Arduino Buri: differenze tra le versioni
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|Guerre =[[Guerra d'Etiopia]]<br/>[[Seconda guerra mondiale]]
|Campagne =
|Battaglie =[[Operazione Halberd]]<br/>[[Battaglia di mezzo giugno]]<br/>[[Battaglia
|Comandante_di =
|Decorazioni = [[#Onorificenze|vedi qui]]
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|Attività2 = aviatore
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , veterano della [[guerra d'Etiopia]] e della [[guerra di Spagna]], considerato un asso della specialità [[Aerosilurante|aerosiluranti]] della [[Regia Aeronautica]] durante la [[seconda guerra mondiale]], divenuto particolarmente noto per l'attacco contro la [[nave da battaglia]] [[Gran Bretagna|britannica]] ''[[HMS Nelson (28)|Nelson]]'', che rimase gravemente danneggiata, durante l'[[operazione Halberd]]. In seguito affondò il piroscafo inglese ''Empire Defender''. Dopo la firma dell'[[armistizio dell'8 settembre 1943]] aderi alla [[Repubblica Sociale Italiana]] entrando nelle file dell'[[Aeronautica Nazionale Repubblicana]] dove fu tra i fondatori del [[Gruppo Aerosiluranti "Buscaglia-Faggioni"|servizio aerosiluranti
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Promosso [[capitano]] nel marzo [[1937]], con il nome di copertura di "Arduino Brazza" partì per combattere nella [[guerra di Spagna]]<ref name=M8p14>{{Cita|Mattioli 2018|p. 14}}.</ref> in forza all'[[Aviazione Legionaria]] come comandante della 289ª Squadriglia Bombardieri Veloci del [[XXIX Gruppo]], equipaggiata con i [[Savoia-Marchetti S.M.79|Savoia-Marchetti S.79 Sparviero]].<ref name=M8p14/> Eseguì numerosi bombardamenti su città, vie di comunicazione, ponti, venendo decorato con una [[Medaglia d'argento al valor militare]] e due [[Croce al merito di guerra|Croci al merito di guerra]].<ref name="aw"/>
Rientrato in Patria, dopo l'entrata in guerra del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], avvenuta il 10 giugno [[1940]], si distinse subito il giorno 20 per una ricognizione fotografica eseguita con un S.79 della [[289ª Squadriglia]] sul porto di [[Biserta]], in [[Tunisia]].<ref name=M8p47>{{Cita|Mattioli 2018|p. 47}}.</ref> Successivamente chiese, ed ottenne, il passaggio alla specialità aerosiluranti. In forza al [[108° Gruppo]] del [[36° Stormo]], il 27 settembre 1941 partecipò all'[[operazione Halberd]] pilotando un bombardiere aerosilurante [[Savoia-Marchetti S.M.84]],<ref group=N>Il suo equipaggio era formato dal maggiore Buri, il [[maresciallo]] pilota Giovanetti, il [[sergente]] motorista Gallinotti, il [[primo aviere]] fotografo Carta e l'armiere Merlini.</ref> e colpendo con un [[siluro]] la prora la [[nave da battaglia]] ''[[HMS Nelson (28)|Nelson]]'' che rimase danneggiata, tanto da dover rientrare in [[Gran Bretagna]] per le riparazioni che richiesero sei mesi.<ref name=C7p6/> Il coraggioso attacco rimase impresso nella memoria del vicecomandante dell'unità, [[commodoro]] Patrick M. Archdale, che nel dopoguerra volle incontrarlo per stringergli la mano e congratularsi con lui.<ref name=C7p7>{{Cita|Cicogna 2017|p. 7}}.</ref> Con il suo S.M.84 il 15 novembre dello stesso anno affondò presso l'[[isola]] de [[La Galite]] il [[piroscafo]] britannico ''Empire Defender'', che navigava isolato da [[Malta]] a [[Gibilterra]].<ref name=C7p6/>
Promosso [[tenente colonnello]] per merito di guerra, dopo la firma dell'[[armistizio dell'8 settembre 1943]] aderì alla [[Repubblica Sociale Italiana]],<ref name=M4p80>{{Cita|Mattioli, Caruana, Postlethwaite 2014|p. 80}}.</ref> entrando nelle file dell'[[Aeronautica Nazionale Repubblicana]]. Qui operò insieme a [[Remo Cadringher]] nella ricostruzione della [[Gruppo Aerosiluranti "Buscaglia-Faggioni"|specialità aerosiluranti]], venendo posto al comando dell'Ispettorato aerosiluranti presso lo [[Stato maggiore]] dell'ANR.<ref name=M4p80/>
Al termine della guerra venne sottoposto a procedimento di epurazione, degradato da tenente colonnello ad [[aviere]] semplice senza i benefici della pensione, e allontanato dal servizio.<ref name="aw"/> Decise quindi di emigrare, come molti altri,<ref group=N>Tra di essi [[Angelo Tonti]], [[Ugo Drago]], [[Adriano Mantelli]], [[Mario Bonzano]], Robetto e Ferrari.</ref> in [[Argentina]], dove appena superata la Dogana, un ufficiale lo invitò a presentarsi all'Istituto Aerotecnico di [[Cordoba (Argentina)|Cordoba]] dove iniziò subito a lavorare come [[Meccanico|meccanico motorista]],<ref name=C7p7/> divenendo successivamente capo reparto, e poi fu trasferito alla Direzione Generale di [[Buenos Aires]].<ref name="aw"/> Nel [[1954]] ritornò in Italia a bordo del [[transatlantico]] ''[[Giulio Cesare (transatlantico 1949)|Giulio Cesare]]'', ma appena sbarcato a [[Genova]] fu oggetto di minacce<ref group=N>Gli scrissero sul bagagli frasi come: ''Buri non ci siamo dimenticati di te'', ''Prima o poi la pagherai'', e ''C’è una pallottola che ti aspetta''.</ref> da parte dei [[Camallo|camalli]] del [[porto]].<ref name="aw"/> Trovò la sua [[casa]] saccheggiata dapprima dai [[Partigiani italiani|partigiani]] e poi dai [[Germania|tedeschi]], rimase senza soldi, e soffrì la [[fame]] tanto da dovere chiedere ai [[Frate|frati]] dell'Opera Francescana di [[Milano]] un pasto caldo per lui e la sua famiglia.<ref name="aw"/> Cercò, ostinatamente, di rientrare in servizio o, almeno, che gli fosse riconosciuto il suo grado con diritto alla [[pensione]], come era avvenuto per tanti altri militari aderenti alla RSI.<ref name="aw"/>
Ottenuto il reintegro nel grado di [[colonnello]], e il riconoscimento delle decorazioni ottenute prima dell'8 settembre 1943, nel [[1967]] chiese udienza all'allora [[Ministri della
Quando vide quel documento raccolse la sue carte e disse ''Onorevole mi chiamavo Buri quando sono entrato nel suo ufficio, mi chiamo ancora Buri e non rinnego il mio passato!'', si alzò in piedi, salutò sbattendo i tacchi, e quindi uscì dalla porta.<ref name="aw"/> Lavorò come istruttore di volo presso l'Aeroclub di Bologna fino a sessanta anni, organizzando raduni aerei e svolgendo attività di divulgazione della storia degli aerosiluranti italiani.<ref name="aw"/> Si spense nel [[1981]].<ref name="aw"/>
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