Alla sera: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 46:
Per pura associazione analogica, evitando ogni collegamento logico, Foscolo fa corrispondere l’alto momento di contemplazione della sera a una situazione serena che in modo diretto e intuitivo è anche il momento della morte, la quale si insinua come percezione, ''imago'', un fantasma mai descritto se non come contemplazione e intuizione del tutto: dell’indefinito e dell’infinito, di ciò che non è tempo ma è poesia. Un annullamento analogo a quello di Saffo nell’ode ''[[All'amica risanata|All’amica risanata]]'', presentata proprio quando si inserisce il motivo apparentemente in contrasto della morte, ma in realtà coerente perché corrispondente - come già ripetuto - al momento della contemplazione più elevata, rappresentando la necessità incombente di uscire dai limiti della finitezza e del tempo.
 
La stessa idea della morte come ''imago'' è citata in [[Omero]] con il termine greco εἴδωλον, riferendosi al momento in cui Ulisse ha cercato invano di abbracciare la madre Proserpina nell’Ade (“tre volte tentai di abbracciarla, l’animo me lo comandava, / e tre volte sfuggì alle mie mani come un’ombra o un sogno / sei forse un’''immagine ingannevole'' inviata da Proserpina / per tormentarmi ancora?”) e nell’''Eneide'' in riferimento all’abbraccio fra AchilleEnea e Anchise (“Così ricordando, insieme rigava il volto di molto pianto: / Tre volte tentò lì di gettargli le braccia al collo; / tre volte l’''immagine'' invano / afferrata sfuggì alle mani, / uguale ai leggeri venti e molto simile al sogno”).
 
=== Il ciclo lucreziano ===