Giovanni Maria Visconti: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
m WPCleaner v2.01 - Disambigua corretto un collegamento - Crema, rimanenti 4 - Consiglio Generale, Giovanni Colonna, Pandolfo Malatesta, Vistarini |
||
Riga 55:
=== Disordini nel Ducato di Milano ===
Nel frattempo all'interno del Ducato cominciavano i disordini. Molti consiglieri e governatori coltivavano grandi ambizioni personali, non vedevano di buon occhio la reggenza di Caterina, erano invidiosi della carriera politica del Barbavara, che era diventato l'uomo più influente di quello stato partendo dal nulla oppure desideravano correre al riparo prevedendo l'imminente disgregazione del Ducato. Nei primi due mesi del 1403 [[Facino Cane]] si servì delle truppe ducali per darsi nel tortonese, pavese, piacentino e parmigiano, [[Alberico da Barbiano]], corrotto dai fiorentini, a gennaio ritornò a [[Cuneo]] per poi allearsi con il papa mentre i [[Rossi di Parma]] si ribellarono.
A Milano si riunì un gruppo di congiurati ghibellini capitanato da [[Antonio Visconti]], discendente di [[Uberto Visconti]], fratello di [[Matteo I Visconti|Matteo I]] e di cui facevano parte Francesco, Giovanni, Galeazzo e Giavazzo Aliprandi, Galeazzo e Antonio Porro, Giovanni Andrea e Paolo da Baggio e Sasso de' Risi con l'intento di eliminare Francesco Barbavara che aveva simpatie guelfe. Fecero rientrare in città [[Francesco Visconti]], fratello di Antonio, che vi era stato bandito da Gian Galeazzo Visconti, cercarono di ottenere per suo conto la riconciliazione con il nuovo duca e nel frattempo sobillarono i cittadini del [[sestiere di Porta Ticinese]]. Giovanni da Casate trattò la riconciliazione di Francesco ma il 29 agosto 1403 fu assassinato da [[Galeazzo Aliprandi]] in un vicolo dietro la [[chiesa di San Giorgio in Palazzo]] e questa fu la scintilla che fece scoppiare la guerra civile tra guelfi e ghibellini milanesi. Caterina Visconti per tre giorni cercò di sedare i tumulti sfilando in carrozza per le vie della città accompagnata dal nuovo duca e da molti nobili ma il terzo giorno [[Antonio Porro]] riuscì a radunare una folla di quindicimila persone reclamanti la testa dei fratelli Barbavara davanti al [[Castello Sforzesco|Castello di Porta Giovia]] in cui duca e reggente furono costretti a rinchiudersi. I Barbavara uscirono da [[Porta Vercellina (medievale)|Porta Vercellina]] scortati da un centinaio di uomini e si rifugiarono a [[Pavia]] ma il castellano non volle riceverli. I congiurati non riuscendo a mettere le mani sui Barbavara, iniziarono a uccidere i loro alleati. I disordini di Milano spinsero [[Ugo Cavalcabò]] ad impossessarsi di [[Cremona]], [[Giorgio Benzone]] di [[Crema (Italia)|Crema]], [[Franchino Rusca]] di [[Como]], i [[de Sacchi]] di [[Bellinzona]], i lodigiani arsero i [[Vistarini]] ed elessero [[Giovanni da Vignate]], le famiglie guelfe di [[Piacenza]] cacciarono gli [[Anguissola]], [[Giovanni Rozzone]] a fare strage di ghibellini a [[Brescia]], si salvarono solo quelli che riuscirono a rifugiarsi nel [[castello di Brescia|castello]] o che fuggirono dalla città. Si verificarono scontri tra guelfi e ghibellini anche ad [[Alessandria]], [[Bergamo]], a [[Vimercate]], nella [[Martesana]] e in molti altri centri minori. In luglio Caterina cercò di conciliare le parti facendo entrare nel consiglio ducale i cittadini più insigni di entrambe ma nulla poté in quanto la città era ormai controllata da Francesco Visconti, dai Porro e dall'arcivescovo di Milano. Finalmente si decise di inviare Jacopo Dal Verme a sedare le rivolte e questi riuscì a riportare (solo nominalmente) sotto il governo ducale le città di Lodi, Cremona e Brescia oltre stabilire una tregua a Como. [[Filippo Maria Visconti]] grazie ai suoi consiglieri riuscì a pacificare Pavia, [[Ottobuono de' Terzi]] a cacciare i Rossi da Parma. [[Facino Cane]], ritiratosi da Bologna il 2 settembre, riuscì togliere Alessandria al [[Jean II le Meingre|Boucicaut]], governatore di Genova, che l'aveva occupata su invito dei guelfi della città.<ref>G. Giulini, ''Memorie'', Milano, 1856, vol. 6, pp. 72-79</ref>
Negli scontri fra le fazioni, guidate da [[Capitano di ventura|capitani di ventura]] e [[Mercenario|mercenari]], prevalse lo spregiudicato [[Facino Cane]]. Questi riuscì, facendo leva sul carattere cruento di Giovanni Maria a instillare in lui un atteggiamento di sospetto nei confronti della reggente. [[Caterina Visconti|Caterina]] fu imprigionata a [[Monza]] dove morì (1404) poco dopo (forse avvelenata, forse di peste). Approfittando della debolezza del ducato, nel [[1406]] si rivoltò [[Poschiavo]], che due anni dopo passò alla [[Lega Caddea|Lega della Casa di Dio]].<ref>[http://www.poschiavo.ch/attivita/storia Poschiavo]</ref>
| |||