Massimo Scaligero: differenze tra le versioni
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Il “Sé” trascendente degli orientali ([[Ātman|Atman]]) è identificato da Massimo Scaligero con l'"Io",{{senza fonte}} per via di un'esperienza ascetica condivisa con Rudolf Steiner sulla base della prassi indicata dal maestro austriaco : "Io" quale principio autocosciente, incarnato ma sovrasensibile, capace – se esperito – di far oltrepassare all’uomo i limiti della terrestrità e della natura ''(prakriti)'', rendendolo un “Iniziato” solare. Insieme all’idea dell’”Io” viene postulata la differenza fra Uomo orientale ed occidentale. Mentre nell’orientale l’esperienza dello spirito sarebbe più immediata e svincolata dal pensiero, nell’uomo occidentale la funzione dell’organo cerebrale e del “pensiero riflesso” sarebbero il punto di partenza di una rinnovata esperienza sovrasensibile. Come in Rudolf Steiner, riconoscimento della realtà di reincarnazione e karma (cfr. in particolare ''Reincarnazione e Karma'' e ''Lotta di Classe e Karma''), dell'arcangelo Michele come principe del pensiero e del Cristo come salvatore,{{senza fonte}} si realizzano, nell'opera di Scaligero, per via di una sintesi esoterica originale, lontana dalle vie dell'esoterismo tradizionale. Proprio l’aver abbracciato le idee di Rudolf Steiner e dell’antroposofia fu il motivo dell’incomprensione e del progressivo distacco da Julius Evola. Quest’ultimo, infatti, così come René Guénon<ref>René Guénon, ''Il Teosofismo, storia di una pseudoreligione'', 1921</ref>, considerava l’antroposofia come una dottrina spuria<ref>Julius Evola, ''Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo'', 1932</ref>, sprovvista della necessaria regolarità tradizionale e per questo inefficace dal punto di vista dell’operatività iniziatica.
Scaligero dal canto suo affermava: {{citazione|Sono stato sempre grato a Evola e Guénon di avermi dato modo di superare la barriera critica da loro eretta riguardo alle dottrine dello Steiner. Invero, superando simili barriere, io avrei potuto nell'avvenire riconoscerle quando mi sarebbero state prospettate da altri e dar modo loro di superarle, in quanto costoro si rivolgessero a me: e ciò mi sembrava un dovere, soprattutto trattandosi di giovani. Del resto, non avrei mai polemizzato sulla Tradizione, se da parte dei tradizionalisti non avessi incontrato attacchi gratuiti contro Steiner.|Massimo Scaligero, ''[https://www.massimoscaligero.net/wp-content/uploads/2016/09/Massimo-Scaligero-Dallo-Yoga-Alla-Rosacroce.pdf Dallo yoga alla Rosacroce]'', pag. 69, Roma, Perseo, 1972}}[[René Guénon]], in ''"Iniziazione e realizzazione tradizionale''" (capitolo II, "Metafisica e Dialettica") rispose alle critiche a lui rivolte da Massimo Scaligero (in ''Esoterismo moderno. L’opera e il pensiero di René Guénon,'' nel primo numero della rivista italiana ''Imperium ,''maggio 1950).<ref>"Lo si voglia o no, la verità che non ha niente a che spartire con una "dialettica" qualsiasi, è che al di fuori del riallacciamento ad un'organizzazione tradizionale non c'é iniziazione, e senza preventiva iniziazione nessuna realizzazione metafisica è possibile: questi non sono "miraggi" o illusioni "ideali", o varie speculazioni del "pensiero", ma realtà assolutamente positive. Senza dubbio il nostro contradditore (Scaligero) continuerà a dire che i nostri scritti non escono dal "mondo delle parole"; questo è più che evidente, per forza di cose, e altrettanto si
==== Aspetti filosofici ====
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L’atto puro del pensiero pensante che in Gentile si limita ad essere un’idea filosofica riformatrice dell’idealismo hegeliano, in Scaligero diviene un vero e proprio “esercizio” interiore a valenza iniziatica, denominato “concentrazione”.{{senza fonte}}
Attraverso l’esercizio della concentrazione – sorta di atto puro del pensiero – che consiste nella descrizione mentale di un oggetto costruito dall’uomo e in seguito dalla contemplazione dell’immagine sintesi del concetto
Il primato gnoseológico ed ontologico attribuito alla coscienza pensante da Gentile, diviene in Scaligero, in senso esoterico e non più filosofico, il primato dell’Io come soggetto capace di pensare l’assoluto e di realizzarlo in sé. - Giovanni Gentile, ''L'atto del pensare come atto puro'' (1912)- M.Scaligero, ''Trattato del pensiero vivente,'' (1961)
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