En blanc et noir: differenze tra le versioni

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La suite si apre con un brano dedicato al direttore d'orchestra Koussevitzky che Debussy aveva conosciuto a [[Mosca (Russia)|Mosca]] durante una serie di concerti alla fine del 1913. Il pezzo ha come indicazione ''Avec emportement'' ed è strutturato quasi come una [[forma-sonata]] con esposizione, contrasto, modulazione e risoluzione finale<ref name=Walsh/>; la partitura è vivace, di grande movimento ritmico, totalmente in tempo ternario che la caratterizza come fosse un [[valzer]] veloce ed esuberante.<br />
Il secondo movimento, ''Lent. Sombre'', è dedicato al tenente Jacques Charlot, nipote dell'editore Durand, caduto in battaglia qualche mese prima, nel marzo 1915. Se nel primo movimento della suite la citazione (Qui reste à sa place et ne dance pas), poteva far pensare all'amarezza del musicista per non poter partecipare alla difesa della patria, qui la frase posta a capo del brano, tratta dalla ''Ballata contro i nemici della Francia'' di Villon, è strettamente legata al contenuto musicale. La partitura è scura e inizia con accordi che portano a un clima tragico; vi si sentono chiaramente richiami bellici e indicativa è la citazione di un [[corale luterano]], ''Ein feste Burg ist unser Herr'', a ricordare il nemico, contrapposto a citazioni di frammenti de [[La Marsigliese]]<ref name=Walsh/>. A tal proprosito Debussy scrisse a Durand: "Vedrete che cosa può capitare a un Inno di Lutero per essersi imprudentemente avventurato in un capriccio francese...un modesto carillon suona una sorta di pre-marsigliese"<ref>{{cita libro |Claude Debussy a Jacques Durand, primo novembre 1915, in ''Correspondence de Claude Debussy (1872-1918)'' a cura di François Lesure, Gallimard, Paris, 2005}}</ref>.<br />
Il terzo movimento è dedicato all'amico Stravinskij; qui non vi è nessun riferimento alla citazione di Charles d'Orléans e il brano si può considerare un vero e proprio pezzo di musica pura; la scrittura è virtuosistica e brillante, come indica lo ''Scherzando'' iniziale, in 2/4, preannunciando la maestria pianistica degli ''[[Études]]'' che Debussy scriverà di lì a poco<ref name=Walsh/>.