Leone Fortis: differenze tra le versioni
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== Biografia ==
Il padre, Davide Forti, medico di [[religione ebraica]], era nato a Reggio Emilia. La madre, Elena Wollemborg, era di origine austriaca. Rimasta vedova, si era trasferita a [[Padova]]. La casa era frequentata da letterati di nuova generazione: [[Francesco Dall'Ongaro|Francesco Dell'Ongaro]], [[Aleardo Aleardi]], [[Arnaldo Fusinato]] e [[Giovanni Prati]]. Leone studiò medicina come il padre.
Cambiato il suo cognome in "Fortis", nel [[1846]] pubblicò una [[novella]] in versi sciolti, ''Luigia'', dedicata a Luigia Coletti, la sua futura sposa. Nel 1847, con Alfredo Romano, scrisse il dramma in versi ''La duchessa di Praslin'' - ispirato a un fatto di cronaca parigino - con allusioni patriottiche. Arrestato durante una manifestazione studentesca, fu condotto a Trieste. Nel marzo 1848, alla notizia delle [[Cinque giornate di Milano]] Leone Fortis tornò a Padova e si arruolò come volontario, combattendo a Monte Osio ([[Verona]]). Poi andò a [[Milano]], dove diresse "Il Vero Operaio", giornale moderato che contrastava il quotidiano radicale "L'Operaio"; quindi si spostò a [[Firenze]], dove fu redattore de "L'Alba", quotidiano democratico, presto soppresso da [[Francesco Domenico Guerrazzi]]. L'ultima tappa fu [[Roma]] dove, come addetto allo Stato maggiore del generale P. Roselli, Fortis vide la caduta della [[Repubblica romana]] ([[1849]]).
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