Papa Felice III: differenze tra le versioni

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'''Felice III''', [[santo]], al secolo '''Felice Anicio ''' - da non confondersi con il ''' Felice Anicio Frangipane''', vissuto a Roma nell'ottavo secolo e così soprannominato perché distribuì del pane durante una carestia - fu il 48° [[papa]] dal [[13 marzo]] [[483]] al [[492]]. Nacque in una famiglia senatoriale romana, la [[gens Anicia]]; sembra che prima di accedere agli [[ordine sacro|ordini sacri]], sia stato sposato ed abbia avuto un figlio, Gordiano, padre a sua volta del futuro [[Papa Agapito I]] e di Palatino, a sua volta padre di un secondo Gordiano e nonno di [[Papa Gregorio I]].
 
'''Felice III''', al secolo '''Felice Anicio ''' - da non confondersi con il ''' Felice Anicio Frangipane''', vissuto a Roma nell'VIII secolo e così soprannominato perché distribuì del pane durante una carestia - fu il 48° [[papa]] della [[Chiesa cattolica]], che lo venera come [[santo]]. Regnò dal [[13 marzo]] [[483]] al [[492]].
In realtà di Felice, [[cardinale]] di [[Santi Nereo e Achilleo (titolo cardinalizio)|Fasciolae]], non si conosce nulla di certo fino a quando non successe a [[papa Simplicio]] (483).
 
==Biografia==
A quella data la Chiesa era ancora nel mezzo del suo lungo conflitto con l'[[eresia]] di [[Eutiche]]. L'anno precedente, l'imperatore [[Zenone (imperatore)|Zenone]], dietro suggerimento di [[Acacio di Costantinopoli|Acacio]], [[Patriarca]] di [[Constantinopoli]], aveva pubblicato un editto noto come il [[Enotico|Henoticon]] o Atto di Unione, nel quale dichiarava che nessun simbolo di fede, diverso da quelli stabiliti a [[Concilio di Nicea|Nicea]], con le aggiunte del [[381]], poteva essere riconosciuto. L'editto venne interpretato come un obbligo di riconciliazione tra cattolici ed [[Eutichianeasimo|Eutchiani]], ma provocò conflitti più grandi che mai, e divise la Chiesa orientale in tre o quattro fazioni. Nel momento in cui i cattolici rifiutarono l'editto, l'imperatore sostituì i patriarchi di [[Antiochia]] e quello di [[Alessandria d'Egitto]]. [[Pietro Fullo]], un noto [[monofisismo|monofisita]], si insediò nella sede di Antiochia e [[Pietro III di Alessandria|Pietro Mongo]], occupò quella di Alessandria. Nel suo primo [[sinodo]], Felice scomunicò Pietro Fullo, che fu condannato anche da Acacio in un sinodo di Constantinopoli. Nel [[484]], Felice scomunicò anche Pietro Mongo, un atto che fece sorgere un [[scisma]] fra Oriente ed Occidente e che non fu ricomposto per i successivi 35 anni. Pietro Mongo, tuttavia, si ingraziò l'imperatore ed Acacio sottoscrivendo l'Henoticon, e, con sommo dispiacere di molti dei [[vescovo|vescovi]], fu riammesso in comunione da Acacio.
'''Felice III''', [[santo]], al secolo '''Felice Anicio ''' - da non confondersi con il ''' Felice Anicio Frangipane''', vissuto a Roma nell'ottavo secolo e così soprannominato perché distribuì del pane durante una carestia - fu il 48° [[papa]] dal [[13 marzo]] [[483]] al [[492]]. Nacque innacque una famiglia senatoriale romana, la [[gens Anicia]]; sembra che prima di accedere agli [[ordineOrdine sacro|ordini sacri]], sia stato sposato ed abbia avuto un figlio, Gordiano, padre a sua volta del futuro [[Papa Agapito I]] e di Palatino, a sua volta padre di un secondo Gordiano e nonno di [[Papa Gregorio I]].
 
In realtà di Felice, [[cardinale]]titolare di ''[[Santi Nereo e Achilleo (titolo cardinalizio)|Fasciolae]]'', non si conosce nulla di certo fino a quando non successe a [[papa Simplicio]] (483).
Felice, dopo aver convocato un nuovo sinodo, spedì dei [[legato pontificio|legati]] all'imperatore e ad Acacio per ingiungergli di espellere Pietro Mongo da Alessandria e per costringere Acacio a presentarsi a [[Roma]] per spiegare la sua condotta. I legati furono catturati e imprigionati; poi spinti da minacce e promesse, entrarono in comunione con gli eretici inserendo il nome di Pietro Mongo nella lettura dei sacri distici. Quando il loro tradimento fu reso noto a Roma da Simeone, uno dei monaci Acaemeti, Felice convocò un sinodo di 77 vescovi nella [[Basilica di San Giovanni in Laterano|Basilica Laterana]], che scomunicò Acacio ed i legati pontifici. Sostenuto dall'imperatore, Acacio ignorò la scomunica, rimosse il nome del papa dai sacri distici e rimase nella sua sede fino alla morte, che ebbe luogo uno o due anni più tardi. Il suo successore Phravitas, spedì dei messaggeri a Felice con l'assicurazione che non sarebbe stato in comunione con Pietro Mongo, ma, avendo il papa compreso che questa era una falsità, lo scisma continuò. Pietro, essendo nel frattempo morto Ethymus, il successore di Phravitas, cercò di rientrare in comunione con Roma ma il papa rifiutò, dato che il nuovo vescovo non toglieva i nomi dei suoi due predecessori dai sacri distici. Lo scisma, noto come [[Scisma Acaciano]] terminò solo nel [[518]], durante il regno di [[Giustiniano]].
 
===L'eresia monofisita===
In [[Africa]], i [[Vandali]] [[Genserico]] e suo figlio [[Unerico]] avevano perseguitato la Chiesa per più di 50 anni ed avevano costretto molti cattolici all'esilio. Quando la pace fu ristabilita, molti di quelli che per paura erano caduti nell'eresia ed erano stati ribattezzati [[Arianesimo|ariani]], desiderarono ritornare alla Chiesa. Poiché venivano respinti da coloro che erano rimasti fedeli, fecero appello a Felice, che convocò un sinodo nel [[487]], e spedì una lettera ai vescovi d'Africa in cui esponeva le condizioni alle quali costoro avrebbero potuto essere riammessi in seno alla Chiesa. Felice morì nel 492, dopo 8 anni, 11 mesi e 23 giorni di regno. La sua festa cade il [[1° marzo]].
A quella data la Chiesa era ancora nel mezzo del suo lungo conflitto con l'[[eresia]] di [[Eutiche]]. L'anno precedente, l'imperatore [[Zenone (imperatore)di Bisanzio|Zenone]], dietro suggerimento di [[Acacio (patriarca di Costantinopoli)|Acacio]], [[Patriarca]] di [[Constantinopoli]], aveva pubblicato un editto noto come il ''[[Enotico|HenoticonHenotikon]]'' o Atto di Unione, nel quale dichiarava che nessun simbolo di fede, diverso da quelli stabiliti a [[Concilio di Nicea|Nicea]], con le aggiunte del [[381]], poteva essere riconosciuto. L'editto venne interpretato come un obbligo di riconciliazione tra cattolici ed [[EutichianeasimoEutichianesimo|Eutchiani]], ma provocò conflitti più grandi che mai, e divise la Chiesa orientale in tre o quattro fazioni. Nel momento in cui i cattolici rifiutarono l'editto, l'imperatore sostituì i patriarchi di [[Antiochia di Siria]] e quello di [[Alessandria d'Egitto]]. [[Pietro Fullo]], un noto [[monofisismo|monofisita]], si insediò nella sede di Antiochia e [[Pietro III di Alessandria|Pietro Mongo]], occupò quella di Alessandria. Nel suo primo [[sinodo]], Felice scomunicò Pietro Fullo, che fu condannato anche da Acacio in un sinodo di [[Constantinopoli]]. Nel [[484]], Felice scomunicò anche Pietro Mongo, un atto che fece sorgere un [[scisma]] fra Oriente ed Occidente e che non fu ricomposto per i successivi 35 anni. Pietro Mongo, tuttavia, si ingraziò l'imperatore ed Acacio sottoscrivendo l<nowiki>'</nowiki>''Henoticon'', e, con sommo dispiacere di molti dei [[vescovo|vescovi]], fu riammesso in [[comunione]] da Acacio.
 
Felice, dopo aver convocato un nuovo sinodo, spedì dei [[legato pontificio|legati]] all'imperatore e ad Acacio per ingiungergli di espellere Pietro Mongo da Alessandria e per costringere Acacio a presentarsi a [[Roma]] per spiegare la sua condotta. I legati furono catturati e imprigionati; poi spinti da minacce e promesse, entrarono in comunione con gli eretici inserendo il nome di Pietro Mongo nella lettura dei sacri distici[[Dittico|dittici]]. Quando il loro tradimento fu reso noto a Roma da Simeone, uno dei monaci ''Acaemeti'', Felice convocò un sinodo di 77 vescovi nella [[Basilica di San Giovanni in Laterano|Basilica Laterana]], che scomunicò Acacio ed i legati pontifici. Sostenuto dall'imperatore, Acacio ignorò la scomunica, rimosse il nome del papa dai sacri disticidittici e rimase nella sua sede fino alla morte, che ebbe luogo uno o due anni più tardi. Il suo successore PhravitasFravita, spedìinviò dei messaggeri a Felice con l'assicurazione che non sarebbe stato in comunione con Pietro Mongo, ma, avendo il papa compreso che questa era una falsità, lo scisma continuò. Pietro, essendo nel frattempo morto EthymusEtimo, il successore di PhravitasFravita, cercò di rientrare in comunione con Roma ma il papa rifiutò, dato che il nuovo vescovo non toglieva i nomi dei suoi due predecessori dai sacri disticidittici. Lo scisma, noto come [[Scisma Acaciano]] terminò solo nel [[518]], durante il regno di [[Giustiniano I di Bisanzio]].
A causa di un emendamento nella numerazione dei papi, Felice III dovrebbe più correttamente essere chiamato Felice II, in quanto [[papa Felice II]] è considerato un [[antipapa]].
 
===L'eresia ariana===
==Note==
In [[Africa (provincia)|Africa]], i [[Vandali]] [[Genserico]] e suo figlio [[Unerico]] avevano perseguitato la Chiesa per più di 50 anni ed avevano costretto molti cattolici all'esilio. Quando la pace fu ristabilita, molti di quelli che per paura erano caduti nell'eresia ed erano stati ribattezzati [[Arianesimo|ariani]], desiderarono ritornare alla Chiesa. Poiché venivano respinti da coloro che erano rimasti fedeli, fecero appello a Felice, che convocò un sinodo nel [[487]], e spedì una lettera ai vescovi d'Africa in cui esponeva le condizioni alle quali costoro avrebbero potuto essere riammessi in seno alla Chiesa. Felice morì nel 492, dopo 8 anni, 11 mesi e 23 giorni di regno. LaVenne suasepolto festanella cadetomba ildi famiglia della [[Basilica di San Paolo fuori le marzomura]].
<references/>
 
A causa di un emendamento nella numerazione dei papi, Felice III dovrebbe più correttamente essere chiamato Felice II, in quanto [[Antipapa Felice II|papa Felice II]] è considerato un [[antipapa]].
 
==NoteCulto==
La [[Festa (liturgia)|festa]] di Felice ricorre il [[1 marzo|1° marzo]].
 
Dal [[Martirologio Romano]]:
{{quote|1 marzo - A Roma il natale di san Felice terzo, Papa, trisavolo di san Gregorio Magno. Lo stesso Gregorio narra di lui che comparve a sua nipote Tarsilla e la chiamò alle gioie celesti.}}
 
==Bibliografia==
* [[Catholic Encyclopedia]], Volume VI. [[New York]] [[1909]], Robert Appleton Company. [[Nihil obstat]], [[1 settembre]] 1909. Remy Lafort, S.T.D., Censor. [[Imprimatur]] +[[Cardinale]] [[John Murphy Farley]], [[Arcidiocesi di New York|Arcivescovo di New York]];
* Giovanni Sicari, «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma», [[1998]], collana Monografie Romane a cura dell'Alma Roma.
 
[[Categoria:Papi|Felice 03]]
{{Papi}}
[[Categoria:Biografie di santi|Felice]]
[[Categoria:Anicii|Felice]]
 
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[[ca:Fèlix III]]