Ketuvim: differenze tra le versioni
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È una serie di cinque poemi che costituiscono una lamentela funebre sulla caduta di Yerushalayim e la distruzione del Bet Hamikdash (il Santuario). L'autore è il profeta Geremia il quale, attraverso le sbarre della prigione a cui l'avevano costretto gli invasori babilonesi, detta questo triste canto al suo discepolo Baruch ben Neriyà. Tutti i poemi (tranne il quinto) sono acrostici, ossia si presentano come una serie di strofe in ordine alfabetico. Nel primo poema viene evocata la decadenza di Gerusalemme, che prende la parola per implorare il perdono divino. Dopo aver descritto il modo in cui la collera divina si è abbattuta sulla città (cap. 2), il poeta esprime la sua fiducia e la sua speranza (cap. 3). Il quarto capitolo tratta della punizione che incomberà sui sacerdoti e sui falsi profeti. Il quinto capitolo è un vibrante appello alla pietà di Dio. Il libro viene letto il nove di Av.
===Qohelet - [[Qoelet|Ecclesiaste]]===
Il testo presenta le riflessioni di un Saggio, che potrebbero essere riassunte con due parole della prima frase: hevel havalim, vanità delle vanità. L'autore, che secondo la tradizione viene identificato nella persona di Shlomò, fa un bilancio della vita umana. Accanto a un apparente pessimismo profondo, viene riaffermata la fede in Dio come unica salvezza dell'uomo. Il libro è letto durante la festa di Sukkot.
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