Giovanni Chellini: differenze tra le versioni

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Di lui si hanno poche notizie biografiche legate soprattutto a fonti di archivio. La data di nascita si ricava dalla denunzia al catasto del 1457, in cui il Chellini dichiarò di avere 84 anni, e dalla lapide sul suo sepolcro che lo ricordava morto di circa novant'anni, quindi nato nel 1372 o 1373. Suo padre Antonio fu pure un medico, che aveva raggiunto una certa agiatezza economica grazie anche al commercio e all'[[usura]], attività tipiche della borghesia della sua epoca, ed era morto entro il [[1425]]; suo fratello Bartolomeo fu invece notaio in Firenze e morì verso il 1449.
 
Completati gli studi medici, Giovanni avviò a praticare la professione medica a Firenze, iscrivendosi all'[[Arte dei Medici e Speziali (Firenze)|Arte dei Medici e Speziali]] e, più tardi, dedicandosi anche all'insegnamento presso lo [[Studio fiorentino|Studio]]: già il 30 novembre [[1401]] era chiamato a tenere letture di [[logica]] e [[filosofia]], mentre nel [[1404]] ne fu nominato vicedirettore. In seguito il suo nome scompare da statuti ed atti, ed è probabile che ciò sia dovuto alla scelta di dedicarsi completamente alla professione medica, diventando uno dei più richiesti professionisti di Firenze, riuscendo ad accrescere notevolementenotevolmente le proprie fortune.
 
Sposò una certa Nanna, morta di peste il 6 ottobre [[1437]], ed ebbe i figli Cosimo e Tommaso. Dopo la morte del fratello crebbe anche il nipote Bartolomeo, come ricorda la dichiarazione catastale del [[1457]], quando pagava "fiorini 15 per le spese di vita a Bartolomeo figliuolo di ser Bartolomeo mio fratello che lui non ha da vivere e vestirsi e così già più di anni 8" (Arch. di Stato di Firenze, Catasto, a. 1457, reg. 826, c. 167). Cosimo morì improvvisamente il 27 febbraio [[1451]], e nello stesso anno si affrettò a far maritare il secondo figlio Tommaso, con Bartolomea di Andreolo di Niccolò [[Sacchetti (famiglia)|Sacchetti]]. Tommaso, che ebbe tre figlie, pare che si occupasse dell'amministrazione del patrimonio paterno, e oltre a ciò non esercitò alcuna professione, e sicuramente non fu medico. I Chellini, che poi mutarono il nome in [[Sanminiati]] ottenendo nei secoli a venire anche un titolo nobiliare, possedevano a quell'epoca case e terreni a San Miniato, partecipazioni in attività commerciali e un capitole depositato al Monte del Comune di Firenze della straordinaria cifra di 6.389 [[fiorini]] d'oro. Oltre a ciò il Chellini possedeva molta argenteria e una vasta biblioteca (si pensi che prima dell'invenzione della stampa i libri erano solo manoscritti, e di altissimo costo), che era noto per mettere a disposizione degli amici.