Piave: differenze tra le versioni

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La continua espansione delle [[Barena|barene]], determinata dalla sedimentazione di torbide fluviali, l'apparire ed il propagarsi di canneti per il prevalere delle acque dolci su quelle salse, allarmarono i veneziani in modo tale che venne coraggiosamente affrontato dalla Repubblica il titanico problema della espulsione dei fiumi dalla laguna di Venezia. Furono necessari circa quattro secoli (dal 1300 al 1700) per condurre a termine la gigantesca impresa la quale fu compiuta con la diversione del Piave all'attuale sua foce di Cortellazzo. Ne deriva che le principali opere di sistemazione idraulica del Piave compiute dalla Repubblica Veneta furono intese a difendere la bassa pianura dalla minaccia di esondazioni ed a deviare il tronco terminale del fiume per portarlo a sfociare in località sempre più discoste dal lembo lagunare orientale.
 
Nel tronco montano ed in quello medio invece nessuna attività venne svolta dal Governo della Serenissima, il quale però intervenne sempre per stimolare iniziative e per guidare, con la proverbiale saggezza dei suoi proti ed ingegneri, l'opera delle Comunità sia per la difesa del territorio come per la utilizzazione del corso d'acqua. Il tronco più vulnerabile del Piave fu quello compreso fra Nervesa e Spresiano ed è proprio in questo tronco che furono costruite le prime difese arginali. Da citazioni frammentarie che affiorano da antichi documenti riprodotti dagli scrittori di idraulica veneta dei secoli scorsi appare che, dal 1317 al 1370, si lavorò per la costruzione dei muraglioni o «[[Murazzi (diga)|murazzi]]» di Nervesa più volte abbattuti dalle piene del Piave nel corso dei secoli.
 
Nel 1509 la Repubblica Veneta avuta la percezione che i muraglioni dì Nervesa venivano ricostruiti con struttura a sacco e cioè con paramenti di pietrame ed imbottitura di ghiaia e ciottoli, inviò sul posto il celebre [[Fra' Giocondo]] con l'incarico di dettare severe e categoriche norme per la razionale esecuzione dei lavori. I muraglioni di Nervesa furono così ricostruiti con l'ordine di struttura che tutt'oggi conservano. Ma le aggressioni del Piave continuarono e da nuove brecce il fiume disalveò ancora ponendo in pericolo la città di Treviso.