Cristoforo Colombo: differenze tra le versioni

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Consapevole che per il viaggio di ritorno la flotta avrebbe dovuto muovere a settentrione per uscire dal regime degli alisei, Colombo risalì fino al 35º parallelo, quasi in linea col parallelo di [[Cabo de São Vicente|Capo San Vincenzo]] in Portogallo. Quindi, il 23 gennaio, puntò la prua a levante.<ref>{{Cita|Taviani|p. 55}}.</ref> Il navigatore non poteva sapere che in inverno, a tali latitudini, l'oceano Atlantico è sconvolto da violentissime tempeste come quella in cui s'imbatté il 13 febbraio.<ref>{{cita|Everett|p. 52}}.</ref> L'uragano durò circa due giorni, ridusse allo stremo la resistenza delle piccole caravelle e le separò senza alcuna possibilità di manovra. Colombo, temendo il peggio, gettò in acqua un barile che conteneva i documenti e i resoconti dell'impresa (il barile non venne mai ritrovato).<ref>{{Cita|Granzotto|p. 216}}.</ref> Placatasi finalmente la burrasca, Colombo approdò fortunosamente alle isole [[Azzorre]], sull'isola di [[Santa Maria (Azzorre)|Santa Maria]]. Da qui, le malconce ''Niña'' e ''Pinta'' ripartirono il 24 febbraio arrivando otto giorni dopo a [[Restelo]], nei pressi di Lisbona. [[Rui de Pina]], [[Umanesimo|umanista]] portoghese alla corte di [[Giovanni II di Portogallo|Giovanni II]], scrisse del suo arrivo in Portogallo: {{Citazione|Il 6 marzo 1493 è arrivato dalle Antille di Castiglia Cristoforo Colombo, italiano...}}
 
Nonostante l'inimicizia dei portoghesi, Colombo venne cortesemente ricevuto da re Giovanni II<ref>Nell'incontro il Re rimase perplesso nel vedere le nuove genti, come scrive J. de Barros nel suo ''De Asia''. Si veda anche {{Cita|Ruggero|p. 81}}.</ref> a [[Vale do Paraíso]], vicino [[Azambuja]], mettendo a sua disposizione il porto di Lisbona per il restauro della caravella. [[Martín Alonso Pinzón]], intanto, era riuscito a giungere a [[Baiona (Spagna)|Baiona]] nell'attuale Galizia ai primi di marzo (rientrando quindi nella Penisola Iberica prima di Colombo)<ref>Chiese di incontrare i reali di Castiglia e Aragona ma non gli venne concesso tale onore. Si veda {{Cita|Granzotto|p. 231}}.</ref>; fece poi vela per Palos arrivandovi poche ore dopo la ''Niña'', già sofferente di una misteriosa malattia che in breve tempo lo condusse alla morte (probabilmente la [[sifilide]]).<ref>{{Cita|Taviani|p. 293}}.</ref>
 
Colombo aveva portato con sé un po' di [[oro]], [[tabacco]] e alcuni [[pappagallo|pappagalli]] da offrire ai sovrani quali segni tangibili delle potenzialità delle "isole dell'India oltre il Gange". Condusse anche dieci indiani Taino. Furono giorni di festa nelle città di Siviglia, Cordova e Barcellona, dove l'Ammiraglio giunse il 20 aprile accolto dai sovrani con onori trionfali. Il ricevimento continuò nella cappella di Sant'Anna per celebrare il ''[[Te Deum laudamus|Te Deum]]''<ref>{{Cita|Davidson|p. 288}}.</ref> consumando poi un pranzo con il rito della "salva", solitamente riservata alla stirpe di sangue reale.<ref>Consisteva nell'assaggio preliminare del re dei cibi dell'ospite e, dopo l'assaggio, il cibo veniva coperto da un coperchio. Per dettagli si veda {{Cita|Grazotto|p. 236}}.</ref> I sovrani lo sollecitarono infine a intraprendere una seconda spedizione.