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Nonostante le polemiche, la 31ª ''Berlinale'' riuscì a registrare un nuovo record con circa il 15% di visitatori in più rispetto all'edizione precedente e alla fine l'organizzazione fu elogiata da tutti i partecipanti. Inoltre le principali case cinematografiche statunitensi tornarono dopo essere state assenti negli anni precedenti e la continua internazionalizzazione del festival fu evidenziata da una maggiore partecipazione dei Paesi del [[Sud-est asiatico]].
* 1982
Il desiderio di tornare al ''glamour'' che secondo alcuni degli addetti ai lavori mancava ormai da troppo tempo fu in parte compensato dal gran numero di ospiti famosi che sfilarono alla 32ª ''Berlinale'', tra cui [[Lino Ventura]], [[Jeanne Moreau]], [[Claudia Cardinale]], [[Franco Nero]], [[Sally Field]], [[Lilli Palmer]], [[Michel Piccoli]] e [[Ingrid Thulin]]. La presenza di [[James Stewart]], accolto con una standing ovation dagli spettatori dello Zoo Palast, e della presidente di giuria [[Joan Fontaine]] che nel 1951 aveva aperto la prima edizione con ''[[Rebecca - La prima moglie (film)|Rebecca - La prima moglie]]'' di [[Alfred Hitchcock]], contribuirono a ricordare a tutti lo splendore dei primi anni.
Il peso dell'industria sul Festival di Berlino e i tentativi di influenzare il programma da parte di multinazionali, produttori e distributori si rivelò quest'anno soprattutto in due casi. La [[Gaumont]] impedì la proiezione come film di chiusura di ''[[La montagna incantata (film)|La montagna incantata]]'' di [[Hans W. Geißendörfer]] contro la volontà dei co-produttori tedeschi, mentre la [[première]] di ''[[Dolci ore]]'' di [[Carlos Saura]] venne annullata a causa della pressione del co-produttore francese [[Jacques Roitfeld]], che preferì mostrarlo durante un omaggio al regista spagnolo al [[Festival di Cannes]].
Il cinema statunitense sembrò mostrare un rinnovato interesse per la ''Berlinale'', che soprattutto nel Forum incluse film indipendenti e [[Cinema underground|underground]] tra cui alcune opere di [[Amos Poe]], mentre l'Info-Schau assunse un carattere più innovativo sotto la direzione di [[Manfred Salzgeber]] e [[Wieland Speck]] e fu dominato dal cinema asiatico e da una nuova generazione di registi provenienti da [[Corea]], [[Hong Kong]], [[Cina]] e [[Indonesia]]. Nella stessa sezione venne mostrata una retrospettiva del regista e sceneggiatore austriaco [[Alf Brustellin]], deceduto nel novembre 1981 in un incidente d'auto, introdotta dagli amici e colleghi [[Bernhard Sinkel]] e [[Ula Stöckl]].
Ma l'edizione del 1982 fu segnata soprattutto dalla [[Germania Ovest]], presente con circa novanta produzioni tra cui due lungometraggi in concorso e tre fuori concorso. Dopo il boicottaggio minacciato l'anno precedente, i registi tedeschi instaurarono un dialogo con la direzione grazie anche a Heinz Badewitz, responsabile per la serie del [[Nuovo cinema tedesco]] al quale [[Moritz de Hadeln]] dette maggiore autorità e il compito di mediare tra le parti. L'[[Orso d'oro]] a ''[[Veronika Voss]]'' di [[Rainer Werner Fassbinder]], che già due volte in passato era uscito a mani vuote nonostante il favore dei pronostici con ''[[Effi Briest (film)|Effi Briest]]'' (1974) e ''[[Il matrimonio di Maria Braun]]'' (1979), fu considerato una sorta di risarcimento da molti osservatori.
Così come già avvenuto nel recente passato, la fase di preparazione della ''Berlinale'' fu caratterizzata da aspre polemiche che quest'anno originarono dal rifiuto di de Hadeln di proiettare come film d'apertura ''[[Fuga nella notte]]'' diretto da [[Delbert Mann]], la vera storia di due famiglie fuggite dalla [[Germania Est]] nel 1979 con una mongolfiera. Preoccupato per il contenuto della pellicola, che era certo avrebbe creato malumori nella [[DDR]], il direttore fece riferimento alle linee guida della [[FIAPF]] che non permettevano la proiezione di film "diretti contro altri Paesi partecipanti al festival" e nel gennaio 1982 comunicò la decisione al produttore Hellmuth P. Gattinger, presidente della Centfox-Film GmbH.
Quest'ultimo fece ricorso ad una campagna diffamatoria attraverso le pubblicazioni del gruppo editoriale conservatore [[Axel Springer (azienda)|Axel Springer SE]], che accusarono de Hadeln di "ossequiosità" verso la Germania Est e "vigliaccheria di fronte al nemico". Su ''[[Welt am Sonntag]]'' il giornalista e cineasta Will Tremper scrisse che il Festival di Berlino si era «deteriorato in un noioso luogo d'incontro per le ideologie all'ombra della distensione» e lo stesso Gattinger inserì un annuncio sulla rivista ''Filmecho/Filmwoche'' che affermava: «Il signor de Hadeln non storce il naso per niente tranne che per le grida di aiuto dei perseguitati, perché è di questo che parla il film».
Inoltre, da quando il panorama politico si era spostato a favore della [[Unione Cristiano-Democratica di Germania|CDU]] la campagna era stata appoggiata dal [[Senato di Berlino]] e l'idoneità di de Hadeln, che era stato nominato sotto un'amministrazione socialdemocratica, fu nuovamente messa in discussione. A suo favore si schierarono il segretario di stato [[Partito Liberale Democratico (Germania)|liberale]] Andreas von Schoeler, che definì le critiche «un violento attacco alla libertà dell'arte e della cultura garantite dall'articolo 5 della [[Legge fondamentale della Repubblica Federale di Germania|Costituzione]]», e il sindaco [[Richard von Weizsäcker]] che dichiarò: «Quando si tratta di film da tutte le aree del mondo, in senso geografico, politico e culturale, la direzione deve costantemente affrontare nuovi e grandi problemi. La direzione dominerà questi problemi se sarà in grado di essere indipendente e se la sua indipendenza sarà rispettata».
Alla fine de Hadeln riuscì ancora una volta a conquistare la fiducia dei suoi colleghi e il rispetto di alcuni dei suoi detrattori. La proiezione di ''Fuga nella notte'', sponsorizzata dalla Springer, si svolse contemporaneamente alla cerimonia di apertura ma fu ignorata da molti dei presenti al festival.
=== Gli anni novanta ===
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