Giufà: differenze tra le versioni

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'''Giufà''', chiamato a volte anche '''Giucà''', è un [[personaggio letterario]] della [[tradizione orale]] popolare della [[Sicilia]] e [[Lingua giudeo-spagnola|giudaico-spagnola]]. Un personaggio analogo ricorre anche, con nomi diversi, in altre tradizioni regionali: ''Giufà e'' ''Jugale'' in [[Calabria]], ''Giuccamatta'' in [[Toscana]], ''Ciuccianespole'' in [[Umbria]]{{senza fonte}}, ''Vardiello'' in [[Campania]]<ref>[[Giambattista Basile]], ''[[Lo cunto de li cunti]]'', 1634.</ref>.
 
Nella letteratura scritta egli compare, in modo compiuto, nell'opera dell'[[etnologo]] [[Giuseppe PitrèPitré]] (1841-1916), celebre studioso di tradizioni popolari e di folclore siciliano tra la fine dell'[[XIX secolo|Ottocento]] e l'inizio del [[XX secolo|Novecento]], che ne raccolse e riprese le storie popolari diffuse in varie parti della [[Sicilia]]. La prima comparsa nella tradizione scritta risale almeno al 1845, quando il personaggio è attestato in un adattamento in [[lingua italiana]] di una storia di [[Venerando Gangi]] (1748-1816), favolista [[dialetto siciliano|siciliano]]<ref>Cfr. ''[[s:Una storia di Giufà|Una Storia di Giufà]]'', di [[Venerando Gangi]], adattata da Agostino Longo in ''Aneddoti siciliani'', Stamperia Mammeci Papale, Catania, 1845 (p. 47, n. XXII). Testo on line su su [[Wikisource]].</ref>.
 
== Il personaggio nelle sue varianti siciliana e giudaico-spagnola ==
=== Tradizione siciliana ===
Giufà è un personaggio privo di qualsiasi malizia e furberia, credulone, facile preda di malandrini e truffatori di ogni genere. Nella sua vita gli saranno rubati o sottratti, in modo truffaldino e con estrema facilità, una [[pentola]], un [[maiale]], un [[pollo arrosto]], un [[asino]], una [[gallina]], un [[tacchino]]. L'[[Iperbole (figura retorica)|iperbolica]] trama descritta dal PitrèPitré prende spunto da fatti realmente ricorrenti nelle campagne del palermitano, quando ladri e imbroglioni ricorrevano a promesse allettanti avanzate a ragazzi (che mai avrebbero mantenuto) per ottenerne in cambio prelibatezze sottratte alla campagna o alle dispense dei loro genitori.
 
Un esempio della tipica stoltezza del personaggio si ha nell'episodio "''Giufà, tirati la porta''" nel quale sua madre gli ricorda: "''Quando esci, tirati dietro la porta''" (nel senso di "accosta, chiudi, la porta"). Ma il giovane prende alla lettera l'invito e, anziché chiudere la porta, la scardina e se la porta con sé a messa. Giufà è un bambino, molto ignorante, che si esprime per [[frasi fatte]] e che conosce soltanto una certa tradizione orale impartitagli dalla madre. Nelle sue avventure egli si caccia spesso nei guai, ma riesce quasi sempre a uscirne illeso, spesso involontariamente. Giufà vive alla giornata, in maniera candida e spensierata, incurante di un mondo esterno che pare sempre sul punto di crollargli addosso. Personaggio creato in chiave comica, caricatura di tutti i bambini siciliani, Giufà fa sorridere, con le sue incredibili storie di sfortuna, sciocchezza e saggezza, ma ha anche il gran merito di far conoscere meglio la cultura dominante in [[Sicilia]] tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento.
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* [[Ascanio Celestini]], ''Cecafumo. Storie da leggere ad alta voce''. Roma, Donzelli, 2002 (testo e CD audio).
* [[Ascanio Celestini]], ''Giufà e re Salomone'' (con le illustrazioni di Maja Celija). Roma, Donzelli, 2009.
* Di [[Giuseppe PitrèPitré]]:
** ''Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane''. Pubblicato tra il 1871 e il 1913.
** ''Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani''.
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* [[Scemo del villaggio]]
* [[Folclore]]
* [[Giuseppe PitrèPitré]]: ''[[Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane]]'', [[Museo etnografico siciliano Giuseppe Pitré]]
 
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