Io, l'erede: differenze tra le versioni

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Egli però sarà, come il padre, oggetto di scherno e derisioni, quasi fosse un buffone di [[corte]] ma in cambio vivrà alle spalle della famiglia e in più godrà dei favori di una delle donne dei Selciano così come era già accaduto per il defunto Prospero.
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==Analisi della commedia==
 
Eduardo si misura in questa commedia con le tematiche pirandelliane volendo però mantenere i contatti con la farsa dialettale napoletana. Vuole dimostrare come questo teatro popolare possa assumere a dignità d'arte, come sia possibile cioè la conciliazione tra un uso comico e uno drammatico del dialetto per arrivare ad un tipo di commedia dove permanessero assieme i toni comici alla Scarpetta e quelli drammatici del Teatro d'Arte.
Il fratello Peppino molto sensibile ai gusti del pubblico avrebbe voluto che la commedia non fosse rappresentata ed infatti l'accoglienza del pubblico fiorentino del Teatro La Pergola fu piuttosto tiepida. Eduardo tradusse e rivide profondamente il testo nel 1972 e in questa nuova versione ebbe successo ma egli non recitò più alcun ruolo nella commedia.
 
Il tema apparentemente stravagante della commedia che cioè la beneficenza è qualcosa di positivo sia per chi la fa, soddisfacendo il proprio spirito di altruismo, sia per chi la riceve è qui mescolato alla critica di una certa società borghese che con gli avanzi della propria ricchezza soddisfa il proprio ipocrita buonismo.
Altrettanto paradossale e pirandelliana è la figura di Ludovico Ribera che ragiona con una logica tipica delle maschere di Pirandello: è lui, l'erede, in fondo che benefica la famiglia perché le dà la possibilità di presentarsi agli occhi del mondo con l'ipocrita facciata di benefattori.
 
 
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