Danilo Abbruciati: differenze tra le versioni
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Tornato di nuovo libero nei primi mesi del [[1979]], Abbruciati trova una situazione del tutto nuova tra le strade della capitale, una nuova banda di criminali, infatti, sta mano a mano prendendo il controllo dei traffici illeciti della città: la [[Banda della Magliana]]. Grazie all'incontro con i vecchi amici del Testaccio, Abbruciati entra in contatto con i boss di quel nascente clan, [[Enrico De Pedis]] e [[Franco Giuseppucci]], con i quali riallaccia vecchi rapporti di collaborazione assieme alla sua nuova amante, [[Fabiola Moretti]] nello smercio della droga nel quartiere.<ref>{{YouTube|autore=HistoryChannelItalia|id=toStII2Uz8s|titolo=Antonio Mancini racconta - Danilo Abbruciati il Camaleonte|data=3 dicembre 2010}}</ref> In quel periodo Giuseppucci e Abbruciati, frequentando i locali del bar Fermi <ref>{{Cita video|autore = |titolo = Bar di via Fermi|url = http://video.repubblica.it/cronaca/bar-di-via-fermi/42014/41986|accesso = 4 luglio 2012 |data = 4 febbraio 2010|editore = La Repubblica}}</ref> o quelli del bar di via Avicenna (entrambi nella zona di [[Ponte Guglielmo Marconi|Ponte Marconi]]), dove spesso si ritrovano anche molti dei componenti della stessa Banda, entrano in contatto con [[Massimo Carminati]], membro dei [[Nuclei Armati Rivoluzionari]] e, ben presto, lo prendono sotto la loro ala protettiva. A loro Carminati inizia ad affidare i proventi delle rapine di autofinanziamento effettuate con i NAR, in modo da poterli riciclare in altre attività illecite quali l'usura o lo spaccio di droga. In regime di reciproco scambio di ''favori'', la Banda, di tanto in tanto commissiona ai giovani fascisti anche di eliminare alcune persone poco gradite. <br>
Il 20 marzo di quell'anno il giornalista [[Mino Pecorelli]] viene assassinato a Roma in circostanze non del tutto chiarite e [[Maurizio Abbatino]], un altro dei capi della Banda che poi si sarebbe pentito, racconterà che:
{{Citazione|Fu Franco Giuseppucci a dirmi che a uccidere Pecorelli era stato Massimo Carminati. Mi disse che la richiesta era stata fatta da [[Pippo Calò]] a
[[Vittorio Carnovale]] invece racconterà di aver saputo da [[Edoardo Toscano]] che ad aver organizzato l'omicidio sarebbero stati Enrico De Pedis e Abbruciati con esecutori materiali Carminati e [[Michelangelo La Barbera]] il quale avrebbe poi riconsegnato l'arma a De Pedis. Invece Fabiola Moretti, prima di "pentirsi di essersi pentita", dichiarerà di aver saputo dal suo compagno Abbruciati che la pistola gli veniva riconsegnata da La Barbera e che la avrebbe riportata al deposito.<ref>{{cita libro| nome=Raffaella | cognome=Fanelli | capitolo=Il delitto Pecorelli| titolo=La verità del Freddo| curatore= | anno=2018 | editore=[[Chiarelettere]] | città=Milano | ed=1 | pp=210-214| ISBN=9788832960389 }}</ref> <br>
Il processo vedrà coinvolti Giulio Andreotti, [[Gaetano Badalamenti]], [[Claudio Vitalone]], Pippo Calò, [[Michelangelo La Barbera]] e Massimo Carminati e si concluderà con l'assoluzione di tutti gli imputati ''"per non aver commesso il fatto"''.<ref>{{cita libro| nome=Raffaella | cognome=Fanelli | capitolo=Il delitto Pecorelli| titolo=La verità del Freddo| curatore= | anno=2018 | editore=[[Chiarelettere]] | città=Milano | ed=1 | p=191| ISBN=9788832960389 }}</ref>
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