Publio Cornelio Scipione: differenze tra le versioni
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[[File:Campagna africana di Scipione 204-203 aC.png|thumb|left|La campagna di Publio Cornelio Scipione in Africa nel 204-203 a.C.|300x300px]]
Nel [[204 a.C.]] Publio Cornelio fu nominato [[proconsole]] e poté continuare con il suo progetto di portare la guerra in Africa. Partito da ''[[Lilibeo]]'' (oggi [[Marsala]]), sbarcò nei pressi di [[Utica (Tunisia)|''Utica'']] scompaginando i piani dei Cartaginesi, comunque superiori in forze (60.000 uomini contro i 35.000 di Publio), che lo attendevano a [[Empúries|''Emporia'']], in Spagna. Viene raggiunto da [[Massinissa]], con cui aveva accortamente negoziato, e dalla sua cavalleria. Legato alla causa cartaginese invece, era l'altro principe numida [[Siface]], che aveva sposato la bella figlia di Asdrubale
Durante l'inverno, Scipione, considerata l'enorme superiorità numerica degli avversari, elaborò un piano per indebolire il nemico. Siface e Asdrubale si erano accampati su due alture adiacenti. Informato che i quartieri d'inverno dei nemici erano costituiti da ripari in legno e giunco addossati gli uni con gli altri, Scipione pensò di incendiare il campo nemico e approfittare della confusione che ne sarebbe seguita per sferrare un attacco a sorpresa. Con la scusa di cercare un accordo per evitare una guerra, mandò una serie di ambascerie, facendo mescolare tra gli ambasciatori esploratori e centurioni che approfittarono dei colloqui per raccogliere dettagliate informazioni topografiche utili per l'attacco. Poi, in primavera, sentendosi pronto, interruppe i negoziati e fece salpare le sue navi in direzione di Utica, come se avesse intenzione di assalire la città dal mare. Ma nottetempo si portò presso i quartieri d'inverno di Siface e, dopo aver bloccato ogni via di fuga, appiccò l'incendio che, come previsto, si estese in breve tempo all'intero accampamento. Non appena i cartaginesi dell'accampamento di Asdrubale, credendo accidentale l'incendio, si precipitarono fuori in aiuto, vennero annientati. Secondo Livio, furono uccisi o morirono tra le fiamme circa quarantamila uomini e quasi cinquemila furono fatti prigionieri. Scipione aveva sbaragliato in un colpo solo, quasi senza perdite, forze numericamente superiori. Polibio, che probabilmente ottenne le informazioni da Lelio, che partecipò all'attacco, giudicò, fra tutte le numerose e notevoli imprese di Scipione, come "il più straordinario dei fatti d'arme da lui ideato ed eseguito".<ref>{{cita|Liddell Hart 1987|pp. 91-95}}.</ref> Sia Asdrubale che Siface riuscirono a mettersi in salvo, il primo si ritirò a Cartagine mentre l'altro tornò in Numidia. Grazie a nuovi arruolati e all'arrivo di 4.000 mercenari dalla Spagna, nel giro di un mese, Asdrubale e Siface ripresero le ostilità, ma vennero sconfitti ai Campi Magni (presso [[Souk El Khemis|Souk El Kremis]]), sul corso superiore del [[Bagrada]], a centoventi chilometri a ovest di Utica. Solo grazie all'eroica resistenza dei Celtiberi i due riuscirono a mettersi in salvo. Asdrubale ritornò nuovamente a Cartagine, mentre Siface si ritirò nella propria capitale, ''Cirta'': l'odierna [[Costantina (Algeria)|Costantina]].<ref>{{cita|Liddell Hart 1987|pp. 96-98}}.</ref>
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