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== Premessa ==
La storia della [[Resistenza italiana|Resistenza]] tradizionale dà, come riferimento iniziale, i giorni immediatamente successivi all'[[Armistizio di Cassibile]] stipulato fra il [[regno d'Italia]] e gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] l'8 settembre [[1943]]<ref>non considerando la lotta armata antifascista degli [[Arditi del Popolo]] e della [[formazioni di difesa proletaria]] degli [[Anni 1920|anni venti]]</ref>. Tale datazione può considerarsi valida in linea di massima, ma non per il [[Friuli-Venezia Giulia]], dove la Resistenza armata ebbe inizio nel 1942 con una serie di azioni di guerriglia (fra cui quelle di [[Stojan Furlan]]). La spinta antifascista nelle zone operaie non si era esaurita negli [[Anni 1920|anni venti]] del [[XX secolo|Novecento]] ed era rimasta come "un fuoco sotto la cenere". Il consenso ottenuto dal fascismo negli [[Anni 1930|anni trenta]] con l'illusione dell'impero ed il relativo appoggio, o indifferenza, popolare, aveva viepiù permesso [[Campi per l'internamento civile nell'Italia fascista|l'incarcerazione ed il confino]] di gran parte degli antifascisti senza "colpo ferire", ma coloro che non erano stati presi pur essendo in numero ridotto, erano molto attivi.<br />Alcune zone operaie italiane erano ancora ''roccaforti silenti'' di frange comuniste, socialiste ed [[Anarchismo|anarchiche]] che mantenevano embrioni di organizzazioni clandestine. Fra queste ultime va citato il caso, in [[Liguria]], di [[Sestri Ponente]] in cui cellule organizzative si erano già [[Anarchici e Resistenza a Sestri Ponente#Anarchici e Resistenza a Sestri Ponente|strutturate nel 1942]] e quello di [[Monfalcone]], in [[Friuli-Venezia Giulia]], dove era iniziata a strutturarsi la resistenza politica al fascismo grazie ai cantieri navali e a una conseguente forte concentrazione di classe operaia. Grazie a questa industria, [[Monfalcone]], da piccolo villaggio, era diventato un grosso borgo operaio con più di diciannovemila abitanti attorno alla metà degli anni trenta presentando forti analogie con [[Sestri Ponente]], anch'essa contraddistinta dalla presenza di cantieri e fabbriche dell'indotto.<br />Anche [[Ronchi dei Legionari]] contava in quel periodo circa ottomila abitanti e una crescita simile avevano avuto i paesini limitrofi. Vi era stata quindi una forte proletarizzazione di strati contadini che portava ad avere un rapporto con lo sviluppo politico nazionale ben differente dal periodo precedente. Il cantiere e/o la fabbrica divenne luogo di presa di coscienza sindacale e di classe<ref>[https://web.archive.org/web/20130520045537/http://www.anpibagnoaripoli.it/doc/testi/OndinaPeteani.pdf la Resistenza prima della Resistenza]</ref>. Nel monfalconese e zone limitrofe, pertanto, già durante gli anni del cosiddetto "consenso" nei confronti del regime fascista, operai in massima parte [[comunisti]] e [[socialisti]] distribuivano manifestini contro la [[guerra d'Etiopia]] ([[1935]]) e due anni più tardi, nel [[1937]], fecero innalzare nel cielo un [[pallone aerostatico]] che portava ben visibile la scritta "Viva l'[[URSS]]. Morte ai criminali [[fascisti]]".<br />In quel periodo gli operai delle suddette zone costituirono un'organizzazione denominata ''[[Soccorso Rosso Internazionale|Soccorso Rosso]]'', che raccoglieva fondi per dar aiuto alle famiglie degli [[antifascisti]] arrestati, impiantando persino una tipografia clandestina per la stampa del giornale "[[L'Avanti]]", mentre le riunioni si tenevano direttamente nelle case delle famiglie operaie. È in questa situazione che intere famiglie passarono alla lotta [[antifascista]], prima politica, e, non appena possibile, armata. Fra queste ultime ricordiamo la famiglia Marvin<ref>composta dai fratelli Marvin Romano, Albino e Giuseppe. Giuseppe, come molti [[Antifascisti nella legione straniera francese|reduci dalla Spagna]], si arruolerà nella [[Legione Straniera]] francese, combatterà a Narvick in [[Norvegia]], dove verrà decorato al valore, raggiungendo successivamente i [[maquis]] in [[Francia]] e cadendo, fucilato dai tedeschi, a [[St. Germain du Corbeis]]; Albino, gravemente ferito in [[Spagna]], sarà curato in [[URSS]] per poi essere paracadutato in [[Slovenia]] dove diverrà capo di stato maggiore della Divisione Garibaldi Natisone; Romano si unirà alle Brigate garibaldine della zona di [[Gorizia]] e resterà con queste fino alla Liberazione.( {{collegamento interrotto|1=[http://www.dsmilano.it/segrate/antefatti/giumarvin.gif foto di Giuseppe Marvin da archivio Giorgio Visintin] |date=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }} [http://www.dsmilano.it/segrate/antefatti/framarvin.gif foto dei fratelli Marvin da archivio Giorgio Visintin, da sinistra, in piedi: Albino Marvin, Ilio Barontini e Antonio Roasio; seduti: Romano Marvin e Anello Poma] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20041025205023/http://www.dsmilano.it/segrate/antefatti/framarvin.gif |data=25 ottobre 2004 }} )</ref>, la famiglia [[Giorgio Visintin|Visintin]] e la famiglia Fontanot.
 
== La famiglia ==
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=== Armido Fontanot ===
<ref>[http://www.anpi.it/uomini/fontanot_armido.htm Armido Fontanot ANPI]</ref>
Nato a Trieste il 28 febbraio 1900 e morto a Cepletischis (Udine) il 27 o 28 giugno 1944, operaio. Fratello maggiore di Licio<ref>[http://www.anpi.it/uomini/fontanot_licio.htm Licio Fontanot da ANPI]</ref>, subito dopo l'8 settembre 1943 entrò nella Resistenza friulana. Fu uno dei primi combattenti antifascisti insieme a [[Stojan Furlan]], [[Carlo Màslo]] e [[Giovanni Pezza]]. Divenuto commissario di battaglione della [[Brigata Garibaldi Trieste]], con il nome di battaglia di "Spartaco", partecipò a numerose azioni dando prova di grande coraggio. Fra queste ricordiamo l'attacco del 24 maggio 1944, che "Spartaco" ed i partigiani da lui guidati effettuarono contro il presidio degli alpini repubblichini alloggiati nella scuola di [[Dornberk]] ([[Montespino]]) nei pressi di [[Nova Gorica]], attaccando allo stesso tempo anche i presidi del Molino alle pendici del monte [[Monte Thabor|Tabor]] e quello posizionato in prossimità del ponte di [[Sassetto]]. Furono uccisi diversi fascisti soldati dell Repubblica Sociale mentre altri riuscirono a fuggire, ed 87 chiesero la resa. La maggior parte dei repubblichini catturati espressero la volontà di arruolarsi fra le file della Resistenza. "Spartaco" dovette indagare sulla buona fede di questi ultimi e provvedere alla loro preparazione militare. Il 26 giugno, con l'approvazione del comando della brigata, li radunò per condurli nel [[Collio (territorio)|Collio]], dove le bande partigiane che operavano in zona avevano urgente bisogno di uomini da arruolare. Il sottotenente Giobatta Brandoni di Buia (Udine), con Michele Gervasoni di Udine e Pietro Castellini di Tarcento pugnalarono nel sonno "Spartaco", che si era fidato di loro, prima di arrivare al [[Collio (territorio)|Collio]] per poi raggiungere un distaccamento tedesco. La maggioranza degli altri repubblichini fuggì per paura che i traditori li vendessero ai tedeschi ma otto di essi si allontanarono autonomamente raggiungendo la banda partigiana di destinazione. Dopo la [[Caduta della Repubblica Sociale Italiana|Liberazione]] la Corte d'Assise straordinaria di [[Udine]] emise condanne di 13 anni per il sottotenente Brandoni, di 7 anni per il Gervasoni e di 9 anni per il Castellini che venne processato in contumacia: nessuno scontò la pena grazie all'[[amnistia Togliatti]].
 
=== Vinicio Fontanot ===