Geta: differenze tra le versioni

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Forse per questo, le relazioni tra i due furono difficili sin dall'infanzia. I conflitti erano costanti e spesso richiedevano la mediazione della madre. Per placare il figlio più giovane,{{Citazione necessaria}} Settimio Severo diede a Geta il titolo di "Cesare" nel [[198]].
 
Durante la campagna contro i [[Britanni]] dell'inizio [[III secolo]], la propaganda imperiale pubblicizzava una famiglia felice che divideva le responsabilità del potere. Caracalla fuera il vicecomandante dell'[[esercito romano|esercito]], Giulia Domna il consigliere di fiducia e Geta aveva compiti [[amministrazione|amministrativi]] e [[burocrazia|burocratici]]. Ma l'antipatia e la rivalità tra i due fratelli era ben lontana dall'essere risolta.
 
Quando Settimio Severo morì il 4 febbraio [[211]] a [[Eburacum]], Caracalla e Geta furono proclamati insieme imperatori e ritornarono a [[Roma (città antica)|Roma]]. Il loro governo congiunto si rivelò un fallimento. Fonti successive ipotizzano che i fratelli volessero dividere l'impero in due metà. Verso la fine del 211 la situazione era divenuta insostenibile. Il 26 dicembre del [[211]] Geta venne fatto uccidere tramite un gruppo di centurioni da suo fratello Caracalla tra le braccia della madre Giulia Domna.<ref>{{cita|Cassio Dione|LXXVII, 2}}; {{cita|Historia Augusta|''Vita di Antonino Caracalla'', II, 4}}.</ref> Fu sepolto in una tomba creata per lui sul [[Settizonio]] costruito dal padre; in seguito la zia [[Giulia Mesa]], sorella di [[Giulia Domna]], lo fece inumare nel [[Mausoleo di Adriano]],<ref>Eric R. Varner, ''Mutilation and Transformation: Damnatio Memoriae and Roman Imperial Portraiture'', BRILL, 2004, ISBN 90-04-13577-4, p. p. 168.</ref> anche se un edificio sulla [[via Appia]], detto appunto [[Tombatomba di Geta]], viene identificato col suo mausoleo.
 
=== ''Damnatio memoriae'' ===
[[File:Septimusseverustondo.jpg|miniatura|[[Tondo severiano]], raffigurante Geta con i genitori e il fratello [[Caracalla]]; l'immagine di Geta fu cancellata a seguito della ''[[damnatio memoriae]]'' che lo colpì dopo la sua morte]]
Dopo il fratricidio, Caracalla infangò la sua memoria e ordinò che il suo nome fosse rimosso da tutte le [[epigrafia|iscrizioni]] (''[[damnatio memoriae]]''). A quel punto, come unico imperatore, ebbe l'opportunità di sbarazzarsi dei suoi nemici [[politica|politici]]: le [[fonte testuale|fonti]] riferiscono che in questo periodo furono uccise o [[proscrizione|proscritte]] circa 20 000 persone. Tra le vittime della repressione, si segnala il giurista [[Emilio Papiniano]], che fu decapitato, su ordine di Caracalla, per essersi rifiutato di comporre un'apologia del fratricidio.
 
[[Caracalla]] decise di eliminare per sempre le prove dell'esistenza del fratello, attuando questa procedura riservata soltanto a uomini che con le loro azioni avevano macchiato l'onore romano. Esempi di ''[[Damnatiodamnatio memoriae]]'' sono presenti sull'[[arco di Settimio Severo]] a [[Roma]] nel [[Foro romano|Foro]], dove il nome di Geta venne cancellato e sostituito dalle parole ''optimis fortissimisque principibus'', e nell'[[arco di Settimio Severo (Leptis Magna)|arco severiano di Leptis Magna]], dove la figura di Geta è abrasa dall'arco stesso. La distruzione della memoria di Geta fu tra le più capillarmente eseguite nella storia di Roma,: per questo trovarne tracce o ritratti è estremamente raro e difficile. Tra i possibili busti superstiti di Geta ne esiste uno nel [[Museo archeologico nazionale di Orvieto]], che fu ritrovato sepolto con la testa appoggiata a una bozza di pietra a mo' di cuscino e un altro, rinvenuto presso [[Sabucina]], esposto al [[Museo regionale interdisciplinare di Caltanissetta|Museo Archeologico di Caltanissetta]].
 
=== Re leggendario della Britannia ===