Castello di Melegnano: differenze tra le versioni
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[[Image:Castello di Melegnano 0313.JPG|thumb|right|250px|Stemma della famiglia degli Orsini di Pitigliano]]
[[Image:Castello di Melegnano 0308.JPG|thumb|right|250px|Stemma della famiglia Altemps (von Hohenems)]]
La sala degli Stemmi, immediatamente successiva a quella degli Argonauti, è contraddistinta nella parte superiore delle quattro pareti da sedici dipinti di stemmi di importanti famiglie nobili, imparentate od alleate dei Medici di Melegnano. Nei secoli la sala venne successivamente adattata a cappella privata ad uso della famiglia. Questo dato è tutt'altro che irrilevante se pensiamo che la tradizione medievale voleva che i cavalieri appendessero le loro insegne all'interno delle cappelle o delle chiese dove erano soliti riunirsi<ref>Si veda a tal proposito l'esempio anglosassone della [[Cappella di San Giorgio (castello di Windsor)|Cappella di San Giorgio]] nel [[Castello di Windsor]].</ref> per esprimere un legame ancora più profondo tra chiesa e cavalleria e soprattutto tra i valori cristiani e quelli propri della cavalleria. Vi si trovano gli stemmi delle famiglie Visconti, Morone, Sforza, Calvi, Balsamo, Castaldi, Del Maino, Crivelli, Altemps (von Hohenems), Medici, Gonzaga, Serbelloni, Borromeo, Medici di Firenze, Orsini di Pitigliano, Rainoldi.<ref>A. Balzarotti, ''Studio sugli stemmi del castello di Melegnano - La "genealogia dipinta" dei Medici di Melegnano'', Corbetta, 2019</ref>
Coi Borromeo intercorrevano legami di parentela, mentre i Morone nella figura del cardinale [[Giovanni Morone]], erano famiglia particolarmente stimata da papa [[Pio IV]] che incaricò proprio Giovanni di preziose missioni diplomatiche in Francia ed in Germania. Lo stemma degli Sforza è un chiaro rimando alla figura di [[Francesco II Sforza]], amico personale della famiglia dei Medici di Melegnano, che lo stesso Giangiacomo aiutò durante la [[battaglia di Pavia]], tenendo impegnato n contingente di soldati mercenari svizzeri che [[Francesco I di Francia]] aveva richiesto sul campo di battaglia e che, non giungendo a destinazione per merito del Medici, consegnarono la vittoria al duca di Milano. Fu proprio Francesco II Sforza, a fronte di questi atti di valore, a nominare Giangiacomo primo marchese di Melegnano, titolo poi trasmesso anche ai suoi discendenti, titolo riconfermatogli poco dopo da [[Carlo V]] che succedette a Francesco II come duca di Milano non avendo questi lasciato eredi.<ref>M. Scardigli e A. Santangelo, ''Le armi del Diavolo - Anatomia di una battaglia: Pavia, 24 febbraio 1525'', De Agostini, Novara, 2015, ISBN 978-88-511-3551-5</ref>
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