Scienze cognitive: differenze tra le versioni

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Con il termine '''scienze cognitive''' si definisce l'insieme di [[disciplina (didattica)|discipline]] che hanno come oggetto di studio [[scienza|scientifico]] e [[filosofia|filosofico]] la [[cognizione]] di un sistema [[pensiero|pensante]], sia esso naturale o artificiale, e che pur operando in campi differenti coniugano i risultati delle loro ricerche al fine comune di chiarire il funzionamento della [[mente]].
 
Esse sono la [[filosofia della mente]], la [[neurofisiologia]], la [[neuroscienza cognitiva]], la [[psicologia cognitiva]], l'[[intelligenza artificiale]] (IA) e la [[linguistica cognitiva]], ma si vanno spesso ada esplorare territori di confine con l'[[antropologia]], la [[genetica]], l'[[etologia]], l'[[economia]] (si pensi alla [[teoria dei giochi]]), la [[scienza cognitiva della matematica]] e persino l'[[arte]].
 
In ogni caso ciò che qualifica principalmente le ''scienze cognitive'' sin dal loro nascere, al [[Massachusetts Institute of Technology|MIT]] di [[Boston]] nel 1956, è il loro carattere tipicamente interdisciplinare e il loro costituirsi attraverso una [[multidisciplinarità]] che sfrutta la coniugazione di discipline anche molto differenti, per cercare di mettere a fuoco una visione della mente più valida possibile.
 
==Multidisciplinarità==
Un'interessante esemplificazione grafica della complessità delle scienze cognitive si ha nel loro "esagramma":[[Image:Hexagramme cognitiviste 2.png|thumb|center|upright=1.5|Le discipline scientifiche che costituiscono le "scienze cognitive" ede i loro rapporti interdisciplinari. I tratti pieni rappresentano le discipline tra le quali esistevano già dei collegamenti scientifici prima della nascita delle scienze cognitive; quelli tratteggiati le discipline i cui relativi collegamenti si sono sviluppati come conseguenza]]
Le scienze cognitive in generale si occupano delle modalità di formazione del [[pensiero]], dell'[[emozione]], dell'[[immaginazione]], dell'[[intelletto|intellezione]] e della [[creatività]]. Quest'ultimo aspetto è messo in evidenza da [[Paolo Legrenzi]], che guarda soprattutto alle capacità di un ''homo'' "faber" piuttosto che "cogitans". Egli scrive infatti: «Le ''Scienze cognitive'' sono il campo di studio di tutto ciò che ha a che fare con le capacità creative dell'uomo e con gli artefatti da lui creati.»<ref>P.Legrenzi, ''Prima lezione di scienze cognitive'', Laterza 2002</ref>.
 
Si deve sottolineare che le ''scienze cognitive'', essendo multidisciplinari, sfruttano orientamenti di ricerca differenti, e che, in quanto tali, è difficile definirne a priori le discipline costituenti. Qualunque indirizzo di studio che ada esse possa connettersi, sia esso scientifico, psicologico o filosofico, può fornire utili contributi a questa multi-scienza ''in fieri''. Ogni disciplina che si occupi di [[neuroni]], di [[psiche]] o del pensiero, evoca processi mentali, quindi vi rientra di diritto. Pertanto, non si può escludere che in futuro l'ambito delle ''scienze cognitive'' possa ulteriormente allargarsi, comprendendo nuove discipline che direttamente o indirettamente le riguardino.
 
==Quadro storico==
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Qualcuno{{senza fonte}} vede le origini dell'indagine sul funzionamento della mente nella logica matematica, col suo intento di universalizzazione e schematizzazione del ragionamento; sono coloro che fanno risalire a [[David Hilbert]] e al suo [[Entscheidungsproblem]] il primo nucleo cognitivista. La necessità di dimostrare la coerenza della matematica al suo interno richiedeva un'universalità e un'analiticità del ragionamento che è stata vista come il movente principale dei successivi sviluppi. In realtà le scienze cognitive nascono come multidisciplinari verso l'inizio degli anni ottanta negli USA e si muovono prevalentemente in molte altre direzioni, neurofisiologiche, psicologiche, filosofiche, ecc.
 
Sotto il punto di vista logico-matematico oltre a [[Kurt Gödel]], anche [[Alan Mathison Turing]] ha dato una sua dimostrazione dell'indecidibilità della matematica, ma egli emerge soprattutto per la sua "macchina pensante". Essa è una [[macchina di Turing|macchina ideale]] che sarebbe in grado di eseguire qualunque [[algoritmo]] (in questa fase non ci si preoccupa del tempo necessario a farlo). Essa, nella sua variante più complessa (la [[macchina di Turing universale]]), riunisce più [[macchina di Turing|macchine di Turing]], somigliando così parecchio all'attuale [[computer]], che calcola appunto diversi algoritmi (si potrebbe associare ogni macchina di Turing ada un programma gestito da un odierno calcolatore). Turing dimostrò che '''non è possibile per una siffatta macchina calcolare la veridicità di ogni proposizione matematica'''. La macchina creata per questa dimostrazione ebbe però molti più utilizzi: oltre al contributo dato all'informatica, anche gli psicologi ede i filosofi iniziarono ada interessarsene, convinti che '''anche la mente potesse operare per algoritmi'''.
 
In realtà, oltre a questa importante linea di ricerca, che concerne direttamente l'AI (Artificial Intelligence), l'origine delle ''scienze cognitive'' sta in un indirizzo di ricerca neuroscientifico che vede alla Harvard University un primo gruppo di ricercatori operativi dal 1980-81. AdA essi si affianca presto il MIT di Boston con altri studiosi, che fanno nascere il "Journal of Cognitive Neuroscience". Segue la pubblicazione di opere basilari come ''The Wet Mind. The new cognitive neuroscience'' da parte di Stephen Kosslyn e Oliver Koenig e poi ''The cognitive neuroscience'' di [[Michael Gazzaniga]].
 
===Il dominio del comportamentismo===
Vennero così letti in quest'ottica risultati come quelli ottenuti in Russia da [[Ivan Pavlov]], portando al legame tra [[comportamentismo]] in psicologia e [[Riduzionismo (filosofia)|riduzionismo]] in filosofia, legame che raggiungerà il suo apice con la popolarità di [[Burrhus Skinner]]. L'idea che la mente operi per algoritmi viene così ada intrecciarsi con la convinzione che quello che veniva definito [[stato mentale]] altro non fosse che il risultato di una certa conformazione elettrica nel cervello che portava ada un particolare comportamento (concezione ancora più radicale della [[teoria dell'identità]]). Ogni introspezione viene quindi [[Comportamentismo#Rifiuto dell.27introspezione|rifiutata]] e bollata come illogica e non scientifica (posizione simile a quella del [[Positivismo]]), in quanto l'unica cosa reale è il comportamento esteriore: famoso è in questo senso l'esperimento di Pavlov sulla salivazione del cane, ottenuta facendogli associare il suono di un campanello all'arrivo del cibo, grazie alla somministrazione simultanea di questi due per un gran numero di volte.
 
===Le critiche a Skinner e la nascita del funzionalismo===
Le idee meccaniciste di Skinner avevano alcuni difetti: [[Noam Chomsky]] dimostrò come le definizioni di "stimolo", "risposta", "comportamento" e "apprendimento" rimandassero l'una all'altra, senza una definizione indipendente. Anche le grandezze osservate e i metodi per osservarle rinviano le une agli altri in un circolo vizioso. Questo rendeva impossibile distinguere tra lo stimolo condizionante ede il comportamento condizionato con il rigore scientifico che proprio i comportamentisti si attribuivano.
 
Va inoltre considerato che non sempre gli animali di Pavlov reagivano agli stimoli: il condizionamento si rivelava quindi non scientifico non tanto perché non falsificabile, bensì perché ''falsificato''.
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===Le forme a priori della mente===
Per giustificare questa concezione si [[postulato|postula]] l'esistenza di forme a priori simili a quelle [[kant]]iane che si fanno garanti della conoscibilità dell'ambiente esterno e della cognizione. Esse sono indipendenti dall'esperienza (poiché è essa a fondarsi su queste strutture) e sono enti sì mentali (quindi interiori) ma reali.
Come si può notare, le scienze cognitive devono molto all'opera del filosofo tedesco, ede infatti [[Jerry Fodor]] - le presenta come "un'indagine sperimentale sulle radici della Critica della Ragion Pura di Kant".
 
Che ci siano processi cognitivi indipendenti dall'esperienza è oramai ampiamente documentato: anche le popolazioni primitive che per contare usano solo tre parole (cioè "Uno", "Due" e "Più di due") sono in grado di distinguere fra cinque e sei oggetti, anche se non sanno definire la differenza. Allo stesso modo Chomsky ha mostrato che gran parte della linguistica ha un principio innato. Egli è famoso per i suoi studi sui neonati (anche con meno di un'ora di vita), evidenziando come siano già in grado di ricondurre un'espressione facciale al sentimento che simboleggia (capiscono che un sorriso vuol dire "felicità" pur non avendone mai visto uno) e come riescano ad acquisire in fretta una lingua (abilità che viene poi persa con la crescita).
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Il livello I è solo semantico, mentre il livello II è solo simbolico: una frase senza senso ma grammaticamente impeccabile ha problemi solo al livello I, mentre l'inglese di un principiante, pur causando problemi al livello II, può far comunque arrivare l'informazione che si voleva trasmettere. Bisogna inoltre considerare che possono esistere più algoritmi per ottenere la medesima soluzione (per esempio per fare una moltiplicazione si può fare mentalmente con le tabelline, oppure sommare lo stesso numero a sé stesso n volte, dove n è il secondo numero, o ancora usare una calcolatrice, che fa uso di un algoritmo ancora differente: il risultato sarà sempre lo stesso). Non c'è quindi una corrispondenza biunivoca tra algoritmi e soluzioni: una sola soluzione, tanti algoritmi.
 
Allo stesso modo, in psicologia cognitiva si considera ogni livello indipendente da quelli più bassi. Così come le conoscenze non dipendono dai simboli, le conoscenze ede i simboli insieme non dipendono dal livello materiale, per cui è possibile utilizzare gli stessi livelli I e II su un differente livello III (un automa, per esempio). Questa è la giustificazione del fatto che la [[teoria dell'identità]] è erronea e che si può (e anzi si deve) fare scienza separando i due ambiti.
 
==Funzioni e modelli==