Medici di Melegnano: differenze tra le versioni

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Le prime notizie sulla famiglia dei Medici di Melegnano vengono riportate da [[Paolo Morigia]] e riprese in seguito dallo storico e scrittore [[Giorgio Giulini]]; secondo tali informazioni la famiglia godeva di un'ottima reputazione sin dall'XI secolo a Milano, pur non godendo della nobilitazione. Il Ripamonti, nella sua ''Historia urbis Mediolani'' ed il Missaglia nella ''Vita di Gio. Jacopo Medici marchese di Marignano'' edita a Milano nel [[1865]], fanno derivare la casata dei Medici milanesi dal medesimo capostipite dei Medici fiorentini, mentre [[Ludovico Antonio Muratori]] riporta come la casata avesse origini completamente diverse e che a suo tempo venne inscritta nella matricola d'[[Ottone Visconti]]. Quel che è certo è che verso la fine del XIII secolo la famiglia dei Medici di Marignano si divise in cinque diramazioni: Medici di Porta Ticinese, Medici di Casorezzo, Medici di Nosigia, Medici d'Albairate e Medici di Novate.
 
La prima diramazione, la più influente di tutte, aveva sede nella città di Milano ed aveva la propria casa d'abitazione presso l'omonima contrada nella parrocchia di San Sisto. La linea dei Medici di Nosigia, venne in seguito definita "di Marignano" in quanto venne investita del feudo di [[Melegnano]] (anticamente "Marignano") ed aveva la propria casa presso la parrocchia milanese di San Martino in Nosigia, nell'area attualmente occupata da [[Palazzo Belgioioso]], dove rimase sino alla sua demolizione nel [[1677]]. Il primo dei Medici di Nosigia di cui si abbia notizia certa è Paolo (detto "Parolo") che fu decurione a Milano nel [[1335]] e nuovamente nel [[1340]], zio di Jacopino, che fu a sua volta membro del Consiglio Generale della città nel [[1390]] e che si schierò coi [[guelfi]] in città, divenendo prefetto della fabbrica del Duomo di Milano dal [[1406]] e sino al [[1411]]. Un suo discendente, Bernardino (m. 1519), ottenne dal governo l'incarico di gabbelliere, ma perse ingenti somme di denaro e si salvò grazie al matrimonio con Cecilia Serbelloni, unione da cui nacquero Giambattista (1500-1545) e Gabriele che furono entrambi uomini d'arme, Margherita (1510-1547), moglie del conte Giberto Borromeo e madre di [[San Carlo Borromeo|San Carlo]], Clara (1507-?) che sposò Wolfgang Teodoric von Hohenems (Altemps), Giovanni Angelo che divenne papa col nome di [[Pio IV]], Agosto (1501-1570) e [[GiangiacomoGian Giacomo Medici|GiangiacomoGian Giacomo]] (1495-1555), detto il ''Medeghino'', celebre condottiero della sua epoca e primo marchese di Melegnano con diploma del 1 marzo [[1532]].
 
Fu all'intraprendenza di quest'ultimo che si deve buona parte della fortuna e della fama della famiglia che, per coronare il nuovo status sociale raggiunto, fece erigere a Milano uno splendido palazzo in Via Brera su progetto di [[Vincenzo Seregni]], che venne continuato poi da Giovanni Angelo dopo la morte di GiangiacomoGian Giacomo. A GiangiacomoGian Giacomo succedette per mancanza di eredi il fratello Agosto che nel [[1549]] sposò Barbara Del Majno, figlia del conte Gaspare, senatore ducale. Questa seconda generazione dei duchi di Melegnano contrasse matrimonio importanti come quello di Cecilia (1553-1616), figlia di Agosto, che andò in sposa ad [[Ottavio Gonzaga]], figlio del duca di Guastalla, e GiangiacomoGian Giacomo II (1558-1599). Nel [[1579]], per ordine di [[Filippo II di Spagna]], il feudo delle Tre Pievi di cui era stato investito a suo tempo GiangiacomoGian Giacomo I, venne privato alla famiglia dei Medici di Melegnano per conferirlo al cardinale [[Tolomeo Gallio]].
 
GiangiacomoGian Giacomo II sposò Livia Castaldi, figlia del marchese di Cassano, molto ricca di famiglia, e da questo matrimonio nacquero Ferdinando (1581-1638) che fu ambasciatore e che nel 1610 vendette il palazzo di famiglia nella contrada milanese di Brera al conte Paolo Simonetta.<ref>Dopo una serie di altri passaggi di proprietà, nel 1865 il palazzo venne demolito per lasciare spazio ad altri edifici ancora oggi esistenti di fronte al palazzo di Brera.</ref> Suoi fratelli furono Giovanni Battista, Giovanni (detto il "marchesino", progenitori del ramo detto "dei marchesini"), Guglielmo (capostipite del ramo di Varese, estintosi nel 1702), GiangiacomoGian Giacomo (progenitore del ramo di Motta d'Induno, passata poi in Toscana), Gaspare (canonico lateranense e prevosto di Agazzano), Costanza e Isabella (monache), Barbara, Marcantonio e Francesco.
 
GiangiacomoGian Giacomo (1626-1686), crebbe alla corte di Toscana, ma vene poi sepolto nella tomba di famiglia nel duomo di Milano. Venne succeduto nel marchesato dal fratello Giuseppe (1632-1712) che nel [[1706]] ospitò nel suo castello [[Vittorio Amedeo II di Savoia]]. Tra i figli di Giuseppe, suo successore fu Carlo Antonio (1671-1737), che divenne marchese di Melegnao nel 1712 ed ospitò nel suo castello Elisabetta Cristina, regina di Spagna. Venne succeduto dal nipote Carlo Cosimo (1714-1772) il quale, dopo la morte, prese gli ordini sacri, lasciando al figlio Carlo Gaspare (n. 1743) la successione al trono marchionale; fu sotto il suo dominio nel [[1796]] che le truppe napoleoniche assaltarono il castello di Melegnano. Tra i suoi figli si ricordano Carlo (1778-1847), ottenne nel 1816 il riconoscimento di antica nobiltà ed il titolo di marchese. Questi ebbe tre figli, Carlo (1782-1809), Pietro (1779-1845) e GiangiacomoGian Giacomo (1775-1843). Quest'ultimo fu membro della corte dei Beauharnais e venne creato barone del [[Regno napoleonico d'Italia]] nel [[1809]], mentre con la restaurazione del [[1816]] gli venne riconosciuto il titolo marchionale. Fu lui nel [[1836]] a far demolire la grandiosa e storica torre del castello visconteo di Melegnano. Ebbe un solo figlio, Carlo (n. 1813), che morì senza eredi nel 1877.
 
Il fratello di GiangiacomoGian Giacomo fu Gaetano (1790-1862), inaugurò una nuova linea dalla quale ebbe Gaetano (1838-1878), Cornelia, e Lorenzo (n. 1831) che nel 1877 succedette al cugino Carlo nel titolo marchionale. L'altro fratello, Carlo (n. 1834), combatté nella [[battaglia di Montebello]], divenendo poi aiutante di campo di re [[Umberto I]]; altro fratello fu Edoardo (1835-1874), assessore del comune di Milano.
 
==Note==