Sinfonia (Webern): differenze tra le versioni
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== Storia della composizione ==
Nel 1925, con i Tre Lieder op. 18 per soprano, chitarra e clarinetto, Webern cominciò a inoltrarsi con crescente razionalità nel metodo dodecafonico teorizzato dal suo maestro [[Arnold Schönberg]], seguendo tuttavia una sua personale via autonoma al fine, nota Luigi Rognoni, di «depurare il materiale sonoro sino a ricondurlo all'origine acustica del suono, in una dimensione spazio-temporale nella quale l’essenza soggettiva dell’idea possa coincidere con la voce interiore della natura». Lo stesso Webern volle chiarire tale concetto precisando: «Ora è possibile comporre con la fantasia libera, senza legami, all'infuori della serie … al futuro è riservato di scoprire le più strette leggi di coerenza che stanno già nei lavori di oggi. Se si arriverà a questa giusta comprensione dell’arte non potrà più esserci differenza tra la scienza e il creare per ispirazione … e proprio nella natura». La coerenza estrema di Webern nel procedere seguendo il nuovo indirizzo si rivela nel Trio per archi op. 20 (1927) per il quale [[Erwin Stein (direttore d'orchestra)|Erwin Stein]], direttore d’orchestra viennese anch’egli allievo di Schönberg, scrisse una premessa (con l’approvazione dell’autore) dove si precisa che «in Webern le voci si compongono a mosaico di elementi integranti di una serie. In tal modo generano, mediante combinazioni, sempre nuovi suoni. Il paragone col caleidoscopio che, attraverso molteplici raggruppamenti dei suoi elementi di colori e forme, produce continuamente altre immagini, è molto stretto». Da questo momento Webern incominciò a preparare diligentemente le tabelle seriali, prima di intraprendere la stesura di lavori improntati ad una spiritualità espressiva di straordinaria coerenza lessicale come il Quartetto per violino, clarinetto, sassofono tenore e pianoforte op. 22<ref>Grande Enciclopedia della Musica Classica, vol. IV, pag. 1563 - Curcio Editore</ref> e, soprattutto, la Sinfonia 'op. 21 che, nota Roman Vlad, «partecipa sia del periodo più espressamente espressionistico di Webern sia di quello geometrico»<ref>Roman Vlad: Dall'espressionismo all'avanguardia in La musica moderna, vol. IV - Espressionismo, pag. 222 (Fratelli Fabbri Editori, 1967)</ref>. Si tratta, osserva a sua volta Susan Bradshaw, della prima opera per forze comparate che Webern avesse scritto dall’epoca dei Cinque Pezzi op. 10 , la quale segna l’inizio da parte dell’autore di «una preoccupazione per la concentrazione stilistica che doveva durare per il resto della sua vita», un processo di “distillazione” che sarebbe poi culminato nel 1940 con la composizione delle Variazioni per orchestra op. 30<ref name="ref_C">Susan Bradshaw : Le opere di Anton Webern, pag. 99 - Sony BMG, 1991</ref>.
==Struttura della composizione==
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