Italia libera: differenze tra le versioni

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''Italia Libera'' fu tra le primissime organizzazioni ad essere sciolta. Già il 6 gennaio successivo, il Ministro dell'Interno poté dichiarare che 120 gruppi di ''Italia Libera'' erano stati sciolti, 111 suoi aderenti erano stati arrestati ed erano state effettuate 625 perquisizioni domiciliari<ref>A. Aquarone, ''L'organizzazione dello Stato totalitario'', Torino, 1965, p. 48 e ss.</ref>. L'ultimo numero della testata “L'Italia Libera” era stato pubblicato il 28 dicembre 1924<ref>Luciano Zani, ''cit.'', p. 109</ref>.
== Avvenimenti successivi ==
[[File:Rosselli 2.jpg|thumb|Alcuni componenti del gruppo fiorentino di ''Italia libera'' nel [[1925]]: [[Nello Traquandi]], [[Tommaso Ramorino]], [[Carlo Rosselli]], [[Ernesto Rossi]], [[Luigi Emery]], [[Nello Rosselli]].]]
Con l'adozione delle [[leggi fascistissime|leggi eccezionali]] che sancirono l'introduzione della dittatura (1926), Pacciardi fu assegnato al confino per cinque anni<ref>Commissione di Roma, ordinanza del 16.12.1926 contro Randolfo Pacciardi e altri ("Noti antifascisti, militanti del Partito repubblicano"). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943'', Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. IV, p. 1325-1326</ref>. Per sfuggire all'arresto espatriò prima in Svizzera, poi in Francia. Con lo scoppio della [[Guerra civile spagnola]] guidò il [[Battaglione Garibaldi]], formato da volontari italiani antifascisti, a sostegno della [[Seconda repubblica spagnola|repubblica spagnola]] contro i [[Franchismo|franchisti]] (1936-1937). Rientrato in Francia, fu costretto a emigrare nuovamente, negli [[Stati Uniti]], a seguito dell'occupazione tedesca (1940). Fu autorizzato a tornare in Italia soltanto dopo la [[liberazione di Roma]] (giugno 1944). E' stato quattro volte segretario politico del PRI, Ministro della difesa per cinque anni (1947-1953) e Vicepresidente del Consiglio.