Regola delli cinque ordini d'architettura: differenze tra le versioni
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==Fortuna della ''Regola delli cinque ordini d'architettura''==
Il trattato sugli ordini del Vignola ebbe molto successo, tanto da essere ripubblicato in almeno 250 edizioni - di cui quella di [[Utrecht]] del 1629, in ben 4 lingue<ref>https://archive.org/details/regoladellicinqu00vign_2/page/n5</ref> - nelle quali si trovano spesso ulteriori tavole rappresentanti insigne opere di [[Michelangelo]] o di [[Antonio Labacco]]. Caratterizzato dalla limpidezza di esposizione, esso si propone la razionalizzazione del linguaggio architettonico attraverso la definizione di una regola proporzionale definitiva - una regola nella quale, dice l'autore, “m'acquetassi” - desunta da un lavoro di sintesi fatto su tutto il corpus degli studi teorici a partire dal '400 e la conoscenza accumulata sui monumenti antichi. Tale lavoro richiese una vera e propria correzione sia della [[Teoria dell'architettura|teoria]] [[De architectura|vitruviana]] che delle soluzioni adottate nei [[Monumenti di Roma antica|monumenti antichi]] ancora [[Rilievo|osservabili]]. Ormai a definire le regole dell'ordine è l'autorità dell'artista: infatti, le 32 tavole del trattato di Vignola presentano la regola come la soluzione scelta dall'autore fra diverse possibili; inoltre viene aggiunto in appendice il [[capitello]] ionico di Michelangelo, la cui bellezza, generata e legittimata dall'autorità e perizia dell'artista, assurge a regola. Il [[gesuita]] [[Andrea Pozzo]] - pur non disdegnando gli ordini architettonici del [[Palladio]] e dello [[Vincenzo Scamozzi|Scamozzi]] - basò la ''Perspectiva pictorum et architectorum'', la sua "opera magna" sulla [[prospettiva]], sul Vignola.
Di seguito una lista parziale per [[Stati dell'Europa|paese]] dei [[Progetto|progettisti]] e relativi edifici che hanno ripreso almeno parzialmente la ''Regola'':
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