Gneo Marcio Coriolano: differenze tra le versioni

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=== La guerra contro Roma ===
Gneo Marcio scelse di recarsi in esilio nella città di Anzio<ref>[[Plutarco]], [[Vite parallele]], 6. Gneo Marcio Coriolano e Alcibiade, XXII, 1</ref>, ospite di [[AttioAzio Tullio]]<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], VIII, 1.</ref>, eminente personalità tra i Volsci. I due, animati da forti sentimenti di rivincita nei confronti di Roma, iniziarono a tramare affinché tra i Volsci, più volte battuti in scontri campali dall'esercito romano, si sviluppassero nuovamente motivi di risentimento contro i Romani, tali da far nascere in questi il desiderio di entrare in guerra contro il potente vicino.<ref>[[Tito Livio]], [[Ab Urbe condita libri]], [https://la.wikisource.org/wiki/Ab_Urbe_Condita/liber_II lib. II, par. 36, 37, 38]</ref>
{{Citazione|''... Marcio e
{{Citazione|''...Azio Marcio e TulloTullio discutevano di nascosto in Anzio con i più potenti e li spingevano a scatenare la guerra mentre i Romani si combattevano tra loro. Ma mentre i Volsci erano trattenuti dal pudore perché le due parti avevano concordato una tregua e un armistizio di due anni, e furono i Romani a fornire loro stessi il pretesto, annunziando durante certi spettacoli e giochi, sulla base di qualche sospetto o falsa accusa, che i Volsci dovevano lasciare la città prima del tramonto. ...''|[[Plutarco]], [[Vite parallele]], 6. Gneo Marcio Coriolano e Alcibiade, XXVI, 1}}
 
Alla fine i Volsci decisero per una nuova guerra contro Roma<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], VIII, 9.</ref>, ed affidarono a Coriolano e ad Attio Tullio il comando dell'esercito<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], VIII, 11.</ref>. Quindi i due comandanti si risolsero a dividersi le forze, rivolgendosi AttioAzio ai territori dei Latini, per impedire che portassero soccorso a Roma, e Coriolano a saccheggiare la campagna romana, evitando però di attaccare le proprietà dei Patrizi, così da fomentare la discordia tra Plebei e Patrizi. L'espediente ebbe successo, tanto da permettere ai due eserciti Volsci, di tornare nel proprio territorio, carichi di bottino e senza aver subito alcun attacco dai Romani<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], VIII, 12.</ref>.
 
Successivamente, mentre AttioAzio proteggeva con il proprio esercito la città<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], VIII, 13.</ref>, Coriolano volse il proprio esercito contro la colonia romana di Circei che fu presa, mentre Roma non reagiva per il montare della discordia tra i due ordini<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], VIII, 14.</ref>.
 
Alla fine a Roma si decise di arruolare un esercito, e si permise agli alleati Latini di prepararne uno per proprio conto, in quanto Roma non era in grado di difenderli dalle incursioni dei Volsci<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], VIII, 15.</ref>. Ai Volsci, che si preparavano alla guerra, si aggiunse poi la rivolta degli [[Equi]]<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], VIII, 16.</ref>. Coriolano, al comando del proprio esercito quindi prese [[Tolerium]]<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], VIII, 17.</ref>, [[Bola]]<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], VIII, 18.</ref>, [[Labicum]], [[Corbione]], [[Bovillae]] e pose l'assedio a [[Lavinio (città antica)|Lavinium]],<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], VIII, 19-20.</ref> senza che i Romani portassero aiuto a queste città.
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[[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]], nel [[Laelius de amicitia|De amicitia]], nel paragonare Coriolano a Temistocle ne accomuna la sorte: si sarebbero entrambi tolti la vita una volta allontanati dalla patria.<ref>[[Cicerone]], [[Laelius de amicitia]], XII, 42.</ref>
 
 
== Critica storica ==