Monetazione del Picenum: differenze tra le versioni
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Ulteriore conferma del patto militare fra Romani e Piceni venne data da questi ultimi qualche anno dopo, quando i [[Sanniti]], cercando di coinvolgere i Piceni nell'imminente conflitto contro [[Roma]], avvertirono gli alleati Romani della guerra che i Sanniti, coalizzati con i Galli, gli [[Etruschi]] e gli [[Umbri]], avevano intenzione di intraprendere.<ref>Tito Livio, ''op. cit.'', X, 11.</ref><ref name=Naso1>Alessandro Naso, ''I Piceni. Storia e archeologia delle Marche in epoca preromana'', Milano, 2000, Longanesi, p. 271.</ref> Il conflitto sfociò in una serie di scontri fra i Romani e le popolazioni alleate dei Sanniti, dei quali quello decisivo fu la [[battaglia di Sentino]] ([[295 a.C.]]), a seguito della quale si accentuò l'espansione romana verso l'[[Adriatico]]; nel [[290 a.C.]] circa, Roma espanse i propri domini fino ad assorbire il territorio dei [[Pretuzi]], a sud del Picenum.<ref name=Naso1/> Nello stesso periodo, si acuirono anche le tensioni fra i Romani e i Galli Senoni: questi ultimi furono sconfitti grazie anche all'appoggio dei Piceni, che si schierarono contro le popolazioni celtiche acconsentendo al passaggio dell'esercito romano nel Picenum. A seguito della sconfitta dei Senoni, Roma acquisì anche i territori gallici, che confinavano a nord con quelli piceni.<ref name=Naso2>Naso, ''op. cit.'', p. 272.</ref>
Le conquiste romane mutarono sensibilmente il contesto geopolitico nell'[[Italia centrale]]: i domini di Roma si estendevano a nord, ovest e sud del Picenum, circondato dallo Stato romano. La mancanza di autonomia scaturita da ciò indusse i Piceni a rompere l'alleanza con Roma e a rivoltarsi contro l'indiretta dominazione romana. La rivolta, guidata dalla città di [[Ascoli Piceno|Asculum]], non ebbe successo e venne sedata dai Romani in due campagne distinte, nel [[269 a.C.|269]] e nel [[268 a.C.]]. Conseguentemente, una parte della popolazione picena fu deportata in [[Campania]], nei pressi di [[Salerno]];<ref name=Naso2/><ref>Strabone, ''Γεωγραφικά'', 5, 4-12.</ref> il resto dei Piceni fu parzialmente [[romanizzazione (storia)|romanizzato]], mentre Asculum fu considerata ''civitas foederata'', ovvero alleata di Roma; onde tenere sotto controllo Asculum, nel [[264 a.C.]] fu [[deduzione|dedotta]] a [[Firmum]] una colonia di diritto latino.<ref name=Naso2/><ref>Giacomo Devoto, ''Gli antichi Italici'', 2ª ed. Firenze, Vallecchi, 1951, p. 307.</ref>
=== Contesto storico di Ankón (Ancona) ===
{{vedi anche|Ankón}}
La città di [[Ancona]] (''Ankón'' in greco, ''Ancon'' o ''Ancona'' in Latino) fu fondata, secondo Strabone<ref name=StraboneANKON>[[Strabone]], V. 4. 2.</ref> intorno al [[387 a.C.]] da greci di stirpe dorica, esuli siracusani; la colonia, con il nome di Ankón, fu fondata, come spesso avveniva, in un luogo in cui era già presente un [[emporio]] [[Antica Grecia|greco]].<ref name=ANKON1>Maurizio Landolfi, ''Dalle origini alla città del tardo impero'', in AA. VV., ''ANKON'', Vol. I, p. 18.</ref><br />
Il nome deriva dalla parola greca ''ἀγκῶν'' (gomito); riferimenti storici alla collocazione di Ancona e alla conformazione geografica "a gomito", da cui la città prende il nome, sono presenti negli scritti di Strabone,<ref name=StraboneANKON/> [[Pomponio Mela]],<ref>Pomponio Mela, ''Cosmographia'', II 64.</ref> [[Plinio il Vecchio]]<ref>Plinio il Vecchio, ''Naturalis Historia'', III, 111.</ref> e [[Procopio di Cesarea|Procopio]].<ref>Procopio, ''De bello Gotico'', II, 13.</ref> Questa etimologia si rispecchia nel tipo presente sulla moneta, un gomito.<br />
Ad Ancona si trovavano due famosi tempi: un dedicato a [[Diomede]]<ref>A.L. Prosdocimi, G. Baldelli, ''La religione'', in AA. VV., ''Piceni popolo d'Europa'', p. 86.</ref> ed un altro ad [[Afrodite]]<ref>[[Giovenale]], IV. 40</ref>:
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La moneta di Ankón ha caratteristiche prettamente greche, non solo, naturalmente, per la legenda, ma anche per lo stile, la profondità e il rilievo del conio, nonché per la simbologia. Le somiglianze con le coeve monete siracusane sono notevolissime. Inoltre è significativo il fatto che tale moneta è [[conio|coniata]], e la tecnica del conio rappresenta un'eccezione nella monetazione del Picenum e delle zone limitrofe, in cui domina la [[Monetazione fusa|moneta fusa]] ([[aes grave]])<ref>Giorgio Casagrande, ''La monetazione di Ancona all'epoca della colonizzazione greco-siracusana (IV - III secolo a.C.)'', Ancona, 1985.</ref>.
A partire dal III e sino al I secolo a.C., la moneta greca di Ancona convive con quella romana, come provano i ritrovamenti anconitani del 2008, in via Barilari e via Podesti<ref>Gaia Pignocchi, ''L'abitato preromano ed ellenistico-romano di Ancona...'', in Autori vari, Ancona greca e romana e il suo porto, a cura di Flavia Emanuelli e Gianfranco Iacobone, dell'Accademia Marchigiana di Scienze, lettere ed arti; edizioni Italic, 2015 (pagina 169). ISBN 9788869740039.</ref>. Tra le monete ritrovate in questi siti, comunque, compaiono anche esemplari da [[Napoli|Neapolis]], [[Taras (Taranto)|Taras]] (Taranto), [[Sicione|Sikyōn]] (Sicione), [[Tespie|Thespiaí]] (Tespie), [[Corcira|Korkyra]] (Corfù), [[Corinto (città antica)|Kórinthos]] (Corinto), [[Durazzo#Età antica|Epidamnos]] (Durazzo), che testimoniano i contatti con i più importanti centri della grecità<ref name=gorini/>.
La moneta greca di Ankón è servita di modello per lo stemma della [[provincia di Ancona]], nel quale il mirto e le due stelle sono sostituiti da un ramo di corbezzolo con due frutti, rappresentante il [[monte Conero]].
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