Epicuro: differenze tra le versioni
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Dei numerosi testi di Epicuro ci è stato tramandato pochissimo: [[Diogene Laerzio]], al quale dobbiamo un elenco delle opere del filosofo,<ref>Diogene Laerzio, ''cit.'', Libro X, 27-28.</ref> riferisce che molte delle opere epicuree erano trattati di alto livello scientifico, volti ad affrontare in modo sistematico lo studio della natura come ''Degli Atomi e del vuoto'' e in particolare il ''Della Natura'' (il titolo sarà poi ripreso da [[Lucrezio]] per il suo poema) in 37 libri dei quali sono stati ritrovati frammenti nella [[villa dei papiri]] di [[Ercolano]], dove visse il filosofo epicureo [[Filodemo di Gadara]] la cui biblioteca fu riportata alla luce negli scavi del [[1750]]. Grazie ad una parte dei frammenti ritrovati si è potuto ricostruire una discreta porzione dell'opera, da più libri; perduto anche "Περί Κριτηρίου ή Κανον" (''Sul Criterio, o Canone'') che probabilmente era un testo di [[logica]].<ref>Diogene Laerzio, ''cit.'', Libro X, 27-28.</ref>
Quanto ci resta sono tre lettere e varie raccolte di frammenti, materiale di carattere divulgativo, come dice lo stesso Epicuro, il che rende difficile la ricostruzione precisa della sua dottrina. Quasi tutto quello che abbiamo lo dobbiamo proprio a Diogene Laerzio che nella sua ''Raccolta delle vite e delle dottrine dei filosofi'' include citazioni, aforismi e le tre epistole dottrinali complete, inviate ad amici e discepoli (Erodoto<ref>da non confondere con l'omonimo storico [[Erodoto]]
In altra tradizione manoscritta è giunto lo ''[[Gnomologio Vaticano epicureo]]'', altra compilazione divulgativa.
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