Ferruzzi: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Recupero di 1 fonte/i e segnalazione di 0 link interrotto/i.) #IABot (v2.0.1
Pil56-bot (discussione | contributi)
m sistemazione template aziende e fix vari agli standard
Riga 48:
Dopo avere preso il controllo della [[Montedison]] con una spesa di circa {{formatnum:2000}} miliardi di [[lira italiana|lire]] dell'epoca, il gruppo Ferruzzi-Montedison diventò il secondo gruppo industriale privato italiano con ricavi per circa {{formatnum:20000}} miliardi di lire, con {{formatnum:52000}} dipendenti e più di 200 stabilimenti in tutto il mondo, oltre che il maggior produttore europeo di [[Saccarosio|zucchero]] e in posizioni di vertice per quello che riguarda olii di semi, farine proteiche e [[amido]]; in parallelo alla taglia, cresceva però anche l'indebitamento del gruppo, che riguardava sia la [[holding]] ''Ferfin'' che le controllate.
 
Attraverso Montedison, la Ferruzzi si ritrovò coinvolta nell'affare [[Enimont]] (la fusione dei due colossi chimici del Paese, Montedison ed [[EniChem]]), che si trascinò per due anni tra il 1989 e il 1990, e che si concluse con la quasi totale uscita della Montedison dal settore chimico. Nel giugno 1991, in modo abbastanza inaspettato, Gardini fu estromesso da tutte le cariche che ricopriva nelle società del gruppo, sostituito in Ferfin da Arturo Ferruzzi e in Montedison da Carlo Sama, genero di Serafino Ferruzzi (aveva sposato la figlia Alessandra)<ref name=Huff>{{Cita news |url=https://www.huffingtonpost.it/2013/07/22/raul-gardini-un-film-ricorda-vita-imprenditore_n_3634061.html |titolo=Dalla scalata al suicidio: il film-verità su Raul Gardini |pubblicazione=L’Huffington Post |data=2013-07-22 luglio 2013 |accesso=2018-09-14 settembre 2018}}</ref>. Nel 1993 la crisi finanziaria del gruppo si andò intrecciando con la fase più acuta di [[Mani pulite|Tangentopoli]], con le indagini sul caso Enimont che portarono al coinvolgimento e all'incarcerazione di numerosi dirigenti del gruppo, tra cui [[Sergio Cusani]], Giuseppe Garofano e Carlo Sama<ref>{{Cita news |nome=Ferruccio |cognome=Pinotti |url=https://www.corriere.it/cronache/cards/grandi-intuizioni-raul-gardini-l-uomo-che-invento-chimica-verde/avventura-imprenditoriale-unica-col-vento-poppa_principale.shtml |titolo=Le grandi intuizioni di Raul Gardini, l’uomo che inventò la «chimica verde» |pubblicazione=Corriere della Sera |accesso=2018-09-14 settembre 2018}}</ref>; lo stesso Gardini si suicidò nel luglio del 1993 quando era imminente il suo arresto.
 
Negli stessi giorni la Ferfin dichiarò la propria incapacità di fare fronte al pagamento degli interessi sul debito e la famiglia Ferruzzi conferì a un comitato di banche creditrici (coordinato da [[Mediobanca]]) un «mandato esclusivo ed irrevocabile» per la predisposizione di un piano di ristrutturazione, rinunciando nel contempo a tutte le cariche societarie, a qualsiasi decisione strategica riguardante il gruppo e infine alle proprie azioni, conferite in pegno ai creditori. Con l'accordo del 17 giugno 1995 le banche (ben 311) rinunciarono a 1126 miliardi di lire di crediti e comprarono a 1950 lire l'una, al doppio cioè delle quotazioni di Borsa, le azioni Ferruzzi rimaste in mano alla famiglia che così poté riprendersi le tenute in Argentina, proprietà come la villa a Roma sull'Appia Antica, qualche decina di miliardi di liquidità.<ref>Anna Di Martino, ''Il Mondo'', 28 giugno 2002. Cfr Massimo Mucchetti, ''Licenziare i padroni?'', Milano, Feltrinelli, 2003, p. 72.</ref> Anni dopo, Carlo Sama definì l'accaduto «un esproprio» e affermò in un'intervista:
Riga 83:
* {{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/gruppo-ferruzzi_%28Enciclopedia-Italiana%29/|titolo=Gruppo Ferruzzi}}
 
{{Portale|aziende|economia}}
 
[[Categoria:Aziende alimentari italiane del passato]]