.F. Goodrich.<ref>[http://www.akronlegalnews.com/editorial/7004 Sherry Karabin. Mayor says attitude is key to Akron’s revitalization. The Akron Legal News, May 16, 2013.]</ref>
L’''addictive manifacturing'', o stampa in 3D, costituisce un'altra opportunità promettente per la rinascita del settore produttivo. Aziende molto innovative come la MakerGear di Beachwood, in Ohio, o la ExOne Company di North Huntingdon, in Pennsylvania, stanno progettando e realizzando prodotti industriali e al dettaglio utilizzando i sistemi di ''imaging'' in 3D.<ref>[http://www.post-gazette.com/businessnews/2013/06/13/Conference-in-Pittsburgh-shows-growing-allure-of-3-D-printing/stories/201306130342 "Conference in Pittsburgh shows growing allure of 3-D printing"]. By Len Boselovic / Pittsburgh Post-Gazette. June 13, 2013. Retrieved 2013-06-20.</ref> Non molto tempo fa, l’[[The Economist|''Economist'']] di Londra ha previsto una crescita della tendenza alla rilocalizzazione e all’''inshoring'' della produzione, mentre numerose aziende statunitensi stanno ritrasferendo i propri impianti produttivi dai Paesi oltreoceano.<ref>[
Comunque, l’automazione ha portato a un tipo di produzione che richiede un minor numero di lavoratori con competenze avanzate. Questa è la ragione per cui le assunzioni nel settore produttivo nella ''Rust Belt'' non hanno potuto compensare nemmeno lontanamente il numero dei licenziamenti.<ref>Faberman, R. Jason. "Job flows and labor dynamics in the US Rust Belt." Monthly Labor Review. 125 (2002): 3.</ref> Di conseguenza, i redditi e i risparmi della classe media negli Stati della ''Rust Belt'' continuano a ricevere ripercussioni negative.
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