Matteo Bandello: differenze tra le versioni
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Nel convento di Milano Matteo pronunciò i voti nel [[1500]]. Per completare gli studi, fu trasferito a [[Pavia]], dove fu allievo di [[Tommaso De Vio]] e di [[Giasone del Maino]], poi a [[Ferrara]] e quindi a [[Genova]], dove concluse gli studi nel convento di [[Chiesa di Santa Maria di Castello (Genova)|Santa Maria del Castello]] e fu condiscepolo e amico di [[Giovanni Battista Cattaneo]], del quale commemorò la morte prematura nel [[1504]] con il suo primo scritto, la ''Religiosissimi Beati Fratis Joannis Baptistae Cattanei Genuensis, Ordinis Praedicatoris novitii Vita''.<ref>Pubblicato solo nel 1935 in ''Tutte le opere di Matteo Bandello'', il manoscritto è conservato nella Biblioteca Nazionale di Napoli.</ref>
Dal [[1505]] lo zio Vincenzo lo prese con sé come guardasigilli in un lungo viaggio di ispezione ai conventi domenicani d'Italia, forse per fargli acquisire quell'esperienza degli uomini e delle cose necessarie a seguire una prestigiosa carriera diplomatica e giuridica. A [[Firenze]] si sarebbe innamorato platonicamente della giovane [[Violante Borromeo]], che Bandello celebrerà un giorno con il nome di Viola, dopo la morte della ragazza avvenuta già nel [[1506]], in due strofe dei ''Canti XI''.<ref>M. Bandello, ''Canti XI'', VI, 64-65.</ref> Come a Firenze, anche a [[Roma]] il giovane frate diede prova del suo spirito mondano frequentando le famose cortigiane [[Isabella de Luna]] e [[Imperia de Luna|Imperia]],<ref>Protagoniste delle novelle II, LI e III, XLII.</ref> e il ricchissimo banchiere [[Agostino Chigi]].<ref>Cui è dedicata la novella I, XLIX.</ref> Furono poi a [[Napoli]], e qui Matteo conobbe le opere del [[Giovanni Pontano|Pontano]], e dal ''De prudentia'' e dal ''De fortuna'' dell'umanista egli trasse l'idea del primato della [[ragione]] nella guida delle azioni umane, insieme però al ruolo imponderabile esercitato dal [[caso (filosofia)|caso]].
In [[Calabria]], nel convento di [[Altomonte]], il 27 agosto [[1506]] morì improvvisamente [[Vincenzo Bandello]] e il nipote ne accompagnò la salma per la sepoltura in [[Chiesa di San Domenico Maggiore (Napoli)|San Domenico Maggiore]] a Napoli. Matteo, depresso anche per la notizia della morte di Violante, si ammalò gravemente - di «mal d'amore», disse<ref>M. Bandello, ''Canti XI'', VI, 60.</ref> - e si ebbe l'affettuosa e protettiva vicinanza di [[Beatrice d'Aragona]], la vedova dell'ex-[[re d'Ungheria]] [[Mattia Corvino]], alla quale dedicherà dei versi.<ref>M. Bandello, ''Canti XI'', XI, 127-128, e quattro sonetti.</ref> Ristabilitosi, ai primi mesi del [[1507]] Matteo Bandello fece ritorno al [[Chiesa di Santa Maria delle Grazie (Milano)|convento di Santa Maria delle Grazie]] di Milano, dove soggiornerà, salvo qualche interruzione, fino al [[1526]].
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