Monte Malbe: differenze tra le versioni
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== Morfologia ==
Durante il Miocene-Pliocene un’intensa fase tettonica ha determinato il corrugamento delle formazioni sedimentarie caratteristiche dell’Appennino centrale e conseguentemente di Monte Malbe. Gli affioramenti di Monte Malbe sono costituiti dalla successione carbonatica, che va dalla scaglia cinerea al rosso ammonitico, tipica
Espressione della formazione calcarea del monte sono le ''trosce'' ( piccoli invasi di acqua), spesso asciutte nel periodo estivo, e le ''doline''. Dal punto di vista geologico, il “panettone” del monte ospita in affioramento una delle formazioni geologiche più antiche dell’Umbria: il [[Calcare|Calcare Cavernoso]]. Nel periodo di sedimentazione di questa formazione geologica, il [[Triassico superiore]], si era in presenza di un mare poco profondo nel quale andavano depositandosi successioni sottilmente stratificate di gessi e calcari. Successivamente il gesso, dissolvendosi in soluzione, ha determinato il “collasso” di tutta la serie calcareo-gessosa, con la conseguente fratturazione di tutti gli strati calcarei. Oggi, il Calcare Cavernoso viene utilizzato come pietra da costruzione e per l’abbellimento e la “naturalizzazione” di parchi e giardini.
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== Flora e Fauna ==
Il territorio di Monte Malbe
*[[Acer campestre|Acero]]
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== Storia ==
[[File:Cassa di urna con oreste perseguitato dalle erinni, in travertino, II secolo ac, da monte malbe (PG).jpg|miniatura|''Oreste perseguitato dalle Erinni'', cassa funeraria in travertino, II secolo a.C., Monte Malbe]]
Della storia di questo territorio esistono notizie sparse. Queste zone furono sfruttate dai comuni di Perugia e Corciano per la fornitura di legna da ardere, calce, cacciagione e sporadiche colture collinari, perlopiù graminacee, olivi e vite. Gli scarsissimi rinvenimenti riscontrati durante gli interventi di esplorazione e di scavo nella zona che da Perugia costeggia dapprima Cenerente e Colle Umberto ad Ovest per poi coinvolgere parzialmente [[Monte Acuto (Umbria)|Monte Acuto]] a Nord e [[Monte Tezio]] ad Est, parlano di un'impronta etrusca da far risalire ai secoli VII e VI a.C.<ref>A.E. Feruglio, Un carro da parata da Castel San Mariano di Corciano presso Perugia, in AA.VV., Antichità dell'Umbria a New York, Perugia 1991, pp. 131-40</ref>, caratterizzata dalla presenza di grandi latifondi di proprietà delle ricche aristocrazie agrarie locali dell'epoca, cioè di famiglie gentilizie etrusche<ref>AA.VV., Il Tezio racconta, a.c. dell'Associazione Ecologista "Colli del Tezio", Perugia 1995, pp. 49 e ss.</ref>. Nella ''Historia di Perugia'' redatta dallo storico [http://www.treccani.it/enciclopedia/pompeo-pellini_(Dizionario-Biografico)/ Pompeo Pellini] è menzionata la presenza di un tempio a Montemalbe che le leggende locali farebbero ricondurre al sepolcrale di Malot Tages, ma nessuna rovina è mai stata rinvenuta; ciò comunque risulta un interessante prova di culti di questo genere, già discussi dalla storiografia moderna come per l'ipotetico tempio di Teti sul Monte Tezio e il legame di Giano alla città di Corciano.
== Documentazione ==
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* '''1318, Ottobre 5'''
Nel canovaccio approntato per la stipula del contratto d'appalto della comunanza del legnatico e del pascolo in Monte Malbe vi erano le seguenti norme relative alla tutela del bosco: era vietato tagliare gli alberi se non ''cum securibus et falcellis''; era vietato estirpare alberi e ''ranchare cum fossaris vel ligonibus vel cappis''; negli ultimi due anni era vietato il pascolo e l'immissione nella comunanza di capre e becchi. Altre notizie riportano che la selva di Monte Malbe fu ceduta alla comunità di Corciano nel 1242 dal vescovo di Perugia Salvo, il quale riservò per sé la metà dell’usufrutto.
La produzione notarile in area rurale è simile a quella cittadina. Buona parte è costituita da contratti agrari e acquisti di animali, ma vi sono documenti di altro tipo: testamenti, contratti di matrimonio, ecc. Diverso, ma non di molto, è il caso costituito dagli atti che interessano le strutture pubbliche. Al fine di articolare meglio la presentazione dei documenti, si è operata una distinzione tra gli atti riguardanti la comunità e quelli riguardanti i privati cittadini. Gli atti più importanti che riguardano la comunità corcianese negli ultimi secoli del medioevo sono:
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4) il verbale dell’assemblea della comunità di [[Chiugiana]] del 1384 e di quella di Corciano del 1542.
Oltre a tali leggi, l'amministrazione di Monte Malbe sfruttava la divisione in vocaboli per la gestione e la facilitazione nelle pratiche burocratiche. I vocaboli sono rimasti tali dal medioevo e sono i seguenti: Casa Nuova, Sasso, Orto di Lullo, Troscia, Poggio, Cisterna, Le Compre, L'Aiola, Lo Schiacciaro, La Tanella, Carpaneto, Castaldo, Patumelle, Le Vaglie, La Murcia.<ref>{{Cita libro|titolo=Giovanni Riganelli, L'economia rurale nel Medioevo - Un'indagine sulle comunità dell'attuale territorio di Corciano, EFFE Editore 1999}}</ref>
In merito a quest'ultima località, si riporta un'interessante fatto legato alla conquista di Perugia da parte del famigerato condottiero [[Braccio da Montone]], risalente all'anno 1416: per conquistare Corciano, egli dispose le sue batterie in questa zona per attaccare dall'alto diversi punti della città, dato che il vocabolo costituiva di per sé una trincea naturale (il termine ''murcia'' indica, infatti, un accatastamento di pietre a formare una linea).<ref>{{Cita libro|titolo=Luigi Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, Perugia, Tipografia di Vincenzo Santucci, 1875-1879}}</ref>
In un luogo di Montemalbe, località Santo Manno, detta anche “Le Forche”, si giustiziavano i rei; qui il capitano di ventura [[Pier Saccone Tarlati]] fece impiccare un gran numero di perugini nel 1335 durante feroci scontri contro la città di Perugia e la [[Compagnia della Colomba]].<ref>{{Cita libro|titolo=Pompeo Pellini, Dell'historia di Perugia, Venezia 1664 (ristampa anastatica: Bologna, Arnaldo Forni Editore, 1968, ISBN 88-271-0276-0)}}</ref>
Negli Statuti Comunali di Corciano del 1560 si scrivono norme precise per lo sfruttamento della montagna di Montemalbe che regoleranno sia l’esercizio del legnatico, sia la caccia che il pascolo. L’importanza di questo territorio per l’economia di Corciano era tale che nel detto Statuto si leggeva: ''“ che niuna persona vada nelli monti et altre selve di detta Comunità a fare legne né meno a mozzare né a cavare alcuna sorte d’àrbori né dare danno niuno manuale”''. Viene inoltre regolamentata anche l’attività dei calcinai, oltre che quella relativa alla gestione dei pozzi e delle fonti. Nel 1800, dopo la caduta della Repubblica romana, venne tolta a Corciano la dignità di Comune e venne considerato territorio aggregato alla città di Perugia, la quale assorbì tutte le sue entrate. Con ''motu proprio'' di Pio VII del 19 Marzo 1801 tutti i beni di proprietà comunale, compresa la selva di Monte Malbe, vennero incamerati dal nuovo governo pontificio di Perugia. Corciano venne privato in un colpo solo della sua secolare autonomia comunale e dei suoi consistenti beni. La comunità versò in condizioni misere fino al 1808, quando la Camera Apostolica decretò la restituzione dei beni di pertinenza, compresa la selva, anche se in una sola amministrazione.<ref>{{Cita libro|titolo=Giovanni Riganelli, L'economia rurale nel Medioevo - Un'indagine sulle comunità dell'attuale territorio di Corciano, EFFE Editore1999}}</ref>
Dal 1815, e per quattro o cinque anni di seguito, troviamo che le folte macchie di Monte Malbe erano infestate da un'invasione di lupi i quali facevano, giornalmente, strage di pecore, di capre ed altre bestie che dai possidenti si mandavano a pascolare, turbando la tranquillità dei coloni e dei viandanti. Il Comune adottò questi due provvedimenti: chiese l'autorizzazione di formare una squadra di giovani volonterosi o di spargere della carne avvelenata. Il primo fu approvato ed il secondo respinto, essendo sembrato l'espediente stravagante e pericoloso. Dopo il 1820 gli atti non parlano più di lupi, ciò dimostra che furono sterminati.<ref>{{Cita libro|titolo=Cesare Crispolti, Perugia Augusta, Perugia, Tomasi e Zecchini, 1648}}</ref>
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== Romitori, conventi e luoghi di culto ==
La selva di Montemalbe, impervia e solitaria, ha sempre attirato l'interesse per molti ordini religiosi che stabilirono qui diversi luoghi di culto. Tutt'ora è possibile accedere in parte a questi luoghi diruti, come l'[[eremo di Santa Maria del Sasso]], eretto nel X secolo d.C.: apparteneva originariamente all’ordine dei [[Camaldolesi]] di [[Fonte Avellana]], poi passò agli [[Olivetani]] di Monte Morcino di Perugia. Le controversie fra questi due ordini per il possesso del monastero durarono fino al 1548, quando il cardinale Michele Ghiglieri né decretò il possesso a favore dei Camaldolesi. Nel dicembre 1569 [[Pio V]] soppresse la congregazione dei Camaldolesi di Fonte Avellana, e il priorato di San Salvatore fu ridotto a commenda. Uno studio di Francesco Piagnani che ricostruisce la storia di questo luogo, testimonia che una cappella adiacente alla struttura principale dell'eremo (oggi in stato di grave incuria, parte di una gigantesca proprietà fondiaria) riportava splendidi affreschi del [[Maestro di Paciano]], pittore Umbro vissuto tra il primo e il terzo decennio del XIV secolo. Questo artista
Un altro eremo di fondamentale importanza nell'areale è sicuramente l’[[eremo di San Salvatore]], costruito sul fianco nord del monte, a circa 520 metri s.l.m. tra l’XI e il XII secolo. Un prezioso ''Sacrame'' (calendario), conservato a Fonte Avellana, ricorda il giorno della sua consacrazione:<blockquote>
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Nel 1139 l’eremo ''Sancti Salvatoris de Monte Albo cum omnibusque suis pertinentis'' è comunque annoverato tra i beni della congregazione del monastero di Santa Croce di Fonte Avellana, nella Diocesi di Gubbio.
Oggi ancora attivo è il Convento dei Cappuccini di Monte Malbe: Il 7 maggio 1535, il consiglio dei "Magnifici Domini Priores" perugini
==Note==
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