Trivigno: differenze tra le versioni

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== Origine del nome ==
Trivigno deriva da "trivinea", nome con il quale il feudo è menzionato per la prima volta nel Registro dei Baroni del XII secolo. E' un nome composto da, il "tri" che potrebbe derivare da "trilla", "trela", o "trila" ossia cancelli ingraticciati da cui il francese "treille". Il "trillata vinea" dal latino basso era una vigna a pergolato; da tale nome derivò "Trivinea" cioè pergolato o ordini di viti che stendono i tralicci su pertiche orizzontali o legati su arbusti di pioppi capitozzati<ref>R. Brindisi Setari, ''Trivigno: dal Medioevo all'età contemporanea'', Lavello, Finiguerra, 2001, pp. ...-....</ref>..
 
== Storia ==
=== Medioevo ===
Le prime notizie sul feudo di "Trivinea"risalgono al periodo normanno, tra il 1000 e il 1500. I Normanni sono presenti in [[Basilicata]] già nella Contea di [[Melfi]] fin dal 1043 con [[Guglielmo d'Altavilla]] e i suoi figli Ruggiero e Roberto, che alla sua morte si espansero fino alla [[Sicilia]] e poi verso nord. Nel 1101 a Ruggiero I succede Ruggiero II che riunì vari territori e a [[Palermo]] si fece incoronare Re di [[Puglia]] e [[Sicilia]]. In ofni regione sotto il suo dominio si faceva rappresentare dai Giustizieri e dai Camerari che amministravano il potere e la giustizia di tale regione. Per rendere l'amministrazione statale più efficiente nel 1150 vennero istituiti i "Defetari"(registri amministrativi) in cui furono annotati e descritti i singoli i singoli feudi e i "servitia" gravati su essi. Sulla base di questi dati fu possibile suddividere il regno in "Comestabulie"(circoscrizioni territoriali) che a sua volta comprendeva una o più contee. Si susseguì il Re, Guglielmo il Buono che dispose la revisione delle rendite di ogni feudo e l'aumento del "servitium militum" a lui dovuto da parte dei feudatari. Da altre notizie si sono in parte trovati dei nomi di feudi esistenti in Basilicata nel sec.XII, la loro consistenza economica e il Barone che era il possessore. Ed è uscito fuori che nella Contea di [[Tricarico]], inclusa nel Principato di [[Taranto]], con a capo Ruggiero Sanseverino, tra i feudi dipendenti dalla "Curia Regis" risultò anche "Trivinea" infeudato e concesso alla moglie di Guglielmo Monaco con la prestazione di un milite armato e dotato di cavallo<ref>R. Brindisi Setari, ''Trivigno: dal Medioevo all'età contemporanea'', Lavello, Finiguerra, 2001, pp. ...-....</ref>..
 
=== Brigantaggio postunitario ===
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=== Stemma ===
Al tempo della dominazione aragonese nel riordino delle provincie furono inventati gli stemmi per distinguersi. L'arma di Trivigno riproduceva in campo azzurro " tre monti: sul medio un abete, sugli altri due arboscelli". Tale stemma è presente nel fastigio posto alla sommità della cassa di risonanza dell'organo della Chiesa Madre, risalente al 1753 ed è riportato nell'Album offerto dalla Provincia di Basilicata al Re e alla Regina d'Italia in occasione della loro visita a Potenza nel 1882, sul monumento ai Caduti della I Guerra Mondiale sito nella IV Novembre ed in un timbro custodito nell'archivio comunale. Mentre l'attuale stemma, così come è riprodotto anche sul gonfalone, ha disegnato un campo azzurro con " tre vigne o riti di verde, piantate su tre cime di un monte dello stesso, e fruttate d'oro". Tale Arma, definita agalmonica, è stata elaborata da Giuseppe Gattini all'inizio del XX sec. con l'intento di richiamare l'origine del nome del paese<ref>R. Brindisi Setari, ''Trivigno: dal Medioevo all'età contemporanea'', Lavello, Finiguerra, 2001, pp. ...-....</ref>..
 
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
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=== Lingua e dialetto ===
Nel periodo della dominazione normanna si ebbe una mescolanza tra il francese e il parlato presente allora e cambiarono addirittura nomi e cognomi di molte persone. Ci furono monte variazioni a partire dalla formazione dei cognomi con la trasformazione del "di" in "de" es(di Marco in de Marco),con il diminutivo del nome del padre es( di Ciccio in Ciccariello ecc.), oppure individuando i membri di una famiglia con il plurale del nome paterno es(da Guarino, Guarini; da Volino, Volini ecc.) I cognomi potevano anche essere matronimici: derivate da un antico soprannome della madre (la Pelosa in Peloso, Pelusi), o da un suffisso accrescitivo o diminutivo del nome materno es( da Maria, Mariotta e Marotta ecc). Molto usati i cognomi derivati da nomi di persona es(da Biase a Blasi ecc.), dal mestiere di un antenato es(Pellettieri ecc.), da qualità o difetti fisici(Ciano, dagli occhi blu ecc.), dal vestiario(Coppola ecc), da animali selvatici (Lence ecc.), da uccelli(Jerinò ecc.), da pesci(Raja ecc), da fiori(Gilio), da legumi(Cecere ecc.), dal ceto sociale (Villano ecc), dai mesi dell'anno (Maggio ecc.), dalle monete(Taccone ecc.) e dai colori(Russo, da rosso dei capelli ecc). Molti cognomi sono derivati da città o dai nomi di rispettivi luoghi es(Brindisi,Vignola ecc.), altri di origini straniere es(albanese,Musacchio; catalana o spagnola, Moles ecc.), o derivano da nazioni es(Grieco ecc.) o da tradizioni religiose e cristiane es(Prejte ecc.). E infine altri cognomi derivanti dall'immigrazione piemontese come(Doto, Zito ecc.)<ref>R. Brindisi Setari, ''Trivigno: dal Medioevo all'età contemporanea'', Lavello, Finiguerra, 2001, pp. ...-....</ref>.
 
=== Tradizioni e folclore ===
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* 29 giugno. Festa in onore di [[Pietro apostolo|San Pietro apostolo e martire]], [[patrono]] di Trivigno.
I costumi della popolazione trivignese si ispiravano molto ai colori e alle caratteristiche dell'oriente sopratutto dalla [[Grecia]] e dall'[[Albania]].
a) Il costume delle donne era molto ricco e decorato, costituito dalla gonna arricciata in vita e lunga fino al polpaccio di colore : viola, verde, rosso, grigio scuro. Le gonne invernali erano realizzati con tessuti come "scottino"(pannolana tessuto in casa), "filandina" (flanella) o di pesante damasco rosso (gippone). Mentre le gonne estive erano realizzate di "setiglia" (tessuto leggero colorato o a fiori). La gonna era un indumento che lo si portava al di sopra della sottana ed essa poteva essere dello stesso tessuto con due pettorali di "setiglia" rossa. Poi indossavano una camicia bianca di tela casereccia o fine, con scollatura talvolta orlata con "pizzi"(merletti) o "pinta"(ricamata). Al di sopra della camicia o solo esso, si portava un corpetto dello stesso tessuto della gonna o di seta, che copriva gran parte della spalla, mentre sul davanti era molto scollato e da esso uscivano i "pettorali" di seta "scarlattina". Le eventuali mezze maniche erano tenute ferme da fettucce o da nastri in modo da lasciare uscire lo sbuffo delle maniche. Completavano il costume il "vandesino"(grembiule), che poteva essere di lana, "scottino", soia, lino e di "taffittano"(taffettà), tutti colorati. Portavano in testa la legatura, cioè il fazzoletto di mussola, "orletta" o "orlettone", a volte guarnita di "pizzilli"; d'inverno si usava un panno di lana scarlettato. gli indumenti venivano anche distinti da un ceto sociale all'altro perchè le sottane, il panno per la testa e a volte le mezze maniche venivano guarnite, con una fascia di seta per il ceto dei "mastri", con un gallone d'argento e per le donne dei "massari, notai, medici" o con un gallone d'oro per coloro che si ritenevano di nobiltà locale (luogotenenti e mastrodatti). Ovviamente non mancavano gli accessori come orecchini pendenti (sciaccaglie) o a cerchi (ghietti), anelli, spille e catene d'oro, mentre il collo era ornato da una girogola detta (cannacchino), che poteva essere di granati, coralli o d'oro.<ref>R. Brindisi Setari, ''Trivigno: dal Medioevo all'età contemporanea'', Lavello, Finiguerra, 2001, pp. ...-....</ref>.
 
== Economia ==
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