Guerra civile in Angola: differenze tra le versioni
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Il 31 maggio [[1991]] il Presidente Dos Santos incontrò Savimbi a [[Lisbona]] e firmarono gli [[Accordi di Bicesse]], il primo di tre grandi accordi di pace, con la mediazione del [[Portogallo]]. Gli accordi impostarono la transizione verso un sistema democratico multipartitico, sotto la supervisione della missione [[ONU]] [[UNAVEM II]], con elezioni presidenziali entro un anno. L'accordo tentava di smobilitare i 152.000 miliziani e inglobarli, insieme alle truppe governative e ai ribelli dell'[[UNITA]], nelle [[Forze armate angolane]] (FAA) composte da 50.000 uomini. Le FAA dovevano essere composte da 40.000 soldati per l'esercito terrestre, 6.000 per la marina e 4.000 per l'aeronautica.<ref>George Wright, ''The Destruction of a Nation: United States' Policy Towards Angola Since 1945'', 1997, p. 159</ref> Mentre l'UNITA, in gran parte, non venne disarmata, le FAA aderirono all'accordo e lasciarono il governo svantaggiato.<ref>[https://www.globalwitness.org/library/all-presidents-men globalwitness.org: All the President's men]</ref>
Il primo turno delle elezioni presidenziali si tenne il 29-30 settembre [[1992]], Dos Santos ricevette il 49,57% e Savimbi il 40,6%. La legge elettorale prevedeva un secondo turno, se nessuna forza avesse ottenuto più del 50%. Savimbi insieme a otto partiti di opposizione e molti altri osservatori disse che le elezioni non furono ne libere ne eque.<ref name="Human Rights 2000">National Society for Human Rights, ''Ending the Angolan Conflict'', Windhoek, Namibia, July 3, 2000 (opposition parties, massacres); John Matthew, ''Letters'', The Times, 6 novembre 1992; NSHR, Press Releases, September 12, 2000, May 16, 2001 (MPLA atrocities)</ref> Un osservatore ufficiale scrisse che c'era una piccola supervisione dell'[[ONU]], 500.000 elettori dell'[[UNITA]] erano prigionieri e c'erano 100 seggi elettorali clandestini.<ref>National Society for Human Rights, ''Ending the Angolan Conflict'', Windhoek, Namibia, July 3, 2000</ref><ref>John Matthew, ''Letters'', The Times, 6 novembre 1992</ref> Savimbi inviò il vicepresidente dell'UNITA [[Jeremias Chitunda]] a [[Luanda]] per negoziare le condizioni per il secondo turno.<ref>Rothchild,
L'[[UNITA]] con una serie di importanti vittorie riuscì a prendere il controllo di [[Caxito]], [[Huambo]], [[M'banza Kongo]], [[Ndalatando]] e [[Uíge]], capitali di provincia che non fu in grado di conquistare dal 1976, e si diresse verso [[Kuito]], [[Luena (Angola)|Luena]] e [[Malange]]. Mentre i governi degli [[Stati Uniti]] e del [[Sudafrica]] bloccarono gli aiuti all'[[UNITA]], questi continuavano da parte dello [[Zaire]] di [[Mobutu]].<ref name="Hodges 2004. pp. 15–16">Hodges, 2004. pp. 15–16</ref> Nel gennaio [[1993]] l'[[UNITA]] tentò di prendere il controllo di [[Cabinda (città)|Cabinda]]. Edward DeJarnette, direttore dell'ufficio relazioni in Angola per gli Stati Uniti per l'[[Bill Clinton|amministrazione Clinton]], avvertì Savimbi che se l'UNITA avesse alterato o bloccato la produzione di Cabinda, gli [[Stati Uniti]] avrebbero posto la parola fine agli aiuti. Il 9 gennaio l'[[UNITA]] avviò la cosiddetta ''[[Guerra delle città]]'', una battaglia di 55 giorni su Huambo. Centinaia di migliaia di persone fuggirono e 10.000 furono uccise prima che l'UNITA prendesse il controllo il 7 marzo. Il governo portò avanti la pulizia etnica dei Bakongo e, in misura minore, dei Ovimbundu in molte città, soprattutto a [[Luanda]] in quello che viene ricordato come il massacro del Bloody friday del 22 gennaio. Rappresentanti del governo e dell'[[UNITA]] si incontrarono cinque giorni dopo in [[Etiopia]] ma i negoziati per ristabilire la pace fallirono.<ref>Leon Kukkuk, ''Letters to Gabriella: Angola's Last War for Peace, What the Un Did And Why'', 2004, p. 462.</ref> Il [[Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite]], il 15 settembre 1993, con la [[Risoluzione 864]] vietò la vendita di armi e carburante all'UNITA. Probabilmente, il mutamento più chiaro nella politica estera americana si ebbe quando il presidente [[Bill Clinton]], con l'ordine esecutivo 12865 del 23 settembre, definì l'UNITA come "una minaccia costante agli obiettivi di politica estera degli Stati Uniti".<ref name="Roberts, Janine 2003 pp. 223">Janine Roberts, ''Glitter & Greed: The Secret World of the Diamond Empire'', 2003, pp. 223–224.</ref> Nell'agosto 1993 l'UNITA aveva il controllo del 70 % dell'[[Angola]] ma le vittorie militari del governo nel [[1994]] la spinsero a chiedere la pace. Nel novembre 1994 aveva preso il controllo del 60 % del paese. [[Jonas Savimbi|Savimbi]] definì la situazione dell'[[UNITA]] come la "crisi più profonda" dai tempi della sua creazione.<ref name="ref_A" /><ref>Alex Vines,
=== Protocollo di Lusaka ===
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