Castello di Cuasso: differenze tra le versioni

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Il castello era in origine composto da quattro piani distinti con un tetto merlato, alla guelfa, mentre sulla parete ovest si appoggiava una piccola torre al cui interno correvano le scale per raggiungere tutti i piani. Il mastio si presentava come la prora di una nave e probabilmente sulla scomparsa parete sud non vi erano accessi, ma solo finestre. Da quel punto poteva facilmente controllare la sottostante strada con un indubbio vantaggio strategico dovuto alla maggiore altezza.
 
Alle spalle del mastio in direzione nord il castello si apriva a ventaglio, con un angolo di circa 15°, con un cortile pianeggiante nel cui interno in successione si ergeva ad ovest la chiesa di [[Dionigi di Parigi|San Dionigi]], santo di origine [[Franchi|franca]] attuale patrono di [[Parigi]] oppure secondo altri dedicata a San Dionigi Vescovo di Milano nel quarto secolo dopo Cristo , e a est forse la chiesa di [[Sant'Ambrogio]], i cui ruderi non permettono una chiara identificazione. La chiesa di San Dionigi aveva due accessi, uno, quello ovest principale, che si apriva all'esterno del castello ed un altro sulla parete sud che dava nel cortile. Questo fa supporre che la tale chiesa fosse la parrocchiale di un villaggio di legno, oramai scomparso, che sorgeva intorno e ai piedi della collina. La parte ovest era anche quella meglio difendibile.
Sulla parete sud-est poco più a nord della presunta chiesa di Sant'Ambrogio, si apriva invece la porta carraia principale il cui ingresso era probabilmente accompagnato da una rampa di legno fissa o mobile, in considerazione del dislivello di parecchi metri che la separava dalla antica strada. Proseguendo verso nord si trovano ruderi di edifici non meglio identificati, forse magazzini o botteghe. La parte orientale si eleva quindi fino all'altezza di 455 metri. Il culmine del poggio è interamente occupato dalla poderosa rocca di nord-est. Essa è la parte più antica del castello, sicuramente di [[Storia romana|epoca romana]] faceva parte del sistema delle torri di segnalazione di cui era disseminato l'[[Impero romano|Impero]]. I [[Longobardi]] non fecero che ampliarla in seguito. Dalla parte più alta del poggio è possibile osservare tutta la porzione meridionale del [[lago di Lugano]], operazione non fattibile dal mastio.
 
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[[Image:Warkworth Castle MAP.jpg|thumb|Mappa del castello di Warkworth]]
L'attuale castello risulta costruito in più tappe. La torre più antica di epoca gallo-romana venne ampliata in epoca [[Longobardi|longobarda]] secondo un'insolita pianta, i cui unici raffronti si possono trovare nel [[castello di Warkworth]] in [[Northumberland]] ([[Regno Unito]]) e nell'oramai scomparso castello di [[Trecate]]. Si sa per certo che l'attuale castello inglese sorge su un preesistente insediamento [[Sassoni|sassone]] ricalcandone la forma.
Per tale motivo, è stata ipotizzata una edificazione da parte di maestranze sassoni. [[Paolo Diacono]] nella sua ''[[Historia Langobardorum]]'' narra di circa 20.000 [[sassoni]] discesi insieme ad [[Alboino]] nella primavera del 568. I [[Sassoni]] vantavano una comune ascendenza con i [[Longobardi]], avendo risieduto entrambi nel [[I secolo]] nella zona estrema settentrionale della [[Germania (provincia romana)|Germania]] romanizzata, lungo il corso del [[Elba (fiume)|fiume Elba]]. Nel 734 una parte di ventimila [[arimanno|arimanni]], a causa di disaccordi con il potere centrale longobardo, si allontanarono dall'[[Italia]]. Il castello fu sicuramente un presidio militare della via che conduceva da [[Como]] al Gottardo in quanto, prima della costruzione del ponte di [[Melide (Svizzera)|Melide]] la strada principale passava attraverso di esso. Fu parte poi del [[Seprio|Contado del Seprio]] per essere poi abbandonato definitivamente verso il XIII secolo. Fu in seguito sede della parrocchiale di Cuasso, con la chiesa di San Dionigi (vescovo di Milano) fino allaa metà del XVI secolo per divenireessere poi unridotto a cimitero nei secoli successivi. Ebbe nuovamente funzione di punto di osservazione e di stalla all'epoca della costruzione della [[Frontiera Nord]].
 
===Etimologia===
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==Curiosità==
Tra maggio e luglio 2012 è stata pubblicata sulla testata online '''InInsubria''' una dettagliata inchiesta giornalistica sullo stato di abbandono del castello a firma di Massimiliano Carminati. In nove puntate l'Autore ha cercato di indagare cause e responsabilità del degrado a cui è soggetto il sito da decenni, coinvolgendo le competenti istituzioni, storici locali e studiosi, nonché personalità del mondo della cultura e della politica. L'inchiesta è finalizzata alla sensibilizzazione del problema e alla denuncia di una situazione non rispettosa della normativa vigente in materia di conservazione di beni culturali. Ha inoltre il merito di rafforzare la percezione dell'importanza di natura storico-archeologica del sito. Sono stati fatti analizzare, anche se superficialmente, reperti ritrovati dal prof. Adelio Bianchi, studioso che negli anni settanta ha condotto la prima e unica campagna di scavi e di recupero del castello. Tra questi ci sono oggetti di epoca longobarda e una moneta inglese probabilmente del X secolo, la cui presenza, più che avvalorare l'ipotesi relativa all'impiego di mastri costruttori e maestranze sassoni nell'edificazione delle strutture, testimonia il passaggio lungo la Via Francigena di pellegrini diretti a Roma provenienti dalle grandi isole del Nord Europa , come accade per tutti i luoghi abbandonati, iniziarono a fiorire leggende e storie di fantasmi, come quella che vorrebbe i boschi circostanti i ruderi abitati dallo spettro di Carlo, figlio del Duca di Cuasso, ucciso a tradimento per amore di una donna o luogo di oscuri rituali esoterici <ref>Introduzione: {{cita web |url=http://www.ininsubria.it/un-focus-di-9-puntate-sul-castello-di-cuasso-al-monte~A8812 |titolo=Copia archiviata |accesso=11 luglio 2012 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141115020004/http://www.ininsubria.it/un-focus-di-9-puntate-sul-castello-di-cuasso-al-monte~A8812 |dataarchivio=15 novembre 2014 }} ; Prima puntata: {{cita web |url=http://www.ininsubria.it/castello-di-cuasso-al-monte-tra-fantasmi-e-ruderi~A8825 |titolo=Copia archiviata |accesso=11 luglio 2012 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141115015919/http://www.ininsubria.it/castello-di-cuasso-al-monte-tra-fantasmi-e-ruderi~A8825 |dataarchivio=15 novembre 2014 }} ; Seconda puntata: {{cita web |url=http://www.ininsubria.it/un-castelasc-tutto-da-studiare~A8868 |titolo=Copia archiviata |accesso=11 luglio 2012 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141115015945/http://www.ininsubria.it/un-castelasc-tutto-da-studiare~A8868 |dataarchivio=15 novembre 2014 }} ; Terza puntata: {{cita web |url=http://www.ininsubria.it/il-castello-di-cuasso-prova-a-fare-rete~A8925 |titolo=Copia archiviata |accesso=11 luglio 2012 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141105105324/http://www.ininsubria.it/il-castello-di-cuasso-prova-a-fare-rete~A8925 |dataarchivio=5 novembre 2014 }} ; Quarta puntata: {{cita web |url=http://www.ininsubria.it/il-castelasc-sotto-l-occhio-degli-storici~A8992 |titolo=Copia archiviata |accesso=11 luglio 2012 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141115061542/http://www.ininsubria.it/il-castelasc-sotto-l-occhio-degli-storici~A8992 |dataarchivio=15 novembre 2014 }} ; Quinta puntata: {{cita web |url=http://www.ininsubria.it/castello-di-cuasso-ecco-i-resti-preziosi~A9043 |titolo=Copia archiviata |accesso=11 luglio 2012 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141115015924/http://www.ininsubria.it/castello-di-cuasso-ecco-i-resti-preziosi~A9043 |dataarchivio=15 novembre 2014 }} ; Sesta puntata: {{cita web |url=http://www.ininsubria.it/al-castello-di-cuasso-reperti-di-epoca-longobarda-parte-6~A9097 |titolo=Copia archiviata |accesso=11 luglio 2012 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141115061425/http://www.ininsubria.it/al-castello-di-cuasso-reperti-di-epoca-longobarda-parte-6~A9097 |dataarchivio=15 novembre 2014 }} ; Settima puntata: {{cita web |url=http://www.ininsubria.it/castello-di-cuasso-qualcuno-lo-salvi~A9161 |titolo=Copia archiviata |accesso=11 luglio 2012 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141115061503/http://www.ininsubria.it/castello-di-cuasso-qualcuno-lo-salvi~A9161 |dataarchivio=15 novembre 2014 }} ; Ottava puntata: {{cita web |url=http://www.ininsubria.it/castelasc-di-cuasso-qualcosa-si-muove~A9249 |titolo=Copia archiviata |accesso=11 luglio 2012 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120630164211/http://www.ininsubria.it/castelasc-di-cuasso-qualcosa-si-muove~A9249 |dataarchivio=30 giugno 2012 }} ; Nona puntata: {{cita web |url=http://www.ininsubria.it/il-castello-di-cuasso-e-un-caso-politico~A9320 |titolo=Copia archiviata |accesso=11 luglio 2012 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141115004104/http://www.ininsubria.it/il-castello-di-cuasso-e-un-caso-politico~A9320 |dataarchivio=15 novembre 2014 }}</ref>.
 
Il 31 gennaio 2014 il [[Corriere della Sera]] ha dedicato sul proprio sito web un articolo nella rubrica sui luoghi abbandonati della Penisola.<ref>http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/14_gennaio_31/cuasso-castello-dimenticato-dietro-muraglia-piante-0ee0b8da-8a9a-11e3-aecc-b2fa07970b97.shtml</ref>