Santorso: differenze tra le versioni
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SI ipotizza che, prima dell'arrivo dei [[veneti]], la zona di Santorso sia stata popolata da popolazioni [[Euganei|euganee]]; in località Grumello sono infatti state scoperte delle tombe contenenti cadaveri con le gambe rannicchiate, inumazione tipica di questo popolo. Altri ritrovamenti archeologici di epoca pre-romana sono stati fatti a [[Bocca Lorenza]]<ref>{{cita | Mantese, 1952|pp. 5, 6}}.</ref>.
Al tempo dei romani l'abitato si chiamava ''Salzena'' ed era una tra le più ricche [[Villa romana|ville]] del Vicentino. In località Prà Laghetto sono venuti alla luce i resti di una villa romana, insieme con statuette di bronzo, tra le quali una ''Vittoria alata''; presso il Castello furono ritrovate monete repubblicane e imperiali fino alla decadenza. A quel tempo, in tutta la zona del Summano era fiorente l'arte della lana, fatto testimoniato poi dalla toponomastica medievale. La località Garziere di Santorso ricorda la cardatura<ref>{{cita
La strada romana che proveniva da [[Vicenza]], passava per Giavenale e [[Marano Vicentino|Marano]] e arrivava a Salzena, costituì il [[Cardine (storia romana)|cardine]] della [[centuriazione]] dell'Alto Vicentino. La centuriazione si estendeva ai piedi del [[monte Summano]] e un importante insediamento militare denominato "Campo Romano" esisteva nel "Fundus Saltienus" (da cui il toponimo Salzena), nell'area dell'attuale zona industriale Schio-Santorso<ref>{{cita | Mantese, 1952|pp. 11, 13}}.</ref>.
=== Medioevo ===
Verso il X secolo Santorso (''Salzena'') era sede di una ''[[Corte (storia)|curtis]]'', probabilmente di origine longobarda, che comprendeva anche Meda con il suo castello, [[Piovene Rocchette|Piovene]] e tutto il Summano; saliva al [[Tretto]] e al [[Monte Novegno|Novegno]] e scendeva fino a [[Posina]] e [[Laghi (Italia)|Laghi]], raggiungendo il confine da quella parte.
Nel 910, per far fronte alle incursioni degli [[Ungari]], l'imperatore [[Berengario del Friuli|Berengario I]] donò al vescovo di Vicenza Vitale tre ''curtes'' dell'Alto Vicentino, tra le quali quella di Salzena<ref>Come riportato nel Diploma di [[Corrado II il Salico|Corrado II]] del 1026.</ref>; il vescovo fortificò il territorio facendo costruire tutta una serie di castelli a difesa dei villaggi e delle campagne. La donazione fu confermata con il privilegio dell'anno 1000, con il quale l'imperatore [[Ottone III]] esentava i castelli vescovili, tra cui quello di Sicinum<ref>{{Cita|
Durante l'[[Alto Medioevo]] sul territorio si insediarono i [[Ordine di San Benedetto|benedettini]], che lavorarono per bonificare i terreni paludosi e renderli coltivabili, e ai quali nel 983, con il privilegio del vescovo vicentino Rodolfo, vennero riconosciuti vari possedimenti. A Santorso i benedettini avevano la chiesa di San Vito<ref>T. Pirocca, ''La chiesa di San Vito in Santorso'', in AA.VV., ''Maggio a Santorso 1974'', Seghe di Velo, 1974.</ref>
Con molte probabilità
[[File:Chiesa dei Girolimini sul monte Summano.jpg|thumb|La piccola chiesa alpina dei Frati Girolimini sul monte Summano, probabilmente di origine benedettina]]
Durante l'XI e il XII secolo forte fu la contrapposizione tra i vescovi di Vicenza e i conti Maltraversi, che da essi avevano ricevuto i feudi di [[Malo (Italia)|Malo]], [[Schio]] e Santorso sulla destra del [[Leogra]], ma che tentavano di usurparli. La contrapposizione portò all'uccisione, nel 1184, del vescovo di Vicenza [[Giovanni de Surdis Cacciafronte]] da parte di un sicario di Malo, di nome Pietro, probabilmente su mandato del conte Uguccione. Le dispute non cessarono con la sua morte e il successivo vescovo [[Pistore]] fu ucciso nel 1202 presso il castello di [[Torrebelvicino|Belvicino]] in uno scontro con il conte Uguccione che aveva occupato il feudo vescovile. Dopo questi fatti i Maltraversi furono privati dei feudi<ref>{{Cita|
Durante il [[Basso Medioevo]], Santorso rimase un [[feudo]] di famiglie signorili e seguì le sorti di Vicenza nei diversi periodi della sua soggezione a potenze regionali esterne: fu dei conti Maltraversi fino alla signoria di [[Ezzelino III da Romano]] (1236-1259), poi degli [[Scrovegni]] e dei Lemici quando Vicenza fu soggetta a Padova (1266-1311), poi ancora dei [[Nogarola (famiglia)|Nogarola]] durante il dominio [[Scaligeri|scaligero]] (1311-1387) e infine dei Cavalli nel periodo [[Visconti|visconteo]] (1387-1404).
Quanto a quest'ultimo feudo, Giorgio Cavalli, appartenente a una nobile [[Cavalli (famiglia)|famiglia veronese]] che si era distinta durante la signoria scaligera, mentre nell'ottobre 1387 era al servizio di [[Venceslao di Lussemburgo]] come consigliere imperiale, interpose i suoi buoni uffici in favore di [[Giangaleazzo Visconti]] per farlo nominare [[duca di Milano]]. Contemporaneamente a questa nomina, il 13 ottobre 1386 l'imperatore investì Giorgio Cavalli dell'antico comitato di Santorso, a suo tempo appartenuto ai Maltraversi. Giangaleazzo impose ai vicentini di rispettare questo privilegio, che comportava una riduzione della giurisdizione del Comune di Vicenza. Nello stesso tempo, cedette in feudo al Cavalli, per una somma annua di 7.800 fiorini, anche Schio, [[Torrebelvicino|Torre e Pievebelvicino]], giustificando tale generosità con il fatto che il Cavalli aveva lavorato a servizio suo e dell'impero<ref>{{Cita| Mantese, 1958|pp. 121-22}}.</ref>.
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Dopo la dedizione di Vicenza alla Serenissima, il Cavalli rinunciò al comitato e si pose al servizio della [[Serenissima]].
Santorso fu sede dal [[1474]] al 1480 della prima [[stamperia]] a caratteri mobili del Vicentino situata in Villa Facci-Ca' Zeno e fondata dal ricco commerciante e cartaio di origine tedesca Enrico da Ca' Zeno (o de Santo Ursio) con il figlio Giovanni Maria, vi lavorarono Giovanni del Reno e Leonardo Acate o Achates da Basilea provenienti da Padova
=== Epoca contemporanea ===
{{...|centri abitati d'Italia}}
=== Simboli ===
Lo stemma di Santorso è stato concesso con [[Decreto del presidente della Repubblica]] del 5 agosto 2013 e si blasona:
{{citazione|partito: nel primo, d'argento, alla croce di rosso; nel secondo, di azzurro, alla montagna di due vette, fondata in punta e uscente dai fianchi, di verde; essa montagna accompagnato in capo dallo scettro gigliato d'oro, posto in sbarra, decussato al [[Bordone del pellegrino|bordone]] fiorito di sei, dello stesso; scettro e bordone infilati nella corona con il cerchio d'oro cimato da cinque gigli visibili, dello stesso. Ornamenti esteriori da Comune.|D.P.R. 05.08.2013<ref>{{cita web|url= http://presidenza.governo.it/onorificenze_araldica/araldica/emblemi/2013/comuni/Santorso.html |titolo= Emblema del Comune di Santorso (Vicenza) |editore= Governo Italiano, Ufficio Onorificenze e Araldica |anno= 2013 |accesso= 9 novembre 2020 }}</ref>}}
L'Ufficio araldico aveva suggerito di affiancare alla croce rossa in campo argento, la figura di un [[Orso (araldica)|orso]] [[Attributi araldici di azione#Ritto|ritto]] per richiamare il nome del paese. L'amministrazione comunale propose invece che venissero raffigurati gli attributi iconografici di sant'Orso che fu re (lo scettro e la corona) e pellegrino penitente. Secondo la leggenda, il suo bordone fiorì subito dopo la sua morte alle pendici del Monte Summano, il cui rilievo appare disegnato sullo sfondo.<ref>{{cita web|url= http://www.comune.santorso.vi.it/web/santorso/area-istituzionale/area-istituzionale-interna?p_p_id=ALFRESCO_MYPORTAL_CONTENT_PROXY_WAR_myportalportlet_INSTANCE_Yl0I&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&p_p_mode=view&template=regioneveneto/myportal/myportal-news-detail&contentArea=_Santorso_area-istituzionale-interna_Body1_&uuid=9163a21a-7b3b-47b3-89ce-05c90d8dafd0&lang=it |titolo= La descrizione del nuovo stemma di Maurizio De Rossi |editore= Comune di Santorso |accesso= 9 novembre 2020 }}</ref>
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
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