Alla sera: differenze tra le versioni

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Il “sacro ed eterno silenzio” della lettera si può dunque accostare al “nulla eterno” del sonetto; e con un procedimento analogo, anche nella lettera la prospettiva di terminare i propri tormenti e la propria vita è messa a confronto con la guerra interiore nella quale Foscolo è coinvolto.<ref name=":0" />
 
=== Confronto con la bozza poetica ''E tu scendevi o Voluttà'' ===
Vincenzo Di Benedetto ha fatto notare alcuni potenziali collegamenti fra il presente sonetto e un abbozzo poetico - ''E tu scendevi o Voluttà'' - che si ritiene scritto intorno al 1799-1800.
{{Citazione|E tu scendevi o Voluttà
 
O voluttà madre della natura<br/>
Bella Venere, sola divinità<br/>
Che in Grecia invocava Epicuro<br/>
E che dal Caos cacciando la notte oscura<br/>
Donavi la vita, e la fecondità<br/>
Il sentimento e la felicità<br/>
A questa folla innumerabile cattiva<br/>
D’esseri mortali, a una sola tua voce.<br/>
Tu - - con [uno sguardo] un sorriso [il di]<br/>
Disarmi il dio della [Guerra], e fai tacere<br/>
[La folgore] il tuono e le folgori del<br/>
Re de’ Cieli mentre egli sospira fra le tue braccia.<br/>
Te dea fuggono i venti e le tempeste:<br/>
- - - riverenti allor che passi<br/>
Facendo nascere sotto a tuoi pie’<br/>
tutti i piaceri che consolano la terra.|Ugo Foscolo, E tu scendevi o Voluttà, 1799-1800 c.a., dai manoscritti foscoliani della Biblioteca Nazionale di Firenze}}
L’immagine dello scendere della Voluttà trova un riscontro preciso nello scendere della sera, anzi il frammento permette di approfondire il carattere religioso di “sempre scendi invocata”. Già era comune nella tradizione letteraria l’idea dello “scendere” collegata a quella del piacere, ma in questo caso la novità consiste nel fatto che la Voluttà alla quale è associata l’idea dello scendere è considerata esplicitamente come una “divinità” ed è oggetto di invocazione: la dimensione religiosa è dunque prevalente. Ma il “sempre […] invocata” di ''Alla Sera'' può anche confrontarsi con l’invocazione alla luna nell’''Ortis'': “Ti ho sempre salutata mentre apparivi a consolare la muta solitudine della terra” (271).
 
Il sonetto ''Alla Sera'', per concludere, può considerarsi più maturo del frammento alla Voluttà: nella bozza poetica infatti l’invocazione è affidata ad Epicuro e si svolge dunque nel passato, mentre nel sonetto l’invocazione è del poeta stesso e lo scendere della sera è interiorizzato, riproducendo il ritmo stesso dell’esistere quotidiano.<ref>{{Cita libro|autore=Vincenzo Di Benedetto|titolo=Lo scrittoio di Ugo Foscolo|edizione=Giulio Einaudi editore|data=1990|città=Torino|pp=93-96|capitolo=Un testo poetico inedito|ISBN=88-06-11714-9}}</ref>
 
== Analisi del testo ==