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Durante la sua campagna di abbonamento iniziale, Mediapart ha ricevuto numerose adesioni. Il sostegno che ha fatto più rumore è stato quello di [[Ségolène Royal]], l'ex candidato presidenziale del 2007, che ha raccomandato l'abbonamento a tutti i membri della sua associazione Desires d'avenir. Il direttore Edwy Plenel è stato accusato di aver creato, senza ammetterlo, un giornale al suo servizio. Tra gli argomenti utilizzati nella polemica è stata anche la collaborazione tra Mediapart e l'agenzia Internet La Netscouade, creata da Benoît Thieulin, che faceva parte del team di Ségolène Royal.
Mediapart si compone di due sezioni principali: la rivista stessa, ''Le Journal'', gestita da giornalisti professionisti, e ''Le Club'', un forum collaborativo a cura della comunità di abbonati. Il reddito deriva esclusivamente dalle commissioni di sottoscrizione e per la prima volta realizza un profitto nel 2011 ottenendo € 500.000 da circa 60.000 abbonati. Sempre nel 2011 Mediapart lancia FrenchLeaks, un sito web di whistleblower ispirato a [[Wikileaks]].<ref>{{cita web |lingua=en|cognome=Smith |nome=Sydney |titolo=New WikiLeaks Partner Launches FrenchLeaks, Canadian Man Launches QuebecLeaks |url=http://imediaethics.org/new-wikileaks-partner-launches-frenchleaks-canadian-man-launches-quebecleaks/ |editore=iMediaEthics |pubblicazione=Art Science Research Laboratory |data=12
Nel 2014 i ricavi sono di 9 milioni di euro con un attivo di 1,3 milioni, l'abbonamento costa 9 euro al mese (90 all'anno), i dipendenti sono una cinquantina (di cui 36 giornalisti), i costi per le spese legali si aggirano sui centomila euro l'anno.<ref name = las>{{cita web|url=http://www.lastampa.it/2014/09/28/cultura/mediapart-e-la-rivincita-del-giornalismo-hg9z1qfQdA8purK9uxsJYO/pagina.html|titolo=Mediapart e la rivincita del giornalismo|data=22 settembre 2014|accesso=2 giugno 2018}}</ref>
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